Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

Contenuto riservato