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«A Catania una prostituta si beccò una pallottola oggi è sulla sedia a rotelle»

A colloquio con il presidente dell'associazione di promozione sociale Difesa e Giustizia, l’avvocato Massimo Ferrante

Laura Distefano

19 Febbraio 2023, 18:17

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La legge Merlin entrò in vigore ormai mezzo secolo fa. Oggi le condizioni sociali ed economiche sono diverse. Ma soprattutto il legislatore non fece  i conti con il fenomeno criminale della “tratta” di esseri umani. Da Catania, il presidente dell'associazione di promozione sociale Difesa e Giustizia, l’avvocato Massimo Ferrante, descrive i limiti della normativa e chiede - mettendo da parte sterili ipocrisie - una regolamentazione seria sul sex work. Il penalista inoltre affronta il nodo legato ai rischi e ai pericoli a cui possono incorrere  le ragazze che “esercitano” sulla strada.

Avvocato Ferrante, il mondo della prostituzione purtroppo nasconde tante volte un mondo di "schiavitù" e sfruttamento. La normativa è adeguata alle esigenze di oggi?

Ogni legge è figlia del suo tempo. La legge Merlin del 1958 aveva per quel periodo uno scopo assolutamente condivisibile. Sostanzialmente si vietava qualsiasi controllo sia pubblico che privato sulla prostituzione, lasciando libere le persone che decidevano volontariamente di prostituirsi. Oggi, infatti, in Italia non è vietata la prostituzione, quanto lo sfruttamento della prestazione sessuale dietro compenso in denaro. La legge attuale è assolutamente inadeguata.

Legge Merlin, quali sono i limiti?

Le lacune della legge sono sotto gli occhi di tutti. Il lavoro del “meretricio” va regolarizzato, come ogni attività lavorativa. Oggi è un’ipocrisia parlare di violenza di genere quando si continua a calpestare la dignità delle donne che stanno ai margini della strada. Questa è la vera violenza. E’ molto comodo voltarsi dall’altra parte e far finta che la violenza contro le donne sia solo relegata tra le mura domestiche. La legge Merlin, chiudendo le case di appuntamento e liberalizzando il fenomeno ha sostanzialmente autorizzato i traffici illeciti di donne, soprattutto dall’Africa. Sono storie che si ripetono quotidianamente. Storie di inganno e di speranze.

Lei ha seguito processi anche con sex-workers che hanno subito aggressioni dai clienti.

Purtroppo sulla strada non si sa chi si può incontrare e spesso chi si prostituisce è soggetto a rischi altissimi. Nel 2022 abbiamo assistito una ragazza che dopo aver avuto un alterco con il cliente si è beccata una pallottola alla schiena ed è rimasta sulla sedia a rotelle.

Lei sta intraprendendo una strada per cambiare la normativa. Ci spiega come?

La verità è che occorre riaprire il dibattito e provare a sviluppare una coscienza senza ipocrisie sul tema e per questo motivo credo che più che un referendum abrogativo possa coinvolgere maggiormente i cittadini. E’ quello che stiamo cercando di fare costituendo un comitato promotore che possa affrontare l’organizzazione dei quesiti referendari, sino alla raccolta delle firme.