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Clan Brunetto, processo d’appello da ripetere per alcuni imputati

L'inchiesta Fiori di Pesco è citata nella relazione sullo scioglimento del comune di Castiglione di Sicilia

Laura Distefano

17 Luglio 2023, 14:17

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L’ultimo scoglio giudiziario del processo Fiori di Pesco è arrivato. Per alcuni imputati però il fascicolo tornerà indietro e si dovrà ripetere l’Appello. L’inchiesta che ha dato il via a questo procedimento è quella scattata nel 2017: i carabinieri di Messina sferrarono un durissimo colpo alla cellula del clan Brunetto - ovvero Santapaola-Ercolano - che opera nella Valle dell’Alcantara, al confine tra le province etnea e peloritana.

Un’indagine che è citata anche nella relazione prefettizia che ha portato allo scioglimento del comune di Castiglione di Sicilia. Negli atti del viminale, coperti da omissis, si parla del fatto che uno dei vertici della famiglia mafiosa legata a Cosa nostra è sepolto nel cimitero di Passopisciaro del borgo etneo. La tomba è quella del boss Paolo Brunetto, ai vertici della cosca fino alla sua morte avvenuta nel 2013. Nelle carte del blitz messinese ci sono le fibrillazioni causate dal decesso del capomafia, con l’urgenza della riorganizzazione delle posizioni apicali.


Ma torniamo alla sentenza degli ermellini. La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi rendendo definitiva la condanna nei confronti di Angelo Salmeri (9 anni), Alfio Di Bella (6 anni), Vincenzo Lo Monaco (11 anni) , Pietro Carmelo Oliveri (10 anni) e Antonino Salanitri (2 anni). La Cassazione ha annullato con rinvio limitatamente al trattamento sanzionatorio la sentenza d’appello nei confronti di Vincenzo Antonino Pino. Annullata con rinvio nei confronti di Salvatore Scuderi, Daniele Nicolosi e Antonio Monforte. Processo da rifare per l’accusa di associazione mafiosa anche per Carmelo Caminiti e Filippo Scuderi (la sentenza è irrevocabile per gli altri capi d’imputazione). «Mi dichiaro pienamente soddisfatto della decisione e degli annullamenti per le posizioni dei miei assistiti Monforte, Nicolosi e Pino. La Suprema Corte ha condiviso le censure in diritto. Attendo di leggere la motivazione per valutare la strategia difensiva nel nuovo giudizio d’appello susseguente all’annullamento», ha commentato l’avvocato Michele Pansera.