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«A quel falso carabiniere ho dato 25mila euro»

Delia, catanese di 78 anni, è stata vittima della truffa dell’incidente: «Al telefono mi ha detto suo figlio è in carcere...»

Francesca Aglieri Rinella

27 Luglio 2025, 08:00

Truffatore

Il cliché è sempre lo stesso. E anche le vittime (più che i protagonisti): persone sole o anziane che nell’immediato non hanno la capacità di capire che dietro quella telefonata -amichevole - si nasconde una truffa. E negli ultimi mesi, il fenomeno del falso carabiniere o del falso incidente - come raccontato nei tanti articoli della cronaca di tutti i giorni - è sempre più diffuso.

Delia, nome di fantasia, ha 78 anni. Dopo essersi rivolta alle forze dell’ordine, ha deciso di raccontare la sua storia semplicemente perché quello che è accaduto a lei, non accada ad altri.

«Ho ricevuto una telefonata con un numero privato da una persona che si palesava come appartenente alle forze dell’ordine - ricostruisce Delia a La Sicilia -in cui mi veniva detto che mio figlio - alla guida con il cellulare in mano - era stato arrestato per avere investito due persone, ferite in condizioni gravi. Ho provato una tale sensazione di ansia e smarrimento a tal punto da credere davvero che l’uomo potesse risolvere in breve tempo questa situazione perché il giudice - su pagamento di una cauzione - avrebbe evitato a mio figlio quattro anni di carcere».

Parole d’affetto utilizzate per carpire la vittima di turno. «La persona all’altro capo del telefono era talmente persuasiva che alla richiesta di diecimila euro non ho capito si trattasse di un raggiro, soldi che io comunque non avevo a portata di mano. Lui, incalzandomi, mi ha anche detto che uno dei due feriti, la persona anziana, si era aggravata e che quindi questa cifra iniziale non bastava, ci volevano altri soldi. Io ho iniziato a racimolare tutti i soldi e l’oro che avevo in casa - denaro e preziosi che mi era stato assicurato sarebbero stati messi in una cassetta di sicurezza fin quando non si sarebbe capito se l’assicurazione avrebbe pagato o no. Tutte rassicurazioni che, dette così, avevano anche una logica. E alla fine mi hanno chiesto il codice fiscale, mi hanno portata a dire dove abitassi e una persona mi ha raggiunta a casa per ritirare il “bottino” e andare via».

Quest’ultima (nella foto) è la fase che le telecamere di sicurezza dell’abitazione hanno ripreso e che i familiari di Delia hanno consegnato ai carabinieri in sede di denuncia e alla Polizia Postale.

«Ma non contenti di quanto gli avessi consegnato - continua Delia - mi hanno costretta a racimolare altra roba che il finto appartenente alle forze dell’ordine ha ritirato in un secondo momento. È stato solo l’arrivo di un mio familiare a interrompere le fasi successive. Ma sono riusciti a sottrarmi circa 25mila euro tra denaro e preziosi. Quel signore al telefono è stato sempre gentile e rassicurante, dicendomi che sarebbe rimasto in linea proprio per aiutarmi, altro non era che un modo per carpire la mia fiducia, la mia e quella di tante altre persone che si sono trovate o si ritroveranno in questa situazione: per questo, nonostante l’età, gli acciacchi, lo spavento e la paura, ho deciso di raccontare la mia storia».