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L’esperto del comitato scientifico della Regione siciliana: «Ancora troppa folla in giro»

Di Antonio Fiasconaro |

La strategia della Sicilia al centro delle iniziative del Comitato tecnico scientifico voluto dal presidente della Regione, Nello Musumeci per affrontare l’emergenza Covid-19. Abbiamo posto delle domande al prof. Cristoforo Pomara, ordinario di Medicina Legale all’Università di Catania e direttore dell’unità operativa di Medicina Legale del Policlinico etneo, nonché uno dei 14 “saggi” del Comitato siciliano.

Prof. Pomara, la Sicilia è ancora al centro dell’emergenza Covid-19, e rispetto ad altre regioni i dati sembrano contenere la diffusione del virus. A lei chiediamo se possiamo stare tranquilli o dobbiamo aspettarci il peggio una volta raggiunto il picco?

«Non potremo stare tranquilli sino a quando non avremo delle cure certe ed un vaccino. E a Catania ancora troppe persone sono per strada. Non bisogna temere un picco, ma una incapacità di contenere gli aumenti e, come lei ben sottolinea, per ora stiamo contenendo l’epidemia».

Il Comitato tecnico-scientifico sta lavorando per la Regione ad una strategia per contenere l’epidemia. Quale?

«Le migliori evidenze internazionali e la più autorevole bibliografia di settore sono molto chiare: è fondamentale l’isolamento dei positivi in strutture sanitarie e, in alternativa, al domicilio. Mi pare che la Regione si stia orientando anche in tal senso vista l’ordinanza urgente del 23 marzo scorso, per il reperimento di strutture alberghiere per pazienti paucisintomatici, senza necessità di ricovero, appena positivizzati a tampone o dimessi dall’ospedale in condizioni stabili, ma ancora positivi, nonché ai pazienti in assenza di tampone nei quali è stata individuata la necessità clinica di un periodo di quarantena. In tal senso va anche l’accreditamento di più laboratori per la effettuazione di tamponi».

Il virus lo abbiamo in casa, nelle comunità, tra gli anziani delle Rsa. Cosa bisogna fare per sconfiggerlo e per evitare il peggio?

«Lo ripeto, isolamento dei positivi e dei paucisintomatici presso strutture sanitarie e sotto stretto monitoraggio sanitario, o in alternativa al domicilio, solo se garantiamo cure e sostegno ai pazienti isolati ed alle loro famiglie, oltre a garantire la protezione dei nostri sanitari per mezzo degli idonei dispositivi di protezione individuali. Il monitoraggio clinico è fondamentale durante l’isolamento. Anche in tal senso, se si attiva la rete USCA (unità speciale di continuità assistenziale, ndr) con la medicina generale e il Servizio 118 si abbatte notevolmente il rischio di complicanze e quindi di ricoveri in urgenza. Anche in tal senso, la Regione si è attivata tempestivamente e spero acceleri ancora di più».

Questione tamponi: sono ancora tante le analisi che devono essere portate a termine dai laboratori autorizzati. Mancano i reagenti e si profila la paralisi. Cosa deve fare la Regione per evitare questo? Si potrebbero fare i test molecolari rapidi? Oppure l’analisi delle IgM?

«La carenza di tamponi è mondiale. Sugli altri test non vi sono unanimi convergenze scientifiche, ma certamente è un percorso attenzionato dagli esperti in seno al Comitato tecnico-scientifico e in queste ore ci esprimeremo in tal senso con la Regione che sul punto ci ha interrogato. Però farei io una domanda a lei ed ai lettori: e se si esaurissero anche quelli, come tutto il resto? La Medicina in questi anni si è sempre di più affidata alla Tecnologia. La Medicina è più forte della Tecnologia: faremo diagnosi di sospetto e cureremo i pazienti per i sintomi che hanno, dipendano essi dal Covid-19, o da altri virus. Su questo caposaldo il Comitato tecnico-scientifico è unanimemente convinto».

Argomento dispositivi di sicurezza: mascherine, guanti, camici speciali. Da tutta la Sicilia si alza il grido di allarme che ancora il Covid-19 si stia combattendo con spade di cartone. Vogliamo essere chiari con i siciliani? Cosa abbiamo in casa e cosa ancora non abbiamo? Per chi manca?

«Sarò chiaro con i siciliani per quelle che sono le mie competenze: se avessimo combattuto con spade di cartone non avremmo questi dati di contenimento della malattia: è un fatto e delle due una. Ciò detto, la adeguata e sufficiente fornitura dei Dpi è priorità per combattere il virus ed il Comitato si è chiaramente espresso sul punto. Il personale sanitario deve essere messo in sicurezza sempre e per primo. Per il resto faccio notare che i Dpi mancano a Londra, come a New York».

Quanto potrà durare ancora il “coprifuoco” e come la Sicilia ne uscirà fuori?

«Ci sono segnali incoraggianti dalla Sicilia, come dal Paese, che fanno ben sperare in una lenta e graduale ripresa, ma da padre, figlio e marito vorrei la certezza che i miei cari una volta in giro lo siano solo se in totale sicurezza: fino ad allora tutti a casa. Per il resto noi siciliani siamo un grande popolo, e se faremo leva sulle nostre origini e sul Dna storico dell’isola, saremo forse anche più forti di prima».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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