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Long-Covid, 1 guarito su 4 ha sintomi anche dopo 6-8 mesi e c’è chi ha sviluppato il diabete

Uno studio svizzero ha fatto il punto su alcune centinaia di persone sintomatiche al virus a distanza di un certo arco di tempo. Ecco che cosa è emerso

Di Paola Mariano  |

Il long Covid comincia a prendere contorni sempre più preoccupanti, con più di una persona guarita dal Covid su 4 che continua ad avere sintomi a 6-8 mesi dall’infezione, secondo un lavoro pubblicato sulla rivista PLOS ONE e condotto da Milo Puhan dell’Università di Zurigo.

Tra i sintomi più diffusi del long-Covid non solo affaticamento, cefalee, affanno, depressione, ma sempre più numerosi sono gli studi che evidenziano problemi a lungo termine del controllo metabolico, glicemico dei guariti, nonché addirittura casi di insorgenza di diabete post-Covid in persone che di per sé non erano neppure a rischio per questa malattia. 

L’allarme sui problemi metabolici e glicemici post-Covid arriva dal 41° Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) in corso a Roma. Secondo il Presidente SIE Francesco Giorgino, ordinario di Endocrinologia presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, «dovremmo continuare a monitorare la possibilità di una correlazione tra l’infezione da nuovo coronavirus e il rischio di sviluppare alterazioni ella glicemia anche una volta guariti». 

 Lo studio svizzero ha considerato 431 individui risultati positivi al virus tra febbraio e agosto 2020, l’89% dei quali sintomatici. Monitorati nel tempo è emerso che il 26% di loro non aveva avuto un recupero completo a 6-8 mesi dalla diagnosi iniziale di COVID-19. Il 55% ha riportato sintomi di affaticamento, il 25% affanno, il 26% sintomi depressivi. Il long-Covid riguarda soprattutto donne e coloro che sono stati ricoverati per l’infezione. Il 40% dei partecipanti ha riferito di aver avuto almeno una visita medica legata al COVID-19 dopo la guarigione dall’infezione.   

Ma diversi studi puntano l’attenzione anche sui problemi glicemici e metabolici post-Covid: «il coronavirus può infettare le cellule del pancreas – spiega Giorgino. Inoltre la tempesta delle citochine scatenata dall’infezione da nuovo coronavirus può favorire squilibri metabolici e alterazioni del controllo della glicemia», continua. Infatti, si è visto che i pazienti Covid con glicemia normale prima dell’infezione presentano spesso un aumento dei valori della glicemia durante la malattia e che per molti pazienti i disturbi del controllo della glicemia persistono anche dopo aver superato l’infezione da nuovo coronavirus. Tra questi vi è uno studio condotto da Laura Montefusco e Paolo Fiorina della Divisione di Endocrinologia, ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano e pubblicato sulla rivista Nature Metabolism, su 551 pazienti Covid. Gli esperti hanno visto che durante l’infezione il 46% dei pazienti aveva una glicemia elevata che si era manifestata durante il ricovero e che le anomalie glicemiche possono persistere per almeno due mesi nei pazienti guariti dal COVID. E ancora, sempre sulla rivista Nature Metabolism, Matthias Laudes dell’Università Schleswig-Holstein di Kiel, in Germania presenta il caso di un giovane paziente con infezione da SARS-CoV-2 asintomatica, che si è ammalato di diabete autoimmune o insulino-dipendente (diabete 1) proprio in concomitanza con l’infezione. 

 «Queste e numerose altre evidenze cliniche – afferma Giorgino – suggeriscono la necessità di ulteriori indagini sulle anomalie metaboliche nel contesto del cosiddetto «long COVID"; sarebbe importante provare a seguire nel tempo i soggetti guariti dal Covid, ad esempio coloro che hanno manifestato alterazioni del controllo glicemico durante l’infezione, per vedere se le alterazioni della glicemia persistono a lungo termine e se questi soggetti sviluppano il diabete.   Più in generale questo quadro sottolinea la necessità di una pianificazione puntuale delle risorse per l’assistenza sanitaria e di servizi pensati per i bisogni degli individui che soffrono di sindrome post Covid.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA