Notizie Locali


SEZIONI
Catania 9°

LO SCENARIO

Catania: viaggio al Castello Ursino tra scorribande di motorini, bracieri e il potere dei Santapaola

Di Laura Distefano |

Piazza Federico di Svevia è diventata ultimamente palcoscenico di scorribande senza controllo. Giovani in sella a scooter e motorini hanno trasformato uno dei luoghi più suggestivi di Catania in una pista da corsa. Fare una passeggiata all’ombra del maestoso Castello Ursino in tranquillità è quasi impossibile. Anche per questo negli ultimi tempi sono aumentati i servizi delle forze dell'ordine per reprimere i crimini in quest'area del centro storico catanese. Ma in questo crocevia di inciviltà e profumo di carne arrostita è riuscita a mettere radici anche la criminalità organizzata. 

Nell’organigramma della famiglia di Cosa nostra catanese si conta anche la squadra del Castello Ursino. Qui il nome storico che viene evocato è quello di Natale D’Emanuele, il cugino del padrino Nitto Santapaola. Ormai ultrasettentenne, il boss nei tempi passati è riuscito a fare soldi con il business del caro estinto. Nella sentenza d’appello del processo Cherubino di qualche anno fa i giudici scrivevano che D’Emanuele era riuscito a mettere in piedi un “consorzio” di imprese che aveva come obiettivo quello di “monopolizzare” la gestione delle onoranze funebri a Catania e non solo. D’Emanuele, insomma, avrebbe rivestito il ruolo di boss “imprenditore” che tanto piace al cugino Nitto. 

Ma la sua eredità mafiosa a livello militare come responsabile del gruppo del Castello Ursino chi l’avrebbe presa? Non è facile trovare una risposta. Anche perché di inchieste specifiche su questa cellula del clan Santapaola non ce ne sono state nell’ultimo periodo. Qualche tempo fa, quando è scattata l’inchiesta Zeta che ha decimato il gruppo di San Cocimo (piazza Machiavelli) storicamente legato alla famiglia del boss Maurizio Zuccaro, gli investigatori della Squadra Mobile affermavano che il potere di controllo territoriale sarebbe arrivato fino al maniero catanese. Però ci sono verbali di pentiti e “pezzi” di recenti ordinanze che permettono di dare risposte con nomi e cognomi. Andando anche a scattare una fotografia quasi recente. Alla vigilia del lockdown. Nelle carte del blitz Agorà c’è una frase che mette una sorta di marchio mafioso alla zona: il Castello Ursino, come accertato nel corso dell’indagine Kronos, è una roccaforte di Francesco Santapaola (detto Colluccio, cugino di secondo grado del padrino). 

C’è un interrogatorio del 2016 rimasto top secret del pentito Natale Raccuia, uomo della scorta del boss Enzo Aiello, a sua volta braccio imprenditoriale di Cosa nostra e coinvolto nel blitz Caronte, in cui si ricostruisce la (presunta) linea di successione. Il collaboratore di giustizia, discutendo di estorsioni e altre vicende del clan, racconta: «Natale D’Emanuele nominò responsabile del gruppo di Castello Ursino Ernesto Marletta». Che però è stato arrestato; dopo sarebbe arrivato un certo “Andrea” di cui però non ricorda il cognome.

Ma, incrociando le dichiarazioni di un altro pentito e il ricordo di Raccuia quando gli mostrano le foto, si arriva al nome Andrea Corallo. Davide Seminara, ex autista del narcos della mafia Andrea Nizza, quasi sette anni fa così descrive Corallo: «Persona che era il braccio destro e fedelissimo di Turi Mirabella detto “Palocco”, che sino all’esecuzione dell’operazione denominata “Reset” era il reggente di San Cristoforo. Ricordo che dopo l’operazione Reset le riunioni si spostarono al Castello Ursino al bar o al chiosco e ricordo che questo Andrea stava sempre lì nella Piazza del castello Ursino dove si discutevano tutti gli affari di mafia. Questo Andrea era una persona importante del clan ed il suo riferimento dopo l’arresto di Turi Palocco era Rosario Lombardo. Le persone con le quali principalmente si incontrava questo Andrea nella piazza del Castello Ursino erano Franco Magrì, Giovanni Cavallaro, Cesare Marletta ed altri». 

Il nome di Turi Palocco – arrestato nel blitz sull’estorsione del Bingo di Misterbianco e inserito fino a qualche anno fa nella zona della stazione- collegato alla squadra mafiosa del Castello Ursino è anche dai verbali del 2020 di Silvio Corra, cognato del defunto Angelo Santapaola ed ex reggente del gruppo mafioso dei Nizza. Il collaboratore parla di «Salvatore Mirabella» che «faceva capo al gruppo del Castello Ursino» come quello che «sbrigava le cose» per conto di Francesco Colluccio Santapaola quando non poteva uscire da casa. Anche se Corra si vanta, rispondendo alle domande della pm Agata Santonocito, che prima che il cugino di Nitto venisse scarcerato «ero il suo occhio per Castello Ursino». Il pentito inserisce nel gruppo anche Franco Pinto (arrestato nell’inchiesta Kronos nel 2016). «Da 2013 e fino all’arresto di Mirabella stava nel gruppo di Castello Ursino, anche anche se era il reggente del gruppo della Civita», dichiara ai pm . Che poi fa un altro nome: «Anche Pierpaolo Di Gaetano fa gruppo al Castello Ursino». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati