Acqua, il “caso Agrigento” rischia di travolgere mezza Sicilia: servizi a rischio
Siciliacque aspetta 23 milioni da Aica e 26 da Trapani: 283 dipendenti senza stipendio, turno di erogazione irregolari
Il "caso Agrigento" non è più solo la complessa e controversa situazione che ha accompagnato la designazione della città a Capitale Italiana della Cultura 2025, fra ritardi nell'organizzazione, errori di comunicazione e una gestione che ha determinato polemiche e inchieste. Ora c'è un altro “caso Agrigento”, quanto mai attuale, che riguarda il servizio idrico, non legato soltanto alla cronica difficoltà a portare approvvigionamento regolare nelle case dei cittadini e riparare le perdite lungo le condotte che ogni giorno fanno scivolare sulle strade oltre il 50% dell'acqua, ma a un debito di 23 milioni che per una società normale significa essere sull'orlo del fallimento. E c'è poi un “caso Trapani”, la provincia che non ha ancora un gestore integrato, ma in compenso con un disavanzo di cassa di 26 milioni della società di sovrambito Sicilacque. Un problema che, se non affrontato dal governo regionale con decisioni immediate, rischia di fare saltare in aria l'intero sistema idrico regionale.
In provincia di Agrigento c’è la società pubblica, costituita nel 2021 dai sindaci, che da oltre un mese ha i conti correnti bloccati a causa di un pignoramento presso terzi di Sicilacque, che gli fornisce l’acqua. E quest'ultima, proprio a causa dei mancati incassi, (che per motivi diversi non arrivano da Agrigento che è in crisi, e da Trapani che non ha ancora un gestore unico), si trova in una situazione di significativa tensione finanziaria.
L'allarme
Sicilacque lancia un allarme che deve indurre adesso il governo regionale ad affrontare seriamente la questione: «Siamo impegnati operativamente nella gestione emergenziale dell’attuale stato di crisi idrica - dice la società di sovrambito – stiamo impiegando ogni sforzo e risorsa per l’attuazione delle azioni di mitigazione che si stanno adottando. Le problematiche di natura finanziaria e di liquidità (oltre ai 23 milioni del gestore agrigentino c'è un disavanzo di cassa di circa 26 milioni di euro a Trapani, destinato a crescere sino all’operatività del nuovo gestore) rischiano nel breve termine - aggiunge - di compromettere in maniera significativa le prestazioni operative di servizio idrico reso su tutto il territorio regionale, nonché sulla capacità della stessa di proseguire negli interventi in corso e programmati, peraltro nel particolare frangente di gestione della grave crisi idrica».
I risvolti sociali
Nell'Agrigentino c'è anche una criticità sociale: ai 283 dipendenti non è stato pagato lo stipendio del mese di luglio e non vengono nemmeno saldati i fornitori. Si temono rallentamenti nelle prestazioni del servizio idrico e ripercussioni sull’approvvigionamento per tutti i comuni. Sicilacque ha un credito di 23 milioni e a luglio ha ottenuto dal giudice una provvisoria esecuzione parziale del decreto ingiuntivo per 2 milioni.
L'Azienda Idrica Comuni Agrigentini, che nel frattempo ha cambiato la propria governance nominando un nuovo consiglio di amministrazione, sta cercando in tutti i modi di bloccare il pignoramento attraverso un accordo, trovando però sempre un muro. Per giorni le due società si sono sfidate a colpi di comunicati stampa, con la presidente del cda, Danila Nobile, che annuncia con enfasi di avere trovato l'intesa e con Sicilacque che dopo poche ore smentisce tutto.
L'utenza
Sullo sfondo di questo “duello” ci sono i lavoratori in attesa e gli utenti che ogni giorno protestano per turni irregolari e servizio insufficiente. Nobile ha cercato di dare una svolta richiamando gli agrigentini ad avere pazienza e fiducia: dialoga con loro attraverso i social, si reca a Palermo a confrontarsi con il governo regionale chiedendo risorse straordinarie, gira la provincia, invia diffide ai Comuni in ritardo nei pagamenti.
Ma sembra una combattente solitaria e ogni suo passo appare come una sfida alla gravità: «L’accordo nella sostanza è stato raggiunto - dice Nobile - e solo nei dettagli relativi agli interessi in fase di definizione. Noi andiamo avanti, con i fatti, per salvare Aica e garantire il servizio idrico pubblico”. Sicilacque replica che non c'è nessun accordo: «Pur apprezzando quanto è stato fatto in questi giorni dal nuovo vertice di Aica, permangono gravissime situazioni debitorie».
Aica nelle scorse ore si è impegnata al pagamento immediato dei 2 milioni, oltre spese legali del pignoramento, ma non gli interessi di mora. Il muro contro muro su questo importo sembra però ben poca cosa rispetto al debito complessivo di 23 milioni, che è il vero problema per il futuro della società pubblica costituita sulle ceneri di Girgenti Acque, fermata dall'interdittiva antimafia e ancora coinvolta in un processo.