Notizie Locali


SEZIONI
°

L'intervista

Covid, Razza: «Ecco il mio piano anti pandemia per l’estate a partire dalle vaccinazioni»

L'assessore alla Salute della Regione Siciliana sull'importanza di una campagna di vaccinazione più mirata verso quei cittadini e categorie che sono ancora scoperte

Di Mario Barresi |

Assessore Razza, la Regione riuscirà a far tesoro dell’esperienza dell’anno scorso? Per intenderci: cosa si sta facendo per evitare che, dopo un’estate serena, l’autunno ci riservi brutte sorprese sul Covid, anche a causa della variante Delta? «Anche l’anno scorso avevamo fatto tutto il possibile, ma adesso la situazione è molto cambiata. Tutto il sistema, a partire dal livello nazionale, è più pronto e rodato in termini di prevenzione e risposta. È vero, c’è la variante Delta che preoccupa, anche se proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) leggevo uno studio britannico: sale la curva dei contagi, ma non il tasso di ospedalizzazione. In Sicilia l’incidenza della variante Delta è inferiore rispetto al resto d’Italia, ma mi aspetto un incremento legato all’aumento di presenze nell’Isola in questi mesi».

E come si può, se non azzerare, almeno  contenere il tasso  di rischio? «Innanzitutto spingendo al massimo nella campagna di vaccinazione, sulla quale poi vorrei soffermarmi nel dettaglio. Per restare al tema dei rientri, ricordo che la Regione ha dato esecuzione al provvedimento sul richiamo a siciliani residenti altrove e a turisti stanziali per un certo periodo di tempo, una misura che era stata proposta con lungimiranza dal presidente Musumeci quando nessuno si poneva il problema e che il commissario Figliuolo ha recepito e adottato».

Ma fare la seconda dose ai siciliani di rientro e ai turisti, pur rafforzando la campagna vaccinale, non è un valore aggiunto contro la variante Delta. Si può fare di più? «Sì, certamente. E noi lo stiamo programmando per tempo. Ho letto con grande senso di responsabilità il report della fondazione Gimbe, che mette tutti in guardia di fronte all’ipotesi di una quarta ondata, puntando l’indice sugli atteggiamenti lascivi della scorsa estate. Per questo la nostra strategia non solo deve continuare, ma va rafforzata. Mi spiego con alcuni fatti: continuano i tamponi negli aeroporti, uno strumento ulteriormente indispensabile. Ma c’è anche dell’altro: dopo aver implementato due laboratori molecolari pubblici, uno a Palermo e uno a Messina, ho chiesto alla professoressa Stefania Stefani (ordinario di Microbiologia a Catania e componente del Cts regionale, ndr) di predisporre il progetto per uno screening territoriale di massa, con particolare riferimento alle scuole che riapriranno e ad altre attività economiche e produttive. Sono queste ultime, e glielo dico con grande sincerità, che mi preoccupano di più anche sul versante dell’adesione alla campagna di vaccinazioni».

Si spieghi meglio. Cosa la preoccupa? «Le do una risposta con numeri alla mano. Rispetto alle fasce anagrafiche, con dati aggiornati a ieri (sabato, ndr) la Sicilia, che ha raggiunto quota quattro milioni di dosi complessive inoculate ed è al quinto posto in Italia, ha ormai superato le resistenze dei più anziani. Anche grazie ai progetti di vaccinazioni domiciliari, con un maggior spirito di collaborazione dei medici di famiglia e una maggiore disponibilità di vaccini, il gap è stato colmato, anche se ci sono circa 300mila over 60 ancora da raggiungere e spero che riusciremo a farlo anche col via alle dosi di Johnson&Johnson nelle farmacie a partire dal 15 luglio e con l’ulteriore spinta della campagna di vaccinazione di prossimità. Ma, se si guardano quei dati, la percentuale di chi finora ha risposto “assente” alla chiamata per il vaccino è proprio nella fascia under 60: sono sopratutto le categorie produttive e i giovani che mancano all’appello».

