Contenuto riservato ai membri
IL REPORTAGE
Catania, in via Zia Lisa nel regno dei ricambi d’auto “d’occasione”: il mondo di mezzo tra legalità e criminalità
«Mi hanno rubato i fari». «Passi lunedì». In questa strada si trova tutto ciò che riguarda l’auto Ma senza “raccomandazione” difficile trattare sul prezzo
«Di cosa ha bisogno signora?». Un sabato mattina in via Zia Lisa, il luogo dove trovi tutto quello che riguarda il mondo delle auto. Di qualsiasi brand e a qualsiasi prezzo. L’importante però è avere “la raccomandazione”. «Salve, mi manda il mio amico… Stamattina ho trovato la macchina senza i quattro fari. Ho cercato su internet e ho trovato prezzi alti. Quasi 100 euro a gruppo ottico. Lei ha modo di farmi risparmiare?». Alla domanda il rivenditore risponde con un sorriso stampato sulle labbra. «Nessun problema, mi dia marca e modello dell’auto e torni lunedì che glieli faccio trovare a un prezzo onesto. La faccio risparmiare sicuro. Il prezzo? Poi ne parliamo, non si preoccupi. Ci mettiamo d’accordo. Saluti al nostro amico». Sull’insistenza a voler capire il costo rinvia – con decisione – al momento della consegna.Un “siparietto” che puzza un po’. Ma non è certo una novità che questa zona sia il regno dei ricettatori d’auto. Una volta era la strada delle autodemolizioni, conosciuta anche fuori dalla provincia etnea. Prima di far riparare la macchina una puntatina a Zia Lisa a Catania si faceva per tentare di trovare “il pezzo” a basso costo. E succedeva, anzi succede ancora oggi, che se il ricambio non è disponibile lo si può «ordinare».
L’illecito e il lecito si confondono. Le insegne luccicanti con i marchi più gettonati sono lo specchio del mercato autorizzato senza intoppi. Ma in alcuni punti – attenti a non generalizzare – nascosta dietro cancelli arrugginiti o palazzi semidiroccati trovi la seconda officina, quella non brandizzata. E lì si fanno gli affari (irregolari) a peso d’oro. Il furto su commissione è quasi da manuale.
I numeri del mercato nero della ricettazione sono incalcolabili. Ma dalle stime degli investigatori si parla di migliaia di euro all’anno. La prova sono le decine di denunce, non solo ufficiali a carabinieri e polizia, ma anche sui social. Le pagina Facebook e TikTok di Inciviltà a Catania sono quotidianamente invase di foto di auto senza fari, senza pneumatici, senza portiere.
Le bande
Ci sono bande organizzate e specializzate che operano anche a batterie dividendo la città in “zone d’azione” (criminale). Dai dati delle inchieste emerge come le vetture prese di mira dai “topi” siano Smart, Fiat Panda, Fiat 500, Lancia Y, Jeep e Alfa Romeo. Ma ci sono anche i ricambi degli scooter: quelli dell’Honda Sh sono i più richiesti. Auto e moto sono smantellate direttamente in strada o fatte sparire.Nel secondo caso specifico agiscono gang che grazie ai mezzi forniti dagli ingegneri della camorra riescono a impadronirsi di un’automobile in pochi secondi. A Catania si è siglato il record di 12 secondi. Nessuna notizia fake. È stato cronometrato dai carabinieri nel corso dell’inchiesta Carback.
E da quell’inchiesta – che ora ha portato oltre ottanta imputati davanti al giudice – è stata scoperta la regola dei 3 giorni d’attesa. Tempo in cui l’auto rubata resta in stand by in attesa di qualche “intermediario del cavallo di ritorno” che si fa vivo. Scaduto il termine, la vettura si smonta e si vendono i pezzi ai “ricettatori”.
La mafia
Ed è qui che arriva il puzzo della mafia. Che avrebbe messo le mani su una grossa fetta dei guadagni (illeciti) di questo mercato nero che pare non tramonterà mai. Anche in questo panorama i clan avrebbero ben capito come approfittare delle crisi economiche: non è un segreto che la guerra e l’aumento dei prezzi delle materie prime hanno generato una stangata nel settore tecnologico e automobilistico. E la criminalità organizzata ne approfitta.
A proposito di mafia. In via Zia Lisa c’era l’officina di Turi Rinaldi, “millemachini”, dove gli investigatori del Ros hanno piazzato delle cimici. Tra rottami e scheletri di metallo sono stati immortalati summit della famiglia Santapaola-Ercolano. Le registrazioni di quelle riunioni mafiose sono finite nei faldoni dell’inchiesta Agorà, scattata l’anno scorso.
Percorrendo la strada – sia in direzione del cimitero che per raggiungere l’aeroporto – è un susseguirsi di gommisti e rivenditori di ricambi d’auto (con annessa officina). Una è nascosta tra i piloni della tangenziale poco prima di arrivare allo svincolo che conduce a Librino. Attraversato quel punto si “entra” in via Gelso Bianco. Un luogo che rimanda alla memoria un omicidio di mafia avvenuto il 3 luglio 2009. Il reggente del Villaggio Sant’Agata, Raimondo Maugeri, cercò riparo dalle pallottole in una rimessa di materiali ferrosi. Una fuga inutile perché i sicari lo seguirono fin sotto i rottami per essere sicuri che non avesse scampo. Con quel delitto i Cappello-Carateddi dichiararono apertamente guerra ai Santapaola. Ma questa è un’altra storia.