Catania, la seconda bocciatura del decreto Cutro: ecco perché per un altro giudice è illegale trattenere i migranti
Un passaggio delle motivazioni del igudice Rosario Maria Annibale Cupri è una vera e propria difesa alle decisioni prese della collega Iolanda Apostolico. Cosa farà ora il governo?
Il gruppo Immigrazione del Tribunale civile di Catania continua ad andare nella stessa direzione rispetto al decreto Cutro. Il provvedimento non è conforme ai dettami comunitari e quindi va disapplicato. Il giudice Rosario Maria Annibale Cupri - con un recente passato nella sezione lavoro - non ha convalidato sei provvedimenti di trattenimento emessi a carico di sei tunisini dal Questore di Ragusa. Ieri sera alle 7 è stata sganciata la bomba.
Un passaggio delle motivazioni è una vera e propria difesa alle decisioni prese della collega Iolanda Apostolico: «Come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale in procedimenti di convalida di trattenimenti riguardanti cittadini tunisini e le cui motivazioni sono condivise da questo giudicante la norma prevede una garanzia finanziaria che non si configura, in realtà, come misura alternativa al trattenimento bensì come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/Ur, per il solo fatto che chiede protezione internazionale».
Le motivazioni
Le motivazioni dei sei provvedimenti sono sovrapponibili. Un caso riguarda un 37enne tunisino sbarcato il 3 ottobre a Lampedusa e poi trasferito a Pozzallo. Un altro invece un 29enne arrivato nell'isola della provincia di Agrigento il 2 ottobre. Il giudice Cupri citando una sentenza della Corte di giustizia dell’Ue, scrive che «il trattenimento di un richiedente protezione internazionale» costituisce «una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di circolazione e lo isola dal resto della popolazione, imponendogli di soggiornare in modo permanente in un perimetro circoscritto e ristretto».
«Ne discende - argomenta il giudice - che il trattenimento costituendo una misura di privazione della libertà personale è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge».
Il giudice catanese inoltre osserva che anche la Cassazione ha stabilito che «la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale». Il Tribunale inoltre sottolinea che «la richiesta di protezione internazionale non è soggetta ad alcuna formula sacramentale» e che nei casi dei due tunisini la sua domanda «doveva essere esaminata al suo ingresso alla frontiera di Lampedusa» e la sua richiesta «sottoscritta a Ragusa non può essere trattata come procedura di frontiera».
La norma e la fideiussione bancaria
«La normativa è in netto contrasto con le direttive comunitarie che non consentono il trattenimento per il solo fatto di chiedere la protezione internazionale. Ed è assurdo chiedere il versamento di una fideiussione bancaria a chi viene senza documenti per non essere rinchiuso. Anche perché come può uno straniero versare tale somma se è senza documenti? Dunque anche in questo caso il Tribunale ha reso giustizia non convalidando il trattenimento», commenta l'avvocato Fabio Presenti, che difende tre dei tunisini il cui trattenimento non è stato convalidato dal giudice Cupri.
Presenti ritiene che «l’attacco alla magistratura sia un parafulmine per l’esecutivo perché non può mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Infatti sta criticando ingiustamente un magistrato per la sua ideologia e non per le motivazioni del suo provvedimento, che è insindacabile. Il decreto è in contrasto con le normative comunitarie e il giudice non può far altro che disapplicarle. Se il governo non vuole cambiare la norma allora decida di uscire dall’Unione Europea», è la provocazione del penalista.
Altri tre tunisini il cui trattenimento non è stato convalidato sono difesi dall'avvocato Rosa Emanuela Lo Faro: «Le motivazioni del giudice Cupri sono dello stesso tenore di quelle della Apostolico. Il decreto viola l’articolo 117 della Costituzione che stabilisce che le normative devono essere conformi alle direttive comunitarie e internazionali. Il giudice Cupri inoltre ritiene che in questi casi non va applicata la procedura accelerata. Nonostante la sentenza di stasera domani i sei migranti si troveranno davanti alla commissione territoriale per valutare la propria richiesta di asilo politico». Lo Faro inoltre denuncia che «l'hotspot di Pozzallo non ha nessun numero ufficiale che possa permettere i familiari degli ospiti di poterli contattare».
Sicuramente il Viminale impugnerà il provvedimento del tribunale civile di Catania con un ricorso in Cassazione. Ha sessanta giorni di tempo. Ma la domanda che molti si chiedono è: Cupri sarà al centro degli attacchi come Apostolico? Vedremo cosa accadrà. E di questi tempi, basterà monitorare i social.