Covid, impennata dei casi in Sicilia Iacobello: «Non escludo mutazione del virus»

Di Giuseppe Bonaccorsi / 11 Gennaio 2021

Catania. Una crescita dei contagi da Covid senza tregua. Una curva che ogni giorno sale e non accenna a stabilizzarsi. Gli ultimi dati che arrivano dal ministero della Salute non lasciano scampo alla Sicilia che nel bollettino del 10 gennaio contava  1733 positivi con solo 8736 tamponi processati, raggiungendo il primato italiano di percentuale di nuovi contagi con il 19,8%. Cioè ci sono in alcune aree dell’isola, soprattutto quelle delle tre città metropolitane, con 20 contagiati ogni cento tamponi. Catania è sempre la regina del Covid sull’isola con 460 nuovi malati, seguono Palermo con 449 positivi e Messina con 287 (da ieri entrata in zona rossa). Ma preoccupa anche il numero di nuovi contagi della provincia di Siracusa che ne registra 201. Cosa dobbiamo attenderci? Lo abbiamo chiesto al primario di Malattie infettive del Cannizzaro, Carmelo Iacobello. «Siamo in una situazione molto inquietante», risponde secco il primario che vede ogni giorno assottigliarsi i posti letto nel suo reparto.

I casi in Sicilia ormai aumentano senza tregua…

«E purtroppo con loro stanno crescendo gli accessi nei pronto soccorso e le rianimazioni stanno entrando in sofferenza. Questo nuovo scenario ci preoccupa molto».

Dottore, allora siamo alle solite. Quello che si temeva per la follia delle feste natalizie si sta avverando.

«Penso proprio di sì. Ma io cerco di osservare anche la realtà e mi riesce difficile ancora capire cosa sta accadendo. Ma ho l’impressione che la gente, al di là delle piccole percentuali che non hanno osservato i divieti di Natale e Capodanno, credo che abbia rispettato i divieti, indossando le mascherine e procedendo ai distanziamenti. Insomma, c’è un preponderante numero di persone che ha aderito alle indicazioni di prudenza del ministero e della Regione».

E allora dottore, come si spiega questo aumento dei contagi? Che questi possano essere dovuti a una variante del virus che è arrivata sino da noi?

«E’ possibile che una variante del Coronavirus si sia presentata in Sicilia e l’aumento della contagiosità potrebbe essere stata causata proprio da questa. C’è una sovrapposizione di un numero che prima di Natale era sotto controllo e ora, invece, sta sfuggendo di mano e sta incrementando per motivi che devono essere compresi. Mi sembra che talvolta può diventare semplicistico dire che la colpa è addebitata solo a una mancanza di rispetto delle indicazioni».

Lei allora sospetta la variante inglese?

«Non so, ma bisognerebbe avere un osservatorio virologico ed epidemiologico che ci consenta di individuare cosa sta accadendo anche se alla fine si può fare poco e l’unica arma resta la vaccinazione. E’ l’unica speranza anche se, va detto chiaramente, che perché questa raggiunga gli effetti sperati ci vorranno mesi e mesi, forse un anno intero per arrivare all’immunità di gregge».

E purtroppo ancora non avete farmaci idonei per combattere i sintomi.

«Non li abbiamo, ma temo anche che sul territorio ci sia una errata somministrazione del cortisone. L’utilizzo massivo dei cortisonici da parte dei medici di famiglia potrebbe essere stato un ulteriore meccanismo di amplificazione della malattia perché indebolisce il sistema immunitario e favorisce il diffondersi del virus. Il cortisone va utilizzato solo quando il paziente si trova in una situazione di saturazione e respira male e non nella fase della febbre e dei dolori muscolari. In questo caso bisogna utilizzare gli antinfiammatori. Bisogna cercare di essere molto critici rispetto a questo problema, perché la cura a domicilio è fondamentale per evitare che poi il paziente magari si aggravi e arrivi in ospedale. Anche questo è un argomento che bisognerà esaminare a fondo perché la somministrazione dei farmaci diventa fondamentale se si vuole evitare un aggravamento dei sintomi e un sistema sanitario che va in tilt».

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