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Catania, da maggio addio a padrini e madrine per i battesimi e le cresime

Di Rossella Jannello |

CATANIA – Padrini e madrine come amici di famiglia e portatori di bei regali per i bambini (da ricambiare)? Anche no. A imporre una brusca riflessione sul ruolo di questi “vice genitori” per battezzandi e cresimandi è un decreto “ad experimentum e ad triennium” dell’arcivescovo etneo monsignore Salvatore Gristina, nel quale si comunica ai presbiteri e ai diaconi della diocesi, la decisione di eliminare la figura di padrini e madrine all’interno dei sacramenti del Battesimo e della Cresima.Non è il primo provvedimento del genere nelle Diocesi italiane, ma sicuramente farà discutere laici e religiosi. Ecco come e perché l’arcivescovo lo motiva nella forma e nella sostanza.

«La secolare tradizione della Chiesa – scrive mons. Gristina – vuole che padrino o madrina accompagnino il battezzando o il cresimando perché gli siano di aiuto nel cammino di fede. Ad esigere la presenza dei padrini non è la celebrazione in quanto tale, ma la crescita nella fede del battezzando o del cresimando, per cui essi dovranno essere credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel cammino della vita cristiana. Il loro compito è una vera funzione ecclesiale. (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, 1255)».

«Si consideri però – continua il presule – che nell’odierno contesto socio-ecclesiale la presenza dei padrini e delle madrine risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale, in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede» e che «la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancora più delicata».

Fin qui le notazioni “sociali”. In punta di diritto, «visto che il legislatore – annota l’arcivescovo – nella normativa codiciale al can. 872 non prescrive l’obbligatorietà di tale figura e preso atto delle consultazioni nei singoli vicariati, del Clero diocesano che orientano alla scelta della sospensione temporanea dei padrini nella celebrazione dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione allo scopo di verificare la possibilità di recuperarne l’identità e la missione ecclesiale; sentito il parere favorevole del Consiglio presbiterale, manifestato a maggioranza nella seduta del 22 ottobre 2019; sentito il Consiglio pastorale diocesano nella sessione dell’8 gennaio 2020: visti i canoni 381 e 391 del Codice di Diritto canonico, in virtù del presente atto, decreto “ad experimentum e ad triennium” la sospensione della presenza dei padrini e delle madrine nella celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Confermazione.

«Il presente decreto – così conclude – entrerà in vigore il 25 maggio 2021, Festa di Santa Maria Odigitria».

Fin qui il testo del decreto di mons. Gristina (il primo del genere in Sicilia) che mette il dito su una piccola “piaga” già aperta da tempo nella Chiesa italiana. In tema di diritto, a proposito di padrini e madrine, il Codice di diritto canonico indica infatti la possibilità della loro presenza nella celebrazione dei Battesimi o delle Cresime o Confermazioni, ma non la loro obbligatorietà, precisando le qualità richieste a padrini e madrine, “una vita conforme alla fede”.

Lo stesso principio viene ribadito anche da una nota della Conferenza episcopale italiana che risale a 18 anni fa, nel 2003. E non sono serviti neanche i “certificati di idoneità” o gli “atti di impegno” richiesti a padrini e madrine da alcune diocesi, né gli appositi corsi per aspiranti “vice genitori” spesso disertati o considerati un inutile passo burocratico da molti. Da qui la decisione, lenta e sofferta presa da tante diocesi.

Il primo vescovo a proporre un suo decreto in tal senso è stato mons. Giuseppe Satriano, vescovo dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati che nel 2017 nell’abolire la figura dei padrini e delle madrine con le citate motivazioni, ma solo per le Cresime, invitò «coloro che sono candidati alla cresima, unitamente alla famiglia e al parroco, a scegliere il padrino e/o la madrina tra i catechisti e/o gli educatori della comunità che hanno accompagnato il cresimando/a nel percorso di fede in preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana».

Il caso che fece più scalpore fu comunque quello del decreto del vescovo di Sulmona-Valva, mons. Michele Fusco, che il 16 luglio dell’anno scorso ha deciso di cancellare rumorosamente queste figure dai sacramenti del battesimo e della cresima o confermazione.

«La Chiesa – scrisse – è chiamata sempre a confrontarsi con il mutare dei contesti socioculturali in cui è inserita e a considerare il continuo cambiamento che tali contesti portano in sé». Per questo, come ha ribadito il vescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo nel cancellare nel gennaio scorso la figura dei padrini, bisogna esaminare le condizioni attuali. “Scelti abitualmente con criteri e finalità diverse da quelle che intende la Chiesa (relazioni di parentela, di amicizia, di interesse, ecc.), risulta che padrini e madrine non hanno piena consapevolezza ed effettiva idoneità a svolgere un ruolo efficace e credibile nel trasmettere la fede con la testimonianza della vita».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA