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Catania, ai lavoratori dell'Oda «non basta il contentino di tre stipendi pagati su sette»

Continua lo stato di agitazione e la mobilitazione dei dipendenti della Fondazione opera diocesana assistenza

Francesca Aglieri Rinella

30 Aprile 2025, 08:30

ODA

Il conto corrente sistematicamente in rosso, l’amarezza perché nonostante si continui a lavorare, gli stipendi non arrivano puntuali come dovrebbero e l’incertezza del futuro. Sono ancora in stato di agitazione i lavoratori dell’Oda, l’opera diocesana assistenza, che da mesi vivono nella costante precarietà. Ieri hanno nuovamente manifestato, stavolta davanti la sede di viale Libertà, per rivendicare il loro diritto a essere pagati. E ironia della sorte, proprio ieri in concomitanza con il sit in di protesta i dipendenti si sono visti accreditare gli stipendi di novembre, dicembre e la tredicesima. Ma restano in sospeso gennaio, febbraio, marzo e aprile. Una vertenza che riguarda circa trecento dipendenti tra i 45 e i 60 anni. «Non molliamo finché non avremo certezza» dicono.

Nel giorno della protesta gli stipendi

«Ci sentiamo presi in giro - sottolineano a La Sicilia - i pagamenti sono un dovere, una scelta di dignità e di rispetto nei nostri confronti. Sono stati accreditati gli stipendi, ma non c’è alcunché da festeggiare. Rimaniamo indietro di quattro mensilità relative all’anno 2025. Quando li riceveremo? Quale futuro ci attende? In tutto questo tempo - precisano esasperati i lavoratori - mai ci siamo assentati, se non per rivendicare il nostro diritto allo sciopero o per partecipare alle assemblee». Durante l’assemblea di ieri - che per scelta dei lavoratori, sostenuti da Asia Usb, si fa nelle piazze e nelle strade e non negli uffici perché «questa è un’emergenza che deve riguardare non solo i dipendenti, ma la città intera» - è stato deciso di continuare lo stato di agitazione e di programmare per il prossimo martedì (6 maggio) un nuovo sit in di protesta in via Etnea, sotto la sede della prefettura. Non basta il «contentino» degli stipendi, così come non sono servite le rassicurazioni dell’arcivescovo Luigi Renna e le interlocuzioni con la prefettura. «Parole, parole, parole. A cui non seguono però i fatti» denunciano assistenti, fisioterapisti e psicologi. «Pagare a singhiozzo gli stipendi non può diventare una costante - ribadiscono i lavoratori - perché l’assunto è che chi lavora deve essere pagato. Noi abbiamo famiglie, figli da mandare a scuola, ragazzi da iscrivere all’Università, mutui da pagare, spesa da fare e bollette arretrate da saldare. Essere da sei mesi senza stipendio vuol dire che queste due mensilità più la tredicesima sono già impegnati e ci lasciano comunque indietro nella gestione dei conti delle nostre famiglie».

A farne le spese anche gli assistiti

A ciò si aggiunge una questione ancora più delicata che riguarda gli assistiti. «Perché non solo noi lavoratori subiamo questi ritardi, m anche gli assistiti e i loro familiari ne pagano le conseguenze. Ci sono genitori con cui costantemente ci rapportiamo che sono smarriti perché i loro figli assistiti sempre dagli stessi operatori avevano fatto nel tempo grandi progressi e ora non essendo garantito sempre lo stesso personale rischiano di regredire». Infine, c’è il caso commissario Adolfo Landi. «Può essere mai straordinario un commissario che è lì da otto anni? Per questo ne abbiamo chiesto ne dimissioni…».

Cos'è l'Oda

Per dovere di cronaca: la Fondazione Oda non è di proprietà dell’Arcidiocesi, ma è un ente ecclesiastico civilmente riconosciuto sui cui l’arcivescovo esercita il potere canonico di vigilanza. “Una storia lunga più di mezzo secolo. Quasi sessant’anni di impegno e dedizione profusi in piena adesione allo spirito della catechesi e della carità cristiana. Vicinanza e supporto agli ultimi, affinché non siano zattere alla deriva nel mare della disabilità e del disagio e non si sentano abbandonati. In una parola, Oda…” si legge nell’incipit della descrizione della Fondazione catanese. Eppure sia dipendenti che assistiti iniziano a sentirsi «abbandonati». E per questo la mobilitazione non si ferma.