Notizie Locali


SEZIONI
Catania 12°

MAFIA

Catania: torna in libertà dopo 30 anni Nunzio Zuccaro, spietato killer del clan Santapaola

Ha scontato la sua pena: fece scalpore l'omicidio di un fiorario al cimitero. Disse che mai avrebbe potuto opporsi alla commissione di un omicidio

Di Laura Distefano |

«La pena risulta interamente espiata». Nunzio Zuccaro, uno dei più spietati killer del clan Santapaola degli anni Novanta, è tornato in libertà. L’ordine di scarcerazione arriva direttamente dall’ufficio esecuzioni penali della procura di Catania che ha “fatto” dei calcoli precisi tra le condanne già espiate (anche per omicidio, i periodi di libertà e l’ultimo condanna a 15 anni del processo Thor (verdetto che è diventato definitivo).

Zuccaro – difeso dall’avvocato Maria Lucia D’Anna – è da ieri quindi fuori dal carcere di Salerno. 

Il santapaoliano ha fatto parte del gruppo di fuoco di Cosa nostra e non si è mai tirato indietro. Ha ammazzato anche innocenti, ha procurato armi, ha fatto da palo durante un agguato.  Ha preso parte a casi di lupara bianca e vendette senza mai fare domande. Perché così agivano i killer di mafia. E lui lo ha incarnato. In una recentissima lettera lui stesso ammette «che non avrebbe mai potuto opporsi alla commissione di un omicidio».  

Nunzio Zuccaro è stato condannato nel processo Ariete, diversi anni or sono ormai, per l’orripilante assassino del giovane misterbianchese Giuseppe Torre commesso nel 1992. Un freddo giorno di febbraio alcuni uomini fingendosi rappresentanti delle forze dell’ordine riuscirono a sequestrarlo.  Quell’innocente con l’unica colpa di essere il figlio dell’amante del nemico numero 1 del clan di Giuseppe Pulvirenti ‘u malpassuto Gaetano Nicotra, all’epoca latitante. Lo interrogarono e lo torturano per ore cercando di fargli dire dove si nascondesse il boss, ma quel ragazzino non riuscì a dire nulla. Quando i killer si resero conto che Torre non avrebbe potuto dare alcuna informazione utile non ebbero però nessuna pietà. Lo ammazzarono e poi lo bruciarono con i copertoni. Un pentito raccontò di aver visto i suoi piedi ancora muoversi mentre si appiccava il fuoco. A quell’omicidio partecipò proprio Nunzio Zuccaro.

Ma dopo aver scontato più di 20 anni di carcere arrivò la scarcerazione. Ma pochi mesi dopo, precisamente a marzo 2020, fu nuovamente arrestato nel blitz del Ros Thor per l’omicidio di Angelo Bertolo commesso il primo luglio 1994. A puntare il dito contro di lui fu in particolare Francesco Squillaci ‘martiddina’, da cui nacque l’operazione che svelo decine di delitti commessi dal 1989 al 2007.    

Bertolo fu  ammazzato tra i suoi fiori nella bancarella al cimitero. Fu crivellato da 9 colpi calibro 9 parabellum alla testa e al torace nella sua bancarella a due passi dal cimitero. «L’omicidio del fioraio, il cui fratello era soprannominato Giraffa, fu commesso da Nunzio Cocuzza e Ferdinando Maccarrone», raccontò il collaboratore ai magistrati. Quale fu il movente? «Nunzio Zuccaro gli disse che bisognava fare questo omicidio per fare un favore a Pippo Di Giacomo, reggente dei Laudani e mandante dell’omicidio dell’avvocato Serafino Famà. Zuccaro chiese  a Squillaci di potergli “dare la disponibilità” di due dei suoi uomini. Il pentito diede il consenso a “fornire i due killers”», spiegò nella requisitoria il pm Rocco Liguori. Alla fine la gup condannò l’imputato – che ha ammesso ma senza fare nomi se non di boss già morti – a 15 anni e qualche mese in continuazione con le altre sentenze.  

Nunzio Zuccaro fu, assieme a Raimondo Maugeri (ucciso oltre dieci anni fa), uno dei  reggenti del Villaggio Sant’Agata dopo l’arresto dello storico capo Santo Battaglia.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti: