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Amianto killer, per 38 anni ha lavorato tra le carrozze delle ferrovie e muore a 65: risarcita la vedova

L'ex ferroviere catanese si è ammalato di carcinoma polmonare da esposizione

Redazione La Sicilia

17 Luglio 2025, 10:02

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Dopo quasi dieci anni dalla morte, arriva il riconoscimento giudiziario: il Tribunale di Catania ha condannato l’Inail a costituire una rendita di reversibilità in favore della vedova di un ex aggiustatore meccanico delle Ferrovie dello Stato, morto a 65 anni per carcinoma polmonare. Il tumore, nonostante l’uomo fosse un fumatore, è stato riconosciuto come malattia professionale da esposizione all’amianto, e l’indennizzo alla vedova, complessivo, supera i 150mila euro.

Vittima dell'amianto

L'uomo, originario di Catania, ha prestato servizio per 38 anni in vari stabilimenti di Rfi Spa prima nel Deposito Locomotive dell’Officina Veicoli Catania, poi trasferito presso l’Ufficio Esercizio Navigazione di Messina e successivamente in quello di Palermo. Durante tutta la sua carriera ha lavorato senza protezioni adeguate a contatto diretto con componenti ferroviari contenenti amianto: freni, guarnizioni, rivestimenti interni ed esterni delle locomotive, spesso spruzzati con fibre d’amianto per proteggerli dal calore. Nel 2013 la diagnosicarcinoma polmonare. Tre anni dopo, il decesso. L’Inail hainizialmente negato il nesso causale tra l’attività lavorativa e la malattia, rifiutando il riconoscimento della patologia come professionale e costringendo la moglie, assistita dal Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, a presentare ricorso. Il Tribunale, dopo due consulenze medico-legali e l’analisi dell’esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro, ha accolto le istanze. «Questa sentenza - dice il legale - è un atto di verità e giustizia perché riconosce che anche il tumore al polmone di un lavoratore fumatore può avere un’origine professionale. Ancora oggi, nonostante decine di sentenze, l’Inail continua a negare il nesso con l’esposizione all’asbesto, lasciando le famiglie sole in battaglie legali lunghe e dolorose. Questa condanna non è solo un risarcimento economico, ma un riconoscimento umano e morale. Restituisce dignità a un uomo che ha lavorato una vita tra polveri invisibili e silenzi colpevoli, e alla sua famiglia che non ha mai smesso di cercare giustizia».

I casi

Il caso si inserisce in una lunga serie di morti silenziose legate all’amianto nelle Ferrovie. L’VIII Rapporto ReNaM Inail documenta 795 casi di mesotelioma nel comparto ferroviario, di cui 153 tra aggiustatori meccanici ed elettricisti. Numeri sottostimati, che non includono altre patologie come asbestosi, tumore della laringe e – come il caso in questione – del polmone. La coibentazione con amianto è stata sistematicamente impiegata nelle locomotive italiane dalla metà degli anni ’50 fino agli anni ’90. La bonifica, iniziata in ritardo, si è conclusa solo all’inizio degli anni 2000.