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In Italia, tranne che in Sicilia, si torna a scuola ma con lo spettro della dad

Si spacca il fronte Regioni sul rientro. Il governatore siciliano Musumeci ha utilizzato tre dei cinque giorni a disposizione per il calendario scolastico e ha rinviato il rientro

Di Redazione |

Una sorta di primo giorno di scuola ma denso di incognite e preoccupazioni tanto che lo stesso ministro Patrizio Bianchi ammette che c'è la possibilità di assenze tra i prof. Lo spettro della didattica a distanza resta sullo sfondo ma per molti studenti potrebbe presto diventare realtà. Per alcuni amministratori locali, sindacati e presidi quella di domani rischia di diventare una «falsa partenza» anche se nel fronte del «no riapertura», soprattutto tra i governatori, sembra palesarsi qualche crepa. Per il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in un «Paese dove è tutto aperto tenere chiuse le scuole non solo è un brutto segnale ma è poco utile» e il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, annuncia che la sua amministrazione rispetterà le "regole che ci vengono indicate dallo Stato". Di tutt'altro avviso il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per il quale sarebbe stato «opportuno differire di 15 giorni la riapertura» mentre Michele Emiliano, governatore della Puglia che aveva già affermato che le Regioni avevano chiesto «invano al governo» uno slittamento, in un messaggio – inviato a un gruppo di genitori e diffuso sui social – afferma che «nessuno può essere obbligato a essere esposto al rischio di contagio se esiste un diritto, quello della didattica a distanza, che può ridurre questo rischio: è possibile per i genitori, qualora venga loro negata la dad, impugnare il provvedimento al Tar». E nel messaggio Emiliano sottolinea che, in questo caso, si "potrebbe costituire a favore dei genitori davanti al Tribunale amministrativo». Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, con il beneplacito del ministro Bianchi, ha invece "approfittato" della possibilità di modificare il calendario scolastico e ha allungato le vacanze di altri tre giorni.

Sul ritorno in classe restano critici dirigenti scolastici e medici per i quali si rischia il «caos», con centinaia di alunni non presenti. Tra i prof e personale le assenze – secondo i presidi – potrebbero arrivare a quota 100 mila (il 10% del comparto) senza contare lo zoccolo duro dei «no vax» che prima della stretta governativa sull'obbligo sfiorava le 40 mila unità. E secondo i dirigenti trovare supplenti ora, mentre la pandemia corre, potrebbe essere un problema. Dal canto suo il ministro dell’Istruzione Bianchi non arretra di un millimetro. La strada maestra per il Governo sono le lezioni in presenza. «La scuola è pronta: abbiamo approvato, all’unanimità, regole chiare precise e puntuali anche per quelle situazioni che richiedono la didattica a distanza ma il principio base è che si torna in classe», spiega il capo del dicastero di viale Trastevere ribadendo che gli istituti sono un posto sicuro. Stesse parole utilizzate dal capo della struttura emergenziale, Francesco Paolo Figliuolo, per il quale le lezioni in presenza sono un segnale «importante» e le aule «luoghi sicuri con mascherine e distanziamento». Per il generale la ricetta per scongiurare la dad è il potenziamento nell’attività di tracciamento e testing dei contatti all’interno delle strutture scolastiche. I presidi nelle ultime ore hanno ricevuto circolari dalla Struttura e dal Miur in cui vengono definite le linee guida in tema di contagi e controlli. Domani entrano in vigore, infatti, le nuove regole sula quarantena e con esso alcune novità sostanziali che riguardano anche il Green pass. Alle medie e superiori, secondo quanto precisa il Miur, toccherà all’alunno con il Pass verde dimostrare di avere i requisiti per la presenza in aula durante il regime di autosorveglianza. Questo comporta che gli istituti potranno prendere visione dello stato vaccinale degli studenti senza che questo comporti una violazione della privacy. Inoltre sono previsti tamponi gratuiti, previa prescrizione medica, per gli studenti in autosorveglianza. 

Dalla comunità scientifica, apparsa pessimista sulle riaperture, arrivano, infine, dei distinguo. Per l’infettivologo Matteo Bassetti «chiudere le scuole non è servito e non riaprirle sarebbe un errore. Il giovane studente sta a scuola 5 ore è costantemente controllato: ha la mascherina, ha il distanziamento, ci sono i professori» mentre Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto 'Mario Negri, assicura che le classi contribuiscono poco alla diffusione del virus. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA