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Beppe Montana, il poliziotto coraggioso che sfidò la mafia e cambiò la storia

A 40 anni dal sacrificio del Commissario simbolo della lotta a Cosa Nostra, la Polizia ha ricordato un eroe che ha pagato con la vita la sua dedizione al dovere

Redazione La Sicilia

28 Luglio 2025, 13:50

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Questa mattina, in piazza Beppe Montana, a pochi passi dal luogo del tragico attentato, la Polizia ha commemorato il 40° anniversario dell’uccisione del Commissario Beppe Montana, assassinato brutalmente da Cosa Nostra il 28 luglio 1985. Alla cerimonia ha partecipato il Capo della Polizia-Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Vittorio Pisani.

Durante la cerimonia, il Capo della Polizia ha deposto una corona d’alloro sulla stele in memoria del sacrificio del giovane funzionario, alla presenza delle Autorità Civili, Militari, familiari e colleghi. Al termine, il Cappellano della Polizia di Stato di Palermo, Don Massimiliano Purpura, ha ricordato la figura del commissario e ha impartito una benedizione.

Successivamente, il Prefetto Pisani ha deposto un’altra corona d’alloro presso la lapide commemorativa nella caserma “Boris Giuliano”, sede della Squadra Mobile di Palermo, dove Montana operò con passione e dedizione.

Beppe Montana, capo della “Squadra Catturandi” della Squadra Mobile di Palermo negli anni '80, è stato uno dei simboli più limpidi della lotta alla mafia. Tenace e instancabile, ha guidato numerose operazioni decisive per l’arresto di pericolosi latitanti.

Il 28 luglio 1985, nella frazione di Porticello (Santa Flavia), la mafia decise di eliminarlo in uno dei rari momenti di svago: una domenica pomeriggio, di ritorno da una gita in barca con amici e parenti. Montana fu colpito mortalmente in un agguato.

La sua figura è diventata simbolo di coraggio e dedizione nel contrasto a Cosa Nostra, sostenuto anche dai magistrati del pool antimafia, pagando il prezzo più alto con la vita.

A quarant’anni dalla sua morte, la Polizia di Stato rinnova l’impegno a custodire la memoria di un servitore dello Stato che ha rappresentato un modello per generazioni di poliziotti.

Per onorare il suo sacrificio, lo Stato gli ha conferito il 26 settembre 1986 la Medaglia d'Oro al Merito Civile, con la seguente motivazione:

"Sprezzante dei pericoli cui si esponeva nell'operare contro la feroce organizzazione mafiosa, svolgeva in prima persona e con spirito d'iniziativa non comune, un intenso e complesso lavoro investigativo che portava all'identificazione e all'arresto di numerosi fuorilegge. Sorpreso in un agguato, veniva mortalmente colpito da due assassini, decedendo all'istante. Testimonianza di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio della vita. Palermo, 28 luglio 1985."