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Cannes, una ferita ancora aperta: «Schifani è un bastardo»

La De Capitani, la portavoce di Galvagno “presentò” Absolute Blue alla Regione. Le carte che inguaiano FdI

Mario Barresi e Laura Distefano

28 Giugno 2025, 07:00

Cannes, una ferita ancora aperta: «Schifani è un bastardo»

«Lui», Patrick Nassogne, il titolare della società lussemburghese nella bufera per lo scandalo Cannes, continuava a chiamarla. «Mi diceva: “Aiutami, ti prego: chiama Berlusconi, chiama la Meloni”», racconta Sabrina De Capitani, intercettata, a un suo interlocutore. È il 15 maggio 2023 e la Regione, dopo le inchieste de La Sicilia, ha chiuso i rubinetti. Niente più fondi a “Sicily, Women and Cinema”, lautamente finanziata nell’edizione dell’anno precedente.

Ma De Capitani è già sbarcata in Sicilia: portavoce del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno. «Se ti devo dire la verità - rivela all’amico - mi entra da una parte e mi esce dall’altra: io lavoro in Parlamento e guadagno l’ira di Dio, sto da Dio e lui (Nassogne, ndr) per me può morire…».
Diciamo che la gratitudine non è il suo forte.

L'anello di congiunzione

Eppure a De Capitani devono dire grazie gli investigatori del nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle di Palermo. È anche grazie a lei, intercettata in veste di consulente (“key account”, ovvero addetta ai clienti più importanti), che si arriva agli «importanti elementi confermativi» dell’indagine per falso sui fondi dell’assessorato al Turismo (in tutto 5,8 milioni) per gli eventi a Cannes. Ed è sempre grazie a lei che gli stessi finanzieri arrivano all’altra inchiesta, per varie ipotesi di corruzione, in cui è indagato anche Galvagno.

De Capitani è l’anello di congiunzione fra due vicende che coinvolgono, ai massimi livelli, Fratelli d’Italia. Su Cannes, dopo il disimpegno della Procura Ue, ci sono due fascicoli aperti. Entrambi alimentati dalle voluminose informative della Gdf: uno alla Corte dei conti regionale, presieduta dal procuratore Pino Zingale; un altro è sul tavolo dei pm di Palermo, che aspetterebbero - così come i colleghi della magistratura contabile - l’esito di alcune rogatorie internazionali per arrivare alla svolta finale.

L'informativa della Gdf

Nelle carte delle fiamme gialle di Palermo, comunque, il quadro sembra già ben delineato. Grazie a una voluminosa acquisizione di atti, ma soprattutto a numerose intercettazioni disposte nel corso del 2023. Fra i soggetti “spiati” ci sono almeno tre ex dirigenti del dipartimento Turismo (Lucia Di Fatta, Calogero Franco Fazio e Cono Catrini), ma anche l’ex assessore Francesco Scarpinato (ora ai Beni culturali) e alcuni ex membri del gabinetto dell’assessorato. Ma le attenzioni più particolari sono rivolte a quattro persone: oltre a De Capitani e Nassogne, anche Guido Maria Vimercati (“consultant” della Absolute Blue) e Nicola Tarantino, noto come direttore della Sicilia Film Commission, ma fra gli iniziali indagati in veste di Rup del procedimento dei fondi per gli eventi di Cannes.

Ma è la nuova ape regina di Palazzo dei Normanni il primo link, nel 2021, fra Regione e Absolute Blue. All’epoca infatti De Capitani, che curava le pubbliche relazioni per conto dell’assessore al Turismo Manlio Messina (che non risulta indagato in questa inchiesta), inoltrò a un componente dell’Ufficio di gabinetto dello stesso assessore una «lettre de recommandation», a firma del direttore del Partenariato del Festival, Samuel Faure, nella quale si lodano le prestazioni della società lussemburghese, già «interfaccia privilegiata» fra Mastercard, main sponsor dell’evento, e «la nostra organizzazione».

La "raccomandazione"

Il documento sottolineava che «professionalità, rigore ed efficienza di Absolute Blue sono qualità che contribuiscono al successo» dei «marchi che accompagna». De Capitani nell’edizione successiva del Festival (2022), in qualità di key account di Absolute, riesce a fatturare «un totale di 45mila euro».
Una macchina molto collaudata. Fino a quando Renato Schifani, sull’onda dello scandalo politico-mediatico, blocca i fondi. E Nassogne (che avrebbe perso il ricorso al Tar) ne discute con Vimercati. «Che cazzata quella lì della Sicilia, ma sto coglione di un… giornalista (grazie per l’apprezzamento, ndr)», si sfoga il manager. Ma il fotografo-imprenditore aggiusta il tiro: «Non è il giornalista è proprio il presidente che è… è stato bastardo». Il comune rimpianto è l’assenza dell’ex assessore al Turismo: «No, no, no: Messina non è più lì. Perché lui i coglioni li ha, non sarebbe successa sta cosa se lui…».

Due indagini alla svolta

Eppure è successa. E adesso si aspettano le ultime mosse di Procura di Palermo e Corte dei conti regionale per scrivere l’ultimo (o penultimo) capitolo di questa spy-story ambientata fra la Croisette di Cannes, gli uffici dell’assessorato al Turismo e le scatole cinesi delle società anonime in Lussemburgo. E se il finale, clamoroso, fosse ambientato in uno dei palazzi del potere a Roma?