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Covid, Cacopardo: «Ho avviato la profilassi con Ivermectina. Risultati fra una settimana»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – «Sabato ho cominciato la somministrazione della Ivermectina su un paziente. Poi oggi procederò con un secondo malato e infine a seguire su un terzo». Lo ha confermato ieri il professore di malattie infettive e primario del reparto del Garibaldi Nesima, Bruno Cacopardo. Il docente ha spiegato che tutti e tre i malati sottoposti a profilassi col farmaco che cura la strongiloide, hanno tutti la polmonite a un grado già severo, e possono essere passibili di un aggravamento sino alla terapia intensiva. «A questo punto – ha spiegato il professore – nell’arco di una settimana potremo vedere i primi effetti della cura sulla quale una consistente schiera di esperti nutre forti speranze». «Nel frattempo – ha aggiunto il professore – negli scorsi giorni ho preso contatto con altri gruppi di medici sia italiani che esteri che stanno trattando i malati con lo stesso modello di profilassi. Il dottore Bisoffi, dell’ospedale di Negrar, vicino a Verona – una delle zone attualmente maggiormente colpite dalla seconda ondata di Covid, ha sostenuto che sta avendo buoni risultati con la cura della Ivermectina. Ha soltanto aggiunto che deve sviluppare dati in suo possesso».

«Dal punto di vista internazionale – ha aggiunto il professore – in alcune regioni del sud america, in particolare del Perù, del Paraguay e del Messico e miratamente del Ciapas è stata fatta una distribuzione di massa della Ivermectina per agire contro la Larva migrans che è un parassito. E questa distribuzione di massa, basta vedere i dati dei risultati, sono eclatanti. Questa somministrazione a tappeto infatti è coincisa con una drammatica riduzione del numero di casi e di morti da Covid rispetto ad altre regioni della stessa nazione».

Quindi secondo lei questo rappresenta un segnale molto preciso?

«Assolutamente sì. Nei fatti le persone in queste regioni si ammalano di Covid, ma essendo trattati con la Ivermectina non hanno complicanze e guariscono senza problemi».

In merito alla lenta ma continua flessione della curva epidemia lei cosa si aspetta soprattutto a Catania città in cui i casi sono maggiori rispetto a tutti gli altri riscontrati nell’isola?

«Catania, non voglio sembrare un catastrofista, non ha rispettato le consegne. Quando c’è un evento epidemico e pandemico, se non altro per spirito di solidarietà nei confronti dei soggetti fragili che uno ha anche all’interno della propria abitazione (nonni, zii, gli stessi genitori magari malati e resi fragili da comorbilità) i cittadini per rispetto avrebbero dovuto contenere certi atteggiamenti. Invece io che alcuni giorni fa per andare al Garibaldi centro ho fatto una deviazione e sono passato dalle parti di corso Sicilia, mi sono reso conto che la gente neanche utilizza la mascherina e se la utilizza lo ha maldestramente, come un orpello inutile, messa sotto il naso o messa a coprire solo un lembo della bocca. Veramente questo atteggiamdento, unito alla confusione che c’è in giro, dettata dalla frenesia natalizia, mi sembra uno scenario quantomeno imprudente e, comunque, di scarso rispetto nei confronti sia dei professionisti medici che ogni giorno combattono contro questo terribile male e sia nei confronti dei soggetti fragili».

Ma la curva che segnali vi dà?

Dopo una iniziale fase di discendenza marcata, una volta raggiunto il picco ha rallentato clamorosamente. Ma questo rallentamento è dovuto al fatto che c’è ancora circolazione del virus, ancora ci sono contagi. E la mia preoccupazione, chiaramente, non è riferita a quello che accade ora o che accadrà. Ormai l’atteggiamento discendente della curva è spontaneo, anche senza misure andrebbe giù lentamente. l problema è quello che potrebbe succedere presto a causa degli assembramenti di carattere natalizio, perché in effetti le restrizioni inizieranno con la zona rossa del 24 dicembre e la gente sta anticipando la corsa allo shopping natalizio. Insomma questo non fa bene. Io ritengo che per un anno, un anno solo, poi arriverà il vaccino e la curva andrà verso una spontanea riduzione, si può anche pensare di trascorrere un Natale pià gramo, più sobrio o no?».

Assolutamente sì, magari spostando le feste di qualche mese…

«Bisognava passare queste feste sobriamente perché non sappiamo se questa euforia poi la pagheremo. Invece noi avremmo dovuto accelerare l’atteggiamento discendente della curva che sta procedendo troppo a rilento per questi comportamenti. Ora non voglio dire che si tratta di atteggiamenti scorretti, ma sicuramente imprudenti».

Secondo lei ne usciremo solo col vaccino o anche prima?

«Arriveranno tre episodi che cambieranno la storia della malattia. La prima è la vaccinazione che fatta estensivamente produrrà i suoi effetti nell’arco di due, tre mesi. L’altra questione positiva sono gli anticorpi monoclonari che stanno arrivano in Italia e non c’era motivo di non averli perché sono veramente una possibile panacea alla progressione della malattia, per quanto costosi. E terzo avremo un andamento spontaneo verso il basso della curva epidemia che io confido per motivi legati alla più elevata circolazione del virus più di quanto se ne riesca a intercettare che spontaneamente tenderà a discendere. Queste tre componenti ci aiuteranno e penso che tra aprile e maggio saremo fuori dalla pandemia e toneremo finalmente a riabbracciarsi».

Allora professore tra una settimana sapremo se la cura con l’Ivermectina ha dato i risultati sperati?

«Il nostro nuovo appuntamento è rimandato a una settimana…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA