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A Campobello di Mazara, tra sgomento, felicità e fatalismo

Di Max Firreri |

Campobello di Mazara, comune trapanese di diecimila abitanti, quattro quartieri, un’economia basata sull'olivicoltura, si è svegliato stamattina con i carabinieri che ispezionavano il covo dove Matteo Messina Denaro ha vissuto, in vicolo San Vito, una strada senza uscita, traversa di via Vittorio Emanuele II e, intorno, la vita normale con negozi e market.

«Ogni tanto vedevo quest’uomo, lo salutavo e nient'altro. Lui rispondeva in maniera cordiale. Abitava qui da almeno un anno», racconta Rosario Cognata, inquilino al primo piano della stessa palazzina. C'è incredulità tra chi abita nella zona: «Lo conoscevo da ragazzo, era una brava persona, lo ricordo mentre passeggiava a Tre Fontane col fratello Salvatore», racconta una donna. Il fratello del boss, ex bancario finito in carcere anni fa è tornato ed è in libertà vigilata. 

«L'immagine che si conosceva di Messina Denaro è un po' diversa rispetto al suo aspetto odierno. Possibile che anche io lo abbia potuto incontrare da qualche parte», dice Giuliano Panierino, comandante della Polizia municipale. «Fa più rabbia, perché un personaggio del genere ha potuto vivere indisturbato in questo territorio» aggiunge. L'appartamento usato dal boss è di proprietà del suo alias, Andrea Bonafede, di (Messina Denaro aveva carta identità e codice fiscale intestata a lui) che in tanti, conoscono.

Da qualche anno era andato a vivere a Castelvetrano ma svolgeva la sua attività lavorativa di elettricista a Campobello. Giuseppe Castiglione, sindaco di Campobello di Mazara dice: «Bonafede lo conoscevo ha la mia stessa età. Ci siamo sempre incontrati. Lo conosco come un grande lavoratore. Si è sempre dedicato a lavoro. Prendo atto ora che lo valutavo come persona onestissima mentre adesso ho i miei dubbi». 

In molti esprimono felicità per la cattura del boss ma in pochi hanno voglia di parlare, tranne un gruppo di giovani che davanti vicolo San Vito ha organizzato un sit-in per "testimoniare la presenza di una cittadinanza che alza la testa», dice Gabriella Barbera. A poche centinaia di metri lontano il covo sono stati i giovani dell’istituto Luigi Pirandello a inscenare un flash-mob nel cortile della scuola: «I ragazzi volevano festeggiare l’arresto di Matteo Messina Denaro e, invece, stiamo vivendo un momento di sconforto nel sapere che, a pochi passi da qui, c'era il covo di Matteo Messina Denaro», ha detto anche il sindaco Giuseppe Castiglione. E', però, sconfortato il primo cittadino nel non vedere presenti gli adulti. E con amarezza dice: «Oggi qui manca la città, perché alla fine i cittadini scelgono di percorrere la strada della non ribellione, scelgono di mettere la testa sotto la sabbia».

Sino al tardo pomeriggio nella parte alta di via Vittorio Emanuele II è stato un via vai di curiosi dentro le macchine che passavano davanti al covo, mentre ancora i militari dell’arma stanno ispezionando la casa che ha ospitato il boss mafioso latitante per 30 anni. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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