Covid, il 26 aprile riaprono cinema, teatri, musei e ristoranti (ma solo all’aperto)

Di Silvia Lambertucci / 16 Aprile 2021

Cinema, teatri, concerti, musei. Dopo la falsa partenza del 27 marzo ci si riprova dal 26 aprile. E questa volta con numeri più grandi, fino a 500 persone al chiuso, mille all’aperto. Con la possibilità per le regioni di autorizzare i grandi concerti o gli eventi culturali, purché in sicurezza, potendo contare sugli stessi numeri eventualmente consentiti allo sport. E’ sera e il premier Draghi ha già parlato da un pò quando arriva la notizia che il Comitato Tecnico Scientifico ha accettato in toto le richieste avanzate due giorni fa dal ministro della Cultura Franceschini. Con il via libera al raddoppio delle capienze e pure un accenno alla possibilità, nel caso che le condizioni epidemiologiche migliorino, di superare questi nuovi paletti andando oltre al 50 per cento appena ottenuto.

SI’ A CALCETTO E MILLE PERSONE ALLO STADIO

Soddisfatto, il ministro Pd lancia un segnale ai manifestanti che domani si riuniranno in Piazza del Popolo a Roma chiamati a raccolta dal movimento dei Bauli. «Ringrazio tutti quelli che saranno in piazza, i messaggi che arrivano dal mondo dei lavoratori dello spettacolo sono molto utili», sottolinea dal palco di una kermesse sulla cultura organizzata proprio oggi dai democratici. Quindi ci si riprova, consapevoli che si tratta di un inizio, di un segnale nella speranza di tempi sempre migliori.
A caldo arriva il ringraziamento delle industrie musicali con il ceo della Fimi Enzo Mazza che parla di un «risultato importante, soprattutto perché prevede anche il superamento dei limiti standard sulla base di specifiche situazioni e protocolli». E il presidente di Assomusica Vincenzo Spera – molto critico qualche giorno fa – oggi applaude : «Siamo fiduciosi che questo primo passo vedrà un progressivo ampliamento verso forme più idonee ai luoghi in cui si terranno gli spettacoli», scrive. Anche se sottolinea la necessità di un percorso progressivo che porti presto a lavorare «in sicurezza ma anche con maggiore sostenibilità economica». Per il cinema è il presidente degli esercenti (Anec) Mario Lorini, a parlare di “un primo passo, un segnale» per il settore. Anche se certo, sottolinea anche lui, «in questi termini non si può parlare di ripartenza. Per far ripartire il mercato ci vuole altro». Tant’è, è comunque un avvio, riconosce il rappresentante delle sale cinematografiche, «se questo sarà l’inizio di un percorso, scandito da nuove date e nuove aperture, vedremo».
Tanti comunque rimangono alla finestra, in attesa che si chiarisca tutto un pò meglio. I mal di pancia, le insoddisfazioni, i malumori, sono tanti. Anche perché le richieste e i protocolli messi a punto dalle categorie in queste ultime settimane prevedevano altro e di più. A partire da criteri diversi per fissare la capienza delle sale, senza numeri uguali per tutti. «Ogni luogo è diverso» ripetono un pò tutti, dai teatri alla lirica, al cinema. «Non si può mettere sullo stesso piano l’Arena di Verona e un teatro di Catania». C’è il tasto dolente dello stop alla vendita di cibi e bevande, che rimane e costituisce un ulteriore aggravio per le imprese. E c’era la richiesta di aprire anche nelle zone arancioni, di consentire i flussi di pubblico da una regione all’altra. Senza dimenticare che tra i limiti che rimangono per tutti, c’è lo scoglio del coprifuoco, che viene confermato alle 22. Un paletto ulteriore e certo non da poco per cinema, teatri, concerti, che impone spettacoli serali programmati di fatto nel tardo pomeriggio, alle 19, 19.30. Insomma, è difficile, se non impensabile in questi termini che possano arrivare in sala i film più importanti, i grandi titoli rimasti in panchina da mesi. «Il mercato riparte con altre condizioni», ribadisce Lorini.
Franceschini intanto ha segnato il primo punto, convinto ad andare avanti trascinando con sé il settore che rappresenta. Nel prossimo decreto punterà a far inserire l’apertura dei musei (che attualmente potranno riaprire solo dal lunedì al venerdì) anche nel fine settimana. «Non sono la vostra controparte», ripete anche oggi ai lavoratori dello spettacolo in agitazione, come già aveva detto giorni fa agli occupanti del Globe Theatre. “Sono con voi, il vostro rappresentante nelle istituzioni». Il Paese ci spera, il ministro lo sa: «Abbiamo bisogno tutti di un’estate con piazze e strade pieni di spettacolo, musica, danza e prosa». 

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