«Braccialetto elettronico al Pronto soccorso per tracciabilità e privacy pazienti»
«Braccialetto elettronico al Pronto soccorso per tracciabilità e privacy pazienti»
Il neodirettore generale, Angelo Pellicanò, traccia un quadro degli interventi cominciando dalle necessità del presidio di emergenza
Tante le criticità, ma la buona volontà e la professionalità non mancano. Il nuovo direttore generale del Cannizzaro, Angelo Pellicanò, in questi giorni sta pianificando quelle che saranno le sue direttive per riportare il grande polo sanitario dell’emergenza fuori dalle secche. Lo abbiamo incontrato per fare il punto. Dott. Pellicanò da qualche mese lei è tornato al Cannizzaro dove è stato anche direttore sanitario. Che situazione ha trovato? «Innanzitutto vorrei dire che in passato ho lavorato al Cannizzaro per 20 anni e ho contribuito, insieme a tanti altri, a realizzarlo. Ora, al mio insediamento, ho trovato molte criticità, come in ogni realtà che si lascia e si ritrova. Le stiamo affrontando». In quali reparti si registrano i problemi più urgenti? Uno di questi sarà senz’altro il Pronto soccorso… «Si tratta di criticità legate soprattutto a questioni strutturali, cominciando dal Pronto soccorso che ha subìto una sorta di rivoluzione strutturale in quanto alcuni locali che erano destinati all’Osservazione breve sono stati temporaneamente (e il temporaneamente è durato più del dovuto, 14 mesi) alla Terapia intensiva-Rianimazione. Ora non appena mi sono insediato ho fatto in modo di accelerare i lavori per la nuova Terapia intensiva e spero che entro giugno il reparto possa ritornare nei locali ristrutturati e con attrezzature nuove». Le problematiche riscontrate al Pronto soccorso però non riguardano solo la carenza di spazi… «Da quando mi sono insediato ho posto particolare attenzione al presidio di emergenza e penso che in questi due mesi qualche discreto miglioramento ci sia stato. A breve, inoltre, introdurremo il braccialetto elettronico per l’identificazione e la tracciabilità dei pazienti». Anche per evitare errori? «Con questo scopo raggiungeremo due obiettivi: tuteleremo maggiormente la privacy del paziente e avremo la tracciabilità del malato evitando, nella fase dell’emergenza, anche scambi di persona quando soprattutto siamo in presenza di sconosciuti e stranieri. Avevo già adottato al Garibaldi, da commissario, un progetto simile che ha dato buoni risultati». Anche al Cannizzaro ci sarà presto un Ppi per i codici bianchi? «Con i medici di famiglia faremo un incontro, ma prima devo risolvere la parte logistica. Purtroppo i problemi dei Pronto soccorso sono altri. Oggi ci sono due questioni: un atteggiamento difensivistico dei medici di Pronto soccorso i quali per evitare denunce assegnano codici verdi anche a chi dovrebbe avere un codice bianco. Secondo punto, ai Pronto soccorso ci si prende in carico soprattutto di pazienti cronici e riacutizzati che potrebbero essere seguiti altrimenti e in maniera adeguata». Ovviamente le criticità non riguardano solo il Pronto soccorso. Che fine farà l’Utir (Unità respiratoria) che ha solo 4 posti letto a fronte dei 16 di Palermo? «Certamente l’Utir deve trovare una collocazione idonea con un adeguamento anche della logistica. Se il reparto rimarrà nel padiglione dell’Unità spinale dovranno essere apportati dovuti accorgimenti. Tutto però rientra in una rivisitazione proprio dell’Unità spinale». Il padiglione dell’Unità spinale e dell’Utir ha un 2° piano vuoto… «Stiamo studiando come utilizzarlo. Quanto alla differenza di posti letto Utir tra Palermo e Catania la sperequazione è evidente. Nel decreto della Rete ospedaliera c’è la possibilità di rivedere ogni sei mesi quanto disposto in relazione all’utilizzo che si fanno di queste strutture. Quindi l’aumento dei posti letto Utir si potrà ottenere a condizione che ci siano le risorse umane e finanziarie. Bisognerà andare a rivedere la rete ospedaliera, ma studiare anche la parte che riguarda le risorse umane perché la legge finanziaria ti impone di mantenere il tetto di spesa». Ci sono altri reparti che figurano tra le priorità dei primi interventi? «Andremo presto a ristrutturare l’edificio della Medicina e a rendere efficiente la Neurologia con la Stroke-unit. Anche qui ci sarà una gara per i lavori. Inoltre di prossima attivazione la Procreazione medicalmente assistita, per l’erogazione di prestazioni di primo, secondo e terzo livello, inserita all’interno dell’Unità di Ginecologia. Sarà inoltre potenziata al più presto, nel quadro della rete dell’infarto, di cui l’ospedale è centro hub, la terapia intensiva e l’emodinamica. Quanto al Centro grandi ustionati dopo tanti anni stiamo procedendo alla sostituzione di tutti i letti del reparto». Che situazione ha trovato alla Cardiologia, reparto al centro dell’attenzione per il caso degli stent scaduti? «Dal primo aprile è andato in pensione il primario. Ho dato l’incarico di facente funzione all’aiuto anziano, dott. Franco Lisi. Naturalmente lo sforzo che stiamo compiendo tutti è quello di recuperare la fiducia complessiva nel reparto. La struttura è sana. Gli episodi, che sono alla valutazione delle autorità competenti, non si sarebbero dovuti verificare. Pregiudizialmente va aggiunto che io, ma anche i miei predecessori, abbiamo mostrato grande attenzione su questa vicenda. Tant’è che gli unici provvedimenti sono stati adottati da questa direzione proprio a tutela del buon nome dell’ospedale, del reparto e anche di chi si troverà eventualmente a doversi giustificare». Lei allude al medico sospeso? «Mi riferisco al provvedimento adottato da questa direzione». In questa vicenda si parla anche di acquisto di materiale in misura non confacente, col rischio di danno erariale. Corrisponde a verità? «Ripeto che c’è una inchiesta in corso… ».