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Covid, in Sicilia trasmissibilità in calo Ma tracciamento in tilt: 5.521 nuovi casi “orfani”

Di Redazione |

CATANIA – Una buona notizia: la trasmissibilità del contagio fra i siciliani dà segnali di progressiva diminuzione. L’indice Rt puntuale, in sette giorni, è sceso da 1.40 a 1.13, allontanandosi significativamente dalla soglia d’allerta di 1.50. È il dato più positivo del report settimanale della Cabina di regia nazionale (ministero della Salute e Istituto nazionale di Sanità) ufficializzato venerdì sera, con dati relativi al periodo 2-8 novembre. A fronte di una media nazionale, in calo, che si attesta sull’1.7, soltanto Sardegna (1), Lazio (1.04) e Liguria (1.10) esprimono un dato più rassicurante della Sicilia. Che consolida un trend costante nelle ultime settimane nel terzultimo monitoraggio l’Rt era di 1.38; ma anche la media a 14 giorni è in discesa: da 1.38 (report del 30 ottobre) a 1.40 (9 novembre), fino all’1.18 ufficializzato dall’Iss venerdì.

E non sono numeri di poco conto, visto che anche dall’indice di trasmissibilità, seppur in una griglia di 22 indicatori scientifici, dipendono le scelte del governo sulla colorazione nella mappa nazionale del Covid, con le conseguenti misure, più o meno restrittive, che scandiscono la vita quotidiana di cinque milioni di siciliani. Per ora resta l’arancione, ma i dati di venerdì (e, soprattutto, quelli decisivi della prossima settimana), potrebbero cambiare la situazione. L’Isola resta dunque nello “scenario 2”: «Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve e medio periodo». Appena due settimane fa si era in pieno “scenario 3”: «Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo». E anche la valutazione di probabilità del rischio (che tiene conto dell’indice Rt, ma non soltanto) si conferma in calo, così come già la scorsa settimana, rispetto al 30 ottobre: da “alta” a “moderata”. Sempre “bassa”, comunque, resta la valutazione dell’impatto.

La classificazione finale, però, resta “alta”. E su questo giudizio continuano a incidere gli stessi fattori. Quelli sui contagi, innanzitutto: +41,3% di variazione settimanale sui 7.061 nuovi casi segnalati dal 2 all’8 novembre. In Sicilia cresce progressivamente anche l’incidenza dei positivi ogni 100mila abitanti: oggi è di 276 (media ultimi 14 giorni) e di 142,12 (media ultimi 7 giorni), nel penultimo report i rispettivi dati erano di 231,66 e di 123,08. Ma sono due – le stesse del monitoraggio dello scorso 9 novembre – le “allerte” che l’Iss segnala sull’Isola in materia di «resilienza dei servizi sanitari preposti nel caso di una recrudescenza dell’epidemia». Il primo è il rapporto netto, perché scremato da test sugli stessi soggetti e screening di massa) fra positivi e tamponi effettuati: l’ultimo dato è di 22,7%, quasi il doppio rispetto al 12,2% della settimana scorsa. Il secondo è un parametro (sotto soglia, come sette giorni fa) che, misurando il rapporto fra i casi con «regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti» e il totale di nuovi casi, dà il primo voto in pagella alla capacità di tracciamento.

Ed è questo – più della saturazione dei posti in terapie intensive e reparti Covid, ancora sotto soglia, rispettivamente al 28% e 34% – il vero tallone d’Achille siciliano. Nell’ultima settimana considerata, infatti, ci sono 5.521 casi (più di 2/3 dei nuovi positivi) «non associati a catene già note di trasmissione». Certamente su queste statistiche pesa la campagna di tamponi rapidi a tappeto avviata dalla Regione, con cui vengono scoperti migliaia di asintomatici. Ma dal rapporto Iss emerge che la Sicilia è penultima in Italia, per impiego di risorse umane (contact-tracing, prelievi, monitoraggio casi in quarantena): 1,2 unità di personale ogni 10mila. Come noi soltanto la Calabria. Ed è una magra consolazione che Campania e Abruzzo facciano peggio.

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