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In Italia salgono incidenza ed Rt: la Sicilia sta per toccare il limite delle intensive

Il tasso nazionale di occupazione in terapia intensiva è al 17,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 13 gennaio) contro il 15,4% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 06 gennaio)

Di Redazione |

Rischio arancione per qualche regione italiana. La Valle d’Aosta, attualmente in giallo, è tra queste e anche la Sicilia rischia grosso. La Campania di cambiare zona, da bianca a gialla. Dalle tabelle del monitoraggio della Cabina di Regia con i principali dati, dall’incidenza all’occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva, che l’Adnkronos Salute ha avuto modo di leggere, la Valle d’Aosta ha per i ricoveri superato la soglia del 50% (53,5%) e per le terapie intensive è arrivata al 21,2%. Entrambi i parametri superano le soglie per finire in zona arancione che sono: il 20% di posti in terapia intensiva occupati dai pazienti Covid e il 30% dei posti nei ricoveri ordinari. La Sicilia si avvicina molto, è arrivata al 33,9% per l’area medica e al 19,4% per le terapie intensive. Situazione simile per il Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Liguria. E sempre la Valle d’Aosta registra questa settimana l’incidenza più alta di casi Covid-19, toccando il valore di 3087,3 casi per 100mila abitanti. Seguono la Liguria con un valore di 2845,7 casi per 100mila, e l’Emilia Romagna che registra 2783,7 casi per 100mila.

L’elenco dell’Italia in giallo è molto lungo: Lombardia, Lazio, Abruzzo, Toscana, Valle d’Aosta. Emilia Romagna, Piemonte. Sicilia, Liguria, Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, province autonome di Trento e Bolzano. In zona bianca invece: Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Umbria. Per il passaggio in zona gialla i parametri sono: il tasso di occupazione dei posti letto ospedalieri nei reparti ordinari al 15% e quello nelle terapie intensive al 10%. La Campania, nei dati di oggi, è al 25,8% per le aree mediche e 10,6% per le terapie intensive. E’ quindi a forte rischio di cambiare zona. La Puglia è a ridosso, al 17,8% per le prime e al 10% per le seconde. Mentre l’Umbria si salva di poco, è al 32,3% per le prime e al 9,4% per le seconde. 

 I valori più alti di occupazione per pazienti Covid nei reparti di area non critica si registrano questa settimana in Valle d’Aosta (al 53,5% rispetto alla soglia di allerta fissata al 10%), Calabria (al 38,7%) e Liguria (al 37,3%). Per le terapie intensive i valori più alti di  occupazione per pazienti Covid si registrano invece nelle Marche (al 28,2% rispetto alla soglia di allerta del 15%), Provincia  autonoma di Trento (al 27,8%) e Friuli Venezia Giulia (al 23,4%). Emerge secondo quanto si apprende dalla scheda sugli indicatori decisionali (incidenza e occupazione ospedali) che accompagna il monitoraggio settimanale Iss-ministero. 

L’incidenza settimanale del Covid a livello nazionale continua ad aumentare: 1988 ogni 100.000 abitanti a fronte di 1669 ogni 100.000 abitanti. Nel periodo 22 dicembre 2021 – 4 gennaio 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,56, in ulteriore aumento rispetto alla settimana precedente e ben al di sopra della soglia epidemica. É in leggera diminuzione invece l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero. E' quanto emerge dai dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia di Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 17,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 13 gennaio) contro il 15,4% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 06 gennaio). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 27,1% contro il 21,6%. Raddoppia il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione. La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti è in forte diminuzione (13% vs 16% la scorsa settimana). È in diminuzione anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% vs 50%) ed aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (39% vs 34%).   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA