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Caso Catania, "colombe" in volo e (forse) un caffè tra Musumeci e il "giudice di sinistra"

Sebastiano Mignemi nel mirino delle accuse del ministro. I post politici su Fb, le vendette in Csm. E la telefonata di disgelo

Mario Barresi

10 Ottobre 2023, 17:25

Tribunale di Catania

Tribunale di Catania

Domenica sera, in un angolo riservato di un ristorante, c’è un ospite d’onore, l’ex procuratore Giovanni Salvi, in città per il successore Carmelo Zuccaro, che ieri si sarebbe insediato come Pg di Catania. Ovviamente a tavola, fra colleghi (aggiunti, pm e giudici del tribunale) e non, si discute della bufera su Iolanda Apostolico. L’argomento, all’improvviso, cambia quando a qualcuno arriva il link con le esternazioni di Nello Musumeci. Che, a un evento di Fdi, spara ad alzo zero: «Fra i magistrati catanesi la giudice Apostolico non è la sola a fare politica», sbotta il ministro. Con un vago identikit: «Si tratta di un magistrato che negli ultimi anni si è divertito a utilizzare i propri pregiudizi di uomo di sinistra per attaccare esponenti della destra». Ma Musumeci non fa il nome. Senza nessuno che, nemmeno dalle opposizioni - forse in preda al placido torpore domenicale - alzi il dito per chiedergli di chiarire, con nome e cognome, un’accusa pesantissima. Fra i commensali monta l’indignazione. Il più infervorato è Sebastiano Mignemi, presidente della sezione penale del tribunale. È lui, secondo un instant poll fra addetti ai lavori, il giudice di cui parla Musumeci. Il cui staff, però, non conferma l’identità a Il Giornale, che ieri fa il nome.

Sebastiano Mignemi, giudice
Sebastiano Mignemi, giudice

Il saggio consiglio

Eppure, non soltanto a cena, si dà per scontato che il ministro meloniano parlasse di Mignemi. Soprattutto per la sua attività sui social. «Gliel’abbiamo detto più volte, di limitarsi su alcuni giudizi - racconta un saggio collega - ma lui ci ha sempre risposto: “Sono libero di esprimere le mie idee”». Dal profilo Fb del magistrato, sempre brillante e dotato d’ironia pungente, soprattutto sul suo Milan, fino a domenica sera, si legge il post in cui campeggia la foto del giuramento di Musumeci al Quirinale, con questo commento: «Stendiamo un velo pietoso. Sirio by night!… e i comizi fascisti degli anni 80 con premio finale dei film “a luci rosse”». Una raffinata citazione sui trascorsi di giornalista politico del ministro a “Sirio55”, tv etnea degli anni 70 fondata dal penalista e deputato missino Orazio Santagati. Poi il «becera propaganda», quando l’allora governatore propone una stretta sui migranti durante il Covid. E, lo scorso settembre, non fa mistero di «sottoscrivere» la corsa di Emiliano Abramo, leader di Sant’Egidio (mondo a cui il giudice è molto legato), dapprima indicato dal fronte progressista come candidato sindaco. Una libertà di pensiero che però diventa rigore etico quando, nel maggio del 2013, Mignemi decide di astenersi dal processo sul buco di bilancio alla giunta di Umberto Scapagnini: per un “like” sul profilo di “CittàInsieme”, associazione ammessa come parte civile. «Voglio fugare ogni dubbio sull’imparzialità della Corte d’appello chiamata a giudicare gli ex amministratori», la spiegazione.

La bocciatura del Csm

Ma la diversità delle idee politiche s’incrocia, nel racconto dei suoi amici, anche con le presunte vendette consumate contro il «giudice di sinistra». Come la bocciatura del Csm, con il voto ostile dei laici di centrodestra, nella nomina a presidente di sezione della Corte d’appello: in quinta commissione, lo scorso 12 luglio fini 4-2 per Tiziana Carrubba, ritenuta dall’altro aspirante (e non solo) dotata di minori titoli. Adesso, in tribunale, c’è un altro posto vacante di analoga caratura. Vedremo.

Nello Musumeci, ministro della Protezione Civile

La telefonata a Musumeci

E ieri si sono alzate in volo le “colombe”. Una persona molto legata al giudice s’è presa la briga di chiamare Musumeci. Per chiedergli se davvero ce l’avesse con Mignemi (risposta: «Sì, ma non solo con lui») e perché. A quest’ultimo quesito, il ministro - con una rancorosa memoria da elefante - avrebbe risposto con un lungo e dettagliato elenco di post. Citando, con la rabbia all’apice, quello con un “combo” di tre foto (oltre all’ex governatore anche Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo) e la scritta «trova le differenze». Il ministro, però, avrebbe mostrato «disponibilità a chiarire». E chi l’ha sentito ieri non esclude che «forse un caffè fra i due, prima o poi, potrà esserci». Magari con qualcuno che assaggi prima le rispettive tazzine. Così, giusto per sicurezza.
m.barresi@lasicilia.it