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Catania, migranti segregati per il riscatto

Catania, migranti tenuti segregati per il riscatto Fermati 5 somali e due italiani

Blitz della Polizia: sei sfuggiti alla cattura VIDEO 1 VIDEO 2 FOTO

Di Redazione |

Un centro di raccolta di somali appena sbarcati in Sicilia realizzato e gestito da loro connazionali in diversi appartamenti di Catania, dove venivano tenuti i migranti che dovevano poi pagare per essere lasciati andare è scoperto dalla polizia di Stato che sta eseguendo un fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura etnea nei confronti di 13 persone, tra cui due italiani, indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

In manette, nell’ambito dell’inchiesta denominata Somalia Express sono finite sette persone, emntre altre sei sono ricercate dalla Polizia. Sono gravemente indiziate di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il fermo è stato eseguito nei confronti dei catanesi Salvatore Pandetta di 62 anni e di Sebastiano Longhitano di 64 anni e nei confronti dei somali Ismail Abi, di 24 anni, Mahamed Mahamud Adam di 25 anni, Mohamed Nour Abdi di 29 anni, Dahir Abdullahi Gure di 27 anni, Yassin Mahamud Farah di 29 anni.

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Il fermo è stato disposto dopo un’indagine avviata dopo una segnalazione effettuata il 10 ottobre 2015 da una donna somala, residente a Milano, che denunciava il sequestro di un minore somalo tenuto segregato a Catania da alcuni connazionali che, per il suo rilascio, attendevano dai familiari il pagamento di una somma di danaro.

Le indagini, immediatamente avviate d’intesa con la Procura della Repubblica di Catania, hanno consentito di ritrovare, subito, nel pomeriggio del 14 ottobre 2015, il minorenne ed altri ragazzi somali all’interno di un Internet Point ubicato via Sturzo e di fermare tre somali.

Gli accertamenti hanno consentito di far emergere l’esistenza di una più ampia organizzazione criminale dedita al traffico di migranti somali che si occupava di prelevare dai centri di accoglienza i somali arrivati in Italia clandestinamente a seguito degli sbarchi, trasferirli a Catania e collocarli all’interno di appartamenti, dove venivano trattenuti in attesa che le rispettive famiglie, contattate telefonicamente, pagassero somme di denaro per la prosecuzione del viaggio verso la destinazione desiderata, in Italia o in altri Paesi europei.

Nel corso delle indagini è emerso che in particolare gli indagati somali monitoravano costantemente i flussi migratori e, immediatamente dopo gli sbarchi, inviavano un proprio emissario presso i centri di accoglienza ubicati nel territorio delle province della Sicilia e della Calabria. Le famiglie dei migranti somali versavano la cifra richiesta dagli associati mediante accredito su carte prepagate o mediante il sistema di pagamento denominato “Hawala”. Parte del denaro ricevuto veniva utilizzato per l’acquisto dei biglietti per i mezzi di trasporto e di documenti contraffatti necessari a consentire ai migranti di muoversi liberamente in Italia o all’estero.

I due italiani sono stati arrestati perché hanno messo a stabilmente a disposizione del gruppo un costante servizio di trasporto tramite le proprie autovetture. Sono stati individuati a Catania e nell’hinterland nove appartamenti utilizzati come centri di raccolta all’interno dei quali, dall’inizio delle indagini, sono state trattenute diverse decine di cittadini somali.

Al momento dell’esecuzione del fermo, in seguito ad appositi controlli effettuati all’interno di alcune delle abitazioni già individuate nel corso delle indagini, sono stati rintracciati 37 somali, di cui tre minorenni, in ordine ai quali sono in corso mirati approfondimenti investigativi.

Nella circostanza sono stati rilevati univoci e concordanti indizi di reità a carico del cittadino somalo Abshir Ali Abdi di 26 anni che aveva la disponibilità dell’appartamento il quale è stato posto in stato di fermo di indiziato di delitto per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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