Come spiega questa tendenza alla diserzione di un gesto di civiltà, oltre che di salute? «All’inizio, fra open day e altre iniziative ad hoc, queste fasce d’età sembravano mostrare più motivazioni e quindi più adesioni degli altri. Ricorderete che ci furono circa 100mila prenotazioni in 24 ore, quando il presidente Musumeci anticipò i vaccini per gli over 50. Ora probabilmente in questa generazione c’è un senso diffuso di maggiore sicurezza, magari legato ai dati confortanti sui contagi, ma soprattutto ci sono migliaia di persone che hanno ripreso a lavorare in pianta stabile con una certa percentuale di chi non considera più il vaccino come una priorità».

Dai numeri che ci mostra, in effetti, manca all’appello circa la metà dei trentenni e dei quarantenni. Come si fa a convincerli a vaccinarsi? «Allora, partiamo dalla considerazione statistica che a livello mondiale c’è uno zoccolo duro di cittadini che non vuole vaccinarsi e ciò, non essendo un obbligo, rientra nei loro diritti. Ma c’è un tema, che sottoporrò nelle prossime ore al presidente Musumeci, meritevole di molta attenzione: i lavoratori dei settori di beni e servizi essenziali. Chi cioè opera nei comparti di trasporti, rifiuti, pubblica amministrazione, supermercati, avendo ogni giorno rapporto col pubblico. Ritengo corretto che queste categorie debbano essere ulteriormente sollecitate, magari con campagne mirate di vaccinazione di prossimità anche all’interno di una cornice normativa della Regione».

Anche i giovani battono la fiacca: poco più di 330mila somministrazioni su oltre 770mila  dai 16 ai 29 anni. E con il clima da liberi tutti, dopo mesi di restrizioni, non è che il loro primo pensiero sia vaccinarsi… «Questo è un altro aspetto delicato, oltre che decisivo per combattere il diffondersi della variante Delta in un rientro dall’estate a scanso di brutte sorprese. Noi come Regione stiamo cercando di raggiungere questo target sempre. A Palermo c’è un camper che gira portando la possibilità di vaccinarsi fino ai luoghi di aggregazione sociale, a Catania si sono attrezzati per la vaccinazione di prossimità in 20 comuni e anche in aree turistiche ad alto tasso di presenze giovanili, a Messina ci sono anche degli eventi culturali a cui si lega la possibilità di vaccinarsi. Ma ciò non basta, bisogna fare di più. Io, a Catania, abito in prossimità di una delle vie della movida e assisto a scene che mi fanno riflettere. Per questo, da padre prima che da assessore, faccio un appello al senso di responsabilità dei genitori e dei ragazzi: prenotate il vaccino al più presto! Ma mi rivolgo anche dei titolari di attività del mondo della ricettività turistica, della ristorazione, dell’intrattenimento: diventate protagonisti di una virtuosa moral suasion nei confronti dei vostri dipendenti e collaboratori, oltre che dei giovani. Se abbiamo cura della nostra estate, che in Sicilia significa una stagione fino ad autunno inoltrato, ne trarremo tutti beneficio».

Lei ha molto parlato di campagne di vaccinazioni di prossimità. Come si conciliano con gli hub sempre più vuoti, che rischiano di diventare contenitori pieni soltanto di operatori assunti in nome dell’emergenza? «Gli hub sono strumenti che hanno funzionato benissimo e che continueranno a essere preziosi quando, come è ormai quasi certo, si dovrà gestire la terza dose. In questo momento, però,  non dico che sono arrivati a saturazione, eppure hanno bisogno di essere affiancati da altre iniziative, perché bisogna andare noi incontro a chi negli hub non è voluto andare. C’è adesso un 15 per cento di cittadini siciliani che dev’essere raggiunto con altre strategie e luoghi di somministrazioni diversi. Per questo, anche per evitare che gli hub girino a vuoto e perché non devono essere dei nuovi bacini di precariato, stiamo riassegnando il personale dove ci sono più esigente, spostando i turni nelle vaccinazioni di prossimità». Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: