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Il dato

Covid, in Sicilia allarme “no vax”: sette ricoverati su dieci non sono vaccinati

Le follie che circolano sul web "influenzano" quella parte di popolazione più permeabile. Ma i numeri sono chiari

Di Mario Barresi |

Oltre il 70%. Nel bel mezzo dell’estate della (sperata, sognata, invocata, ma pur sempre presunta) Liberazione dalla pandemia, fra un bagno di folla azzurro e la voglia di esorcizzare gli spettri del lockdown, sul tavolo dell’assessorato alla Salute arriva un numero raggelante.

Oltre il 70%. Precisamente il 70,8%. Che rappresenta la quota di non vaccinati (in tutto 85) sui 120 ricoverati Covid in Sicilia. Un dato preoccupante, che traccia un preciso nesso di causa-effetto fra il rallentamento della campagna (dovuto soprattutto a chi non vuole sottoporsi al vaccino) e un rinnovato rischio di contagio, moltiplicato dall’aggressività della variante Delta e dalle altre variabili stagionali, fra le quali gli assembramenti da euro-follie e la mobilità estiva, con ingressi di turisti e rientri di siciliani da luoghi caratterizzati da nuovi cluster.

E così la Sicilia, una delle quattro regioni sotto sorveglianza a Roma per il rischio di uscire dalla zona bianca, si risveglia con un grosso guaio: l’alto tasso di “no vax” fra i contagiati con sintomi gravi. Entriamo nel dettaglio territoriale. A Catania, ad esempio, su 20 ricoverati (4 in terapia intensiva e 16 in regime ordinario) soltanto uno con richiamo e 3 con prima dose; a Palermo il 50% dei pazienti Covid è senza copertura; mentre a Messina appena un vaccinato (con prima dose) su 6 in corsia. Il trend, con qualche sfumatura diversa, è simile nelle altre province. A Ragusa 13 “no vax” sui 16 in ospedale; a Enna solo un paziente con doppia dose su 17 ; a Caltanissetta, dove si registra il record regionale di pazienti Covid, 16 su 24 sconosciuti alla campagna vaccinale; numeri un po’ meno preoccupanti a Trapani (3 non vaccinati su 7 ricoveri), Agrigento (6 su 10) e Siracusa (1 su 2). Ma l’incidenza aumenta se si guarda alle terapie intensive: sui 15 nessuno ha ricevuto il richiamo e appena 4 con la prima dose, mentre i 2/3 non sono vaccinati.

Ruggero Razza è consapevole della gravità di questo trend. «La quota dei non vaccinati o dei vaccinati con un’unica dose è preponderante sul numero dei ricoveri – dice l’assessore alla Salute – e quindi, oltre a una comprensibile preoccupazione, viene sfatato il mito di una vaccinazione che non sia utile o addirittura che non protegga dal nuovo tipo di contagio». Razza desume quindi «il dato che per noi importante: la vaccinazione produce un minore impatto sulle strutture ospedaliere e quindi diventa importantissimo proseguire in una campagna capillare in Sicilia».

Se s’incrociano questi dati con la copertura delle vaccinazioni in Sicilia, gli elementi di preoccupazione aumentano. L’isola, con 4.302.087 dosi somministrate sulle 4.831.881 ricevute è all’89%, fra le ultime in Italia. Ma soltanto il 41,53% dei potenziali beneficiari (circa 1,8 milioni di cittadini) è immunizzato. Con tassi diversi in base alle fasce anagrafiche. Se gli over 80 sono a quota 72,64% sulle seconde dosi e la fascia 70-79 anni si attesta sul 64,92%, la percentuale scende con l’abbassarsi dell’età: 54,91% (60-69 anni), 49,53% (50-59 anni), 36,61% (40-49 anni), 23,98% (30-39 anni), 21,46% (20-29 anni) e 7,62% (12-19 anni).

 Cosa può fare la Regione per invertire questa tendenza? «Oggi (ieri per chi legge, ndre) ho incontrato i sindacati – rivela Razza – ai quali ho ribadito l’attualità del protocollo sulle vaccinazioni nelle strutture di lavoro». Il governo di Nello Musumeci non intende fare passi indietro sulla liste di dipendenti “no vax” che le Asp, secondo un’ordinanza del governatore contestata dal Garante della Privacy, chiederanno ai datori di lavoro, pubblici e privati. L’Asp di Palermo ha già scritto le comunicazioni, non partite soltanto perché si aspetta il chiarimento fra Regione e Authority. «Sta per partire la dettagliata risposta al Garante: non ci interessa prendere di mira le persona, ma anche per mirare delle politiche serie di contenimento, è necessario avere contezza della dimensione dei fenomeni. Il rispetto dei dati dal punto di vista personale è indispensabile, ma ovviamente – rivendica l’assessore alla Salute – nessuno pensa che non debbano essere tutelati la riservatezza e i direitti dei cittiadini. ma ci sono ulteriori situazioni che meritano di essere valutate, come il diritto di milioni di cittadini a non vedersi limitazioni economiche o di libertà» . Insomma: avanti tutta.

L’altro dato sul tavolo degli uffici di Piazza Ziino riguarda il “calo del desiderio” rispetto alle vaccinazioni ormai aperte a tutti. Negli ultimi tempi si procede sempre a ritmo alto, circa 50mila somministrazioni al giorno, ma di queste appena il 10% sono prime dosi. Per questa “saturazione” l’unico strumento possibile è la «vaccinazione di prossimità», sulla quale spinge la Regione.

«Stiamo lavorando con i sindaci, con un’attenzione rivolta soprattutto alle fasce più giovani e ai luoghi della movida e del turismo», scandisce Razza. Che lancia una riflessione: «Probabilmente merita di essere approfondita una dinamica riscontrata in Francia, dove Macron ha legato alcune attività sociali al possesso del Green pass, producendo un’enorme quantità di nuove adesioni al vaccino dei giovani. Certo, non è una decisione che può essere assunta in sede regionale, ma, poiché i numeri non sono diversi nel resto d’Italia, dovrà essere oggetto di valutazione del governo nazionale».

Un altro aspetto delicato sono gli arrivi dei turisti e i rientri dei siciliani. «Lavoriamo per garantire i controlli all’ingresso: c’è un cantiere della Protezione civile per il nuovo terminal tamponi a Fontanarossa, valido intanto per chi entra da Spagna e Portogallo», ma, anticipa l’assessore, «nelle prossime giornate condivideremo ulteriori riflessione col presidente Musumeci», tenendo conto che «la responsabilità sul personale non è della Regione» e che «il possesso del Green pass va verificato alla partenza, non certo da noi all’arrivo».

E infine le “notti magiche”. Il timore di un rimbalzo della curva dei contagi dopo gli assembramenti per la Nazionale «è enorme, come in tutta Italia», ammette Razza, che aspetta i dati fra 10 giorni. «Intanto consiglierei ai giovanissimi di prenotare subito il proprio vaccino. Nessuno li obbliga, né chi va all’estero, che però dovrebbe avere più attenzione». Perché anche in quest’estate che si sperava fosse “Covid free”, il rischio dell’import-export dei contagi è forte. «Io in vacanza andrò in Sicilia – rivela l’assessore e speriamo che lo facciano tanti altri nostri concittadini». Per evitare la «doppia beffa: importare il virus e allontanare i turisti spaventati dai contagi».

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