Notizie Locali


SEZIONI
Catania 22°

LA PANDEMIA

Dal tamponi anche per i vaccinati alla mascherina all’aperto: le misure allo studio per frenare la quarta ondata

Le ipotesi per impedire alla variante Omicron di diffondersi in Italia come sta avvenendo in altri paesi europei dove i casi sono schizzati oltre i 50mila al giorno

Di Matteo Guidelli |

Fermare la corsa del virus e mantenere il vantaggio accumulato in questi mesi, per impedire alla variante Omicron di diffondersi in Italia come sta avvenendo in altri paesi europei dove i casi sono schizzati oltre i 50mila al giorno. Con sei Regioni e 12 milioni di italiani che passeranno il Natale in zona gialla, e il nuovo record della quarta ondata con 26mila casi in un giorno, il governo rivendica la stretta sui viaggi e non esclude ulteriori misure se la situazione dovesse peggiorare, a partire dalla possibilità di introdurre l’obbligatorietà del tampone anche per i vaccinati che vogliono andare a vedere le partite in stadi e palazzetti, entrare in discoteca o assistere ad un concerto. 

Che l’incidenza dei casi legati ad Omicron crescerà anche in Italia, gli esperti ne sono ormai convinti, anche se al momento la prevalenza della variante è ferma allo 0,19%. «Ci aspettiamo un aumento, ce lo dice il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) e ce lo dicono le esperienze che arrivano da altri paesi. – sottolinea il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro – Siamo ancora nella battaglia e anche se abbiamo una condizione di crescita più controllata è pur sempre una crescita».

Il bollettino giornaliero conferma la lettura, visto che nelle ultime 24 ore si sono registrati 26.109 casi, quanti non ce n'erano da marzo, e altri 123 morti. Il report settimanale del Gimbe certifica inoltre che da ormai due mesi la corsa del virus non accenna a rallentare tanto da portare «verso una pericolosa congestione degli ospedali": tra l'8 e il 14 dicembre i nuovi casi e le vittime sono aumentati del 18% rispetto alla precedente, i ricoveri in area medica del 17,9% e quelli nelle terapie intensive dell’11,2%. E questo senza contare il balzo nelle ultime 24 ore delle rianimazioni, con un incremento di 47 ingressi che porta il totale dei pazienti a 917.

Ma il Gimbe dice anche che, nonostante aumenti la pressione sugli ospedali, nelle ultime settimane si è ridotta la percentuale dei ricoverati sul totale degli attualmente positivi: nei reparti ordinari si è passati da una media del 3,47% al 2,41% e nelle intensive dallo 0,47% allo 0,30%. Un dato positivo dovuto sostanzialmente all’incremento delle terze dosi.

I numeri in crescita trovano comunque conferma nel passaggio in zona gialla da lunedì di Liguria, Marche, Veneto e della provincia di Trento – salvo variazioni all’ultimo dovute però ad un aumento di posti nei reparti da parte delle Regioni e non ad un miglioramento dei dati – che si andranno ad aggiungere a Friuli Venezia Giulia, Calabria e provincia di Bolzano. Altre 3 regioni, Emilia Romagna, Lazio e Valle d’Aosta, invece, si "salvano" poiché hanno ancora uno dei 3 parametri che rimane sotto la soglia critica. 

Ecco perché, è il ragionamento del governo, bisogna anticipare la diffusione di Omicron, continuando a spingere sulle vaccinazioni e valutando la possibilità di nuovi interventi restrittivi. Il primo è già scattato con l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza che introduce l'obbligo del tampone anche per i vaccinati che dai paesi dell’Ue vengono in Italia e reintroduce la quarantena di 5 giorni per i non vaccinati. «In queste ore – dice Speranza – la nostra priorità non può che essere quella di continuare ad impegnarci per mettere in sicurezza il paese e per continuare a tenere un alto livello di sorveglianza, per evitare che i numeri del contagio e le ospedalizzazioni possano crescere in maniera troppo significativa».

L’altra misura l’ha indicata invece il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts Franco Locatelli: introdurre l’obbligo del tampone per accedere ai grandi eventi anche per i vaccinati. «E' un’ipotesi da considerare se la situazione epidemiologica dovesse peggiorare». Così come non va esclusa, aggiunge, la possibilità dell’obbligo di mascherina all’aperto. Qualcuno nel governo ci aveva già provato con l’ultimo decreto, quello che ha prorogato lo stato d’emergenza, ma la misura non è passata in Cdm. Anche perché si tratterebbe di un provvedimento di facciata: molti sindaci e presidenti di Regione lo hanno già introdotto con proprie ordinanze e, soprattutto, la normativa in vigore già prevede l’obbligo all’aperto in caso di assembramenti o situazioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: