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“Brioscia” e “Cattabullata”, le relazioni pericolose dell’ex sindaco Barbagallo

In alcune intercettazioni i poliziotti parlano di “collegamenti” tra l’ex primo cittadino acese, al ballottaggio adesso con Garozzo, e alcuni volti noti della criminalità organizzata delle aci.

Di Laura Distefano |

«Come si chiama quello con cui Barbagallo parlava di biciclette?». La domanda si leva spontanea dalla bocca di uno dei clienti del bar di piazza Europa ad Acireale mentre mescola il suo caffè ristretto al banco. «Brioscia», risponde il compagno di merende. «Ma che hai capito? Mica voglio mangiare una brioscia». «No, no. Tu non hai capito. Quello là, si chiama brioscia. Lo chiamano così». Il battibecco pre ballottaggio riguarda le conversazioni finite sul palco mediatico tra il candidato civico Roberto Barbagallo e Giuseppe Florio, appena condannato nel processo Odissea riguardante la squadra acese del clan Santapaola.Le intercettazioni incriminate sono contenute nell’informativa della polizia di Acireale e della Squadra Mobile di Catania del 14 aprile scorso e allegate al faldone di indagini per falso e rivelazione del segreto d’ufficio relativo alle autorizzazioni (nel suo ruolo di ingegnere) per alcuni campetti di padel. E nel primo capitolo di quella relazione sono inseriti i dialoghi, gli incontri e i contatti con Florio e altri protagonisti del mondo malavitoso acese.

I poliziotti parlano di “collegamenti” tra l’ex sindaco e alcuni volti noti della criminalità organizzata delle aci. E tra i nomi c’è Rosario Panebianco “cattabullata”, anche lui appena condannato dal gup di Catania nel rito abbreviato dell’inchiesta Odissea scattata l’anno scorso. Un altro soggetto citato nelle carte è Giuseppe Costarelli, ma per lui è arrivata invece un’assoluzione totale dalle accuse. L’attività tecnica è durata diversi mesi tra il 2019 e il 2020. Quando i poliziotti avvistano il primo contatto sospetto tra Barbagallo e soggetti dal curriculum criminale un po’ grigio attivano le intercettazioni con l’imputazione del reato associativo, che però non si è tramutato in una contestazione.L’affare del bando delle biciclette elettriche – mai concretizzato – viene fuori nel 2020.

I poliziotti si meravigliano del plurale maiestatis utilizzato nella discussione con Florio: «Li dobbiamo prendere un pugno di biciclette elettiche da voialtri, il noleggio a chi è intestato?». Barbagallo si difende, risoluto, «di non essere amico dei boss. Di non averli mai frequentati, di non intrattenere rapporti. Soltanto due o tre incontri occasionali con soggetti abitanti nel quartiere». E sui social dice: «Non posso essere al corrente dei trascorsi penali». Eppure cinque giorni dopo la scarcerazione di Florio, arrestato nel 2021 per armi ed esplosivi, lo chiama al telefono. Leggendo le 151 pagine dell’informativa non c’è un dato da cui emerge che la misura cautelare di brioscia potesse essere nota. Ma per i poliziotti il candidato non poteva non sapere: «Barbagallo di fatto non può non essere a conoscenza delle vicissitudini giudiziarie del suo interlocutore viste le sue origini acesi e in particolare con la piccola frazione di Aci Platani, dove è cresciuto e tuttora abita e dove i tre appartenenti al clan». Ma in questa rete di contatti, gli investigatori annotano anche le frequentazioni nell’ambito di autorizzazioni demaniali con un commerciante che avrebbe qualche vicinanza con i Laudani.

Ma di ombre ne arrivano anche direttamente dal campo di padel. La società Pat srl è di proprietà all’80% di Carmelo Paratore, imprenditore finito in diversi cicloni giudiziari. Anche per essere considerato la “testa di legno” di Maurizio Zuccaro, boss e killer della famiglia Santapaola-Ercolano. Paratore – che è intercettato con Barbagallo per trovare una signora delle pulizie per i campetti – sta affrontando due processi, ancora entrambi in primo grado, uno penale in riferimento all’inchiesta Piramidi del 2017 e uno di misure di prvenzione riguardante il patrimonio milionario di stabilimenti balneari e discarica di rifiuti industriali. Paratore – annota la polizia – davanti al problema del controllo amministrativo sui campi di padel decide di licenziare Barbagallo e dà l’incarico a un altro tecnico.Il candidato sindaco è finito anche nel mirino degli avversari per lo spettro dell’applicazione delle legge Severino, in conseguenza della condanna in primo grado per tentata induzione indebita. Il processo d’appello sarà a settembre. Su questo però gli orientamenti giuridici sono difformi. E c’è chi paventa il ripetersi della sceneggiatura già vissuta a pochi chilometri di distanza. E precisamente a Catania.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA