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Catania, confermata la condanna a 15 anni a Fabio Matà per l’omicidio della madre Concetta Velardi. La difesa: «Si fa fatica a capire»

La sentenza della Corte d’Appello d’Assise

Laura Distefano

03 Luglio 2025, 13:42

velardi

Confermata la condanna a 15 anni a Fabio Matà per l’omicidio della madre Concetta Velardi del 2014. È questa la sentenza della Corte d’Appello d’Assise di Catania dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione. Il collegio, presieduto dalla giudice Stefania Scarlata, ha quindi accolto la richiesta formulata dal pg Antonio Nicastro che chiedeva (appunto) di confermare quanto già deciso nel primo processo di primo grado.

Il militare, che si è sempre proclamato innocente, è accusato di aver ucciso la madre colpendola (al culmine di una lite per una questione familiare legata alla compagna del figlio) con dei pesanti massi il 7 gennaio di undici anni fa al cimitero di Catania. Questa la ricostruzione accusatoria. Che la difesa ha sempre respinto, insistendo per un verdetto assolutorio.

Quello che si è appena concluso è stato un processo lungo e articolato. Si è aperta l’istruttoria dibattimentale ed è stato nominato un collegio peritale composto da super consulenti di fama nazionale, come Cristina Cattaneo. Il corpo della vittima è stato riesumato per poter permettere di prelevare parti di tessuto che avrebbero dovuto determinare i tempi di agonia. Perché il dato preminente è l’orario della morte di Concetta Velardi. Poiché se si va oltre un certo arco temporale c’è la prova, attraverso le celle telefoniche analizzate dagli investigatori, che Fabio Matà era da tutt’altra parte.

L’imputato, infatti, aveva lasciato la mamma alla tomba di famiglia, dove sono sepolti il fratello e il papà, è poi si è allontanato dal cimitero con la macchina per prendere un caffè. La superperizia però non ha portato a nessuna svolta. E quindi il materiale probatorio a disposizione delle parti è rimasto quello già acquisito e che ha portato all’annullamento con rinvio della Cassazione, che ha chiesto a una nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello di rivalutare la posizione di Matà.

L’epilogo è la conferma della condanna a 15 anni, a cui si è arrivati con il riconoscimento delle generiche nei confronti dell’imputato. Le motivazioni della sentenza arriveranno tra 90 giorni.

I difensori, gli avvocati Salvatore Pietro Pulvirenti e Francesco Campagna, attendono di leggerle: «Quello che facciamo fatica a capire è: se la Corte del giudizio di rinvio ha necessità di incaricare la Cattaneo e il suo staff per trovare elementi utili a integrare il compendio probatorio a carico di Matà e la Cattaneo non offre elementi spendibili in tal senso, come si fa a confermare un provvedimento già oggetto di annullamento da parte della Cassazione che non ha ravvisato nemmeno un indizio a carico dell'imputato?
Attenderemo la motivazione per comprendere il percorso cognitivo-ricostruttivo della Corte, ma purtroppo si allunga ancora l'attesa del nostro assistito per dare finalmente inizio alla ricerca del vero assassino della madre».