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Le liste “no vax” della Regione siciliana e i dubbi del Garante: «Ma è tutto in regola»

Sette giorni per chiarire l’ordinanza sulla “ricognizione” dei dipendenti pubblici e privati. L’assessore Razza: «Atto innovativo, carte in regola»

Di Mario Barresi |

«Non è una bocciatura, ma una legittima richiesta di chiarimenti, come già del resto avvenuto in passato, su provvedimenti innovativi del governo Musumeci in materia di Covid». Tende a minimizzare, ma soprattutto a rassicurare, Ruggero Razza. L’assessore alla Salute, interpellato da La Sicilia, commenta la nota del Garante della Privacy, che ha sollevato perplessità sull’ultima ordinanza di Nello Musumeci, nella parte in cui il governatore obbliga gli enti pubblici, ma anche alcune aziende di settori ben precisi, a compilare una specie di anagrafe dei vaccinati, indicando quali dipendenti non lo sono. 

Il provvedimento rientra nella strategia della Regione, che intende accelerare la campagna di vaccinazione, ma soprattutto mettere in sicurezza quelle attività che presuppongono un rapporto con il pubblico.  Le aziende sanitarie provinciali, secondo l’ordinanza, dovranno eseguire «una ricognizione completa e aggiornata di tutti i dipendenti pubblici, del personale preposto ai servizi di pubblica utilità e ai servizi essenziali, degli autotrasportatori, del personale delle imprese della filiera agroalimentare e sanitaria, degli equipaggi dei mezzi di trasporto» allo scopo di «censire chi non è ancora stato sottoposto a vaccinazione e invitarlo formalmente a provvedere». In caso di indisponibilità o di rifiuto, il datore di lavoro dovrà, «nei modi e termini previsti dai contratti collettivi, riassegnare il dipendente ad altro ruolo, che non implichi il contatto diretto con l’utenza».

Ma l’Autorità nazionale  guidata da Pasquale Stanzione vuole vederci chiaro. «L'ordinanza di un presidente regionale o provinciale – scrive in un tweet il Garante  – non rappresenta valida base giuridica per introdurre limitazioni a diritti e libertà individuali che implichino il trattamento di dati personali, che ricade nelle materie assoggettate a riserva di legge statale».

E poi, sempre via social, l’esplicito riferimento al caso specifico: il Garante della Privacy «ha aperto un'istruttoria in merito all’ordinanza del presidente della Regione Siciliana sulla ricognizione del personale degli enti pubblici locali non vaccinato. L'Autorità ha richiesto informazioni utili alla Regione, che ha 7 giorni per rispondere». Una questione ovviamente legata alla tutela dei dati personali sensibili. «Il garante della privacy – è un altra precisazione che riguarda indirettamente l’ordinanza di Musumeci – ha già invitato Regioni e Province autonome a soprassedere dall'adottare o dare attuazione a iniziative territoriali che prevedano l'uso dei certificati vaccinali, per finalità ulteriori e con modalità difformi rispetto a quelle previste dalla legge nazionale».

Il provvedimento di Musumeci era stato già criticato da alcuni fronti politici e sindacali. A schierarsi apertamente contro è stata l’eurodeputata della Lega Francesca Donato: «La ricognizione dei vaccinati sul personale pubblico non sanitario, gli inviti formali alla vaccinazione e i paventati provvedimenti sui non vaccinati previsti dall’ordinanza del governatore presentano forti criticità dal punto di vista giuridico ed etico». Anche da Anief il pollice verso del mondo della scuola. Il sindacato ribadisce «l'opportunità di vaccinarsi per prevenire i contagi da Coronavirus», ma rimane fermo «contro ogni obbligo e qualsiasi eventuale sospensione del servizio del personale che non si sottopone al vaccino». Proprio ieri la conferma dei dati sui vaccinati: quasi il 79% dei docenti siciliani ha ricevuto almeno una dose anti-Covid, come certifica la struttura di monitoraggio della campagna vaccinale della Regione.

E adesso, dopo l’intervento del Garante della Privacy, il governo Musumeci non arretra. «Forniremo tutti i chiarimenti necessari, come già avvenuto in passato sull’app regionale e sul monitoraggio dei rientranti. I dati sensibili, anche nel caso della ricognizione dei dipendenti, verranno trattati nel rispetto di tutte le norme», ribadisce Razza. Che, pur non dicendolo, custodisce una certa tranquillità. Al di là dei rilievi, l’Authority nazionale non può contrapporsi in modo diretto all’ordinanza di Musumeci. L’unica possibilità sarebbe sollevare un conflitto di attribuzioni. Con un iter complicato. E lungo, soprattutto.

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