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Covid, Cacopardo: «Contro il virus ho chiesto di potere utilizzare l’Ivermectina»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – «Si vede una piccola luce in fondo al tunnel». Lo ha detto il professore Bruno Cacopardo, primario di Malattie infettive al Garibaldi di Catania. Cacopardo proprio in questi giorni ha parlato dei risultati di uno studio sulla curva epidemica anche in Sicilia, condotto con i colleghi di Fisica e, in particolare, col professore Paolo Castorina. Ma, soprattutto, l’esperto ha annunciato di aver chiesto qualche giorno fa al comitato etico del Garibaldi l’autorizzazione per l’uso di un nuovo farmaco che lui stesso ha detto «potrebbe dare risultati sorprendenti». Lo abbiamo incontrato.

Allora professore, stavolta siamo sulla strada giusta?

«La curva esaminata ha una tendenza spontanea alla discesa e questo perché gli interventi messi in atto stanno contribuendo all’andamento discendente. Ma noi siamo convinti che la discesa della pandemia ci sarebbe stata comunque».

Perché?

«Un motivo chiaro non lo sappiamo, ma oltre alle concause delle misure governative è come se si fossero sommati degli elementi aggiuntivi che stanno rallentando la circolazione del virus. E non solo in Sicilia, ma in tutta Italia».

In Sicilia l’andamento però sembra molto lento. E Catania è la città col maggior numero di casi…

«Sì, è vero questo, ma il trend è marcatamente discendente nonostante la Sicilia nei fatti sia rimasta chiusa per così dire per pochissimo tempo e la gente è tutta in giro».

Lei non pensa che vista l’affluenza di gente tra 15 giorni i contagi risaliranno?

«E’ proprio questo il punto che insieme ai colleghi stiamo cercando di spiegare. Se si osserva l’andamento della curva si vede che discende grazie alle misure. Però queste misure restrittive non sono paragonabili al lockdown di marzo e aprile scorsi. E allora cosa sta determinando questa discesa? Secondo noi ci sono tre ipotesi da prendere in considerazione. La prima è che le curve epidemiche hanno un andamento diciamo naturale che è quasi sempre lo stesso, con una fase ascendente esponenziale che poi diventa lineare e poi raggiunge il picco per infine diminuire. Questo andamento è invariabile per qualunque tipo di intervento lei faccia, sia che chiuda che tenga aperto. Certo se chiude questa discesa è più marcata. La seconda ipotesi è questa: noi stiamo valutando un fenomeno attraverso l’utilizzo dei tamponi e calcoliamo gli infetti tramite questi. Ma i tamponi che sono già tanti non sono tantissimi al punto tale da intercettare tutti i positivi e coprire l’intera popolazione. E’ probabile, quindi, che la circolazione del virus sia molto più estesa di quello che emerge dai tamponi e ci sia una base dell’icerberg del quale noi vediamo solo la punta. Una base costituita da individui che si infettano che noi non riusciamo a intercettare e che hanno un decorso asintomatico. Ora se la base di positivi è molto più larga probabilmente la popolazione immune anche transitoriamente sarà molto più grande di quanto non appaia e questo fa sì che la circolazione del virus mano a mano che passa il tempo diventa più difficile e ostacolata. La terza e ultima ipotesi è una ipotesi non dimostrata, ma io ho la sensazione che il virus circoli con maggiore difficoltà e che le modifiche allo Rt di contagiosità si sia modificato anche per qualche mutazione spontanea che ha rallentato l’efficacia della trasmissione.

E sul piano delle cure sta cambiando qualcosa?

«Evidentemente a tutto ciò bisogna aggiungere un miglioramento della gestione terapeutica. Oggi riusciamo a gestire meglio le forme della pandemia e riusciamo meglio a contenere la malattia evitando che in molti casi abbia un decorso verso la terapia intensiva. A questo aggiungiamo che tra un mese circa arriverà anche il vaccino e già abbiamo notizia dell’arrivo al Garibaldi dei frigoriferi».

Sì professore, ma in fatto di farmaci ancora per un mese avremo difficoltà…

«Non del tutto e io per la prima volta sono fiducioso. Quanto ai nuovi farmaci ci sono nuove molecole molto interessanti, gli anticorpi monoclonari che sono di vari tipi e sono anti spike virale. Penso che potremmo averli già a gennaio. Sono estremamente efficaci e modificano rapidamente il corso della malattia. Certo costano un po’ tanto, all’incirca 1500, 2000 euro a dose, ma credo che valga la pena utilizzarli. Inoltre abbiamo il Baricitinib, che è un inibitore del recettore jack 2. E’ una sorta di super cortisone e da studi dell’università di Pisa sembra essere molto promettente nella fase di virulenza verso la polmonite perché rallenta la progressione e rende la polmonite estremamente più, per così dire, “gentile”. ll terzo farmaco, molto interessante per me e per il quale ho chiesto l’utilizzo al comitato etico dell’ospedale è l’Ivermectina. Viene utilizzato per malattie tipo strongiloide. Ha dimostrato una doppia azione sul virus: da un lato inibisce la replicazione dell’rna virale, dall’altro impedisce l’ingresso intracellulare del virus e lo fa con una grande efficacia».

Lei ha già dosi da utilizzare?

«Per l’Ivermectina sono pronto. Attendo solo il va libera dal comitato etico e spero che me lo diano entro qualche giorno. Se verranno confermati i dati di altre ricerche internazionali potremmo avere sorprese positive»

E il plasma?

«Sta procedendo il progetto Tsunami, ma i dati dovranno essere valutati complessivamente. Un altro modello terapeutico che adotteremo è l’ossigeno ozono terapia che sta dando buoni risultati e so che viene già utilizzato al Cannizzaro».

Purtroppo, però, i decessi restano alti

Per due ragioni. La prima è che questi decessi si riferiscono a contagi avvenuti all’incirca 20,30 giorni fa. Secondo mi sa che in Italia i decessi anche di altre patologie vengono classificati Covid solo se il paziente era positivo….

Un’ultima domanda. Come bisogna curarsi a casa?

«Non bisogna avere paura del cortisone e dell’eparina. Secondo me quando la febbre diventa particolarmente insistente e si accompagna a tosse insistente e dolore al petto e una piccola riduzione della saturazione dell’ossigeno questi farmaci vanno assunti subito. E comunque vanno utilizzati dopo la sesta giornata dall’insorgenza della malattia per combattere la tempesta citochimica».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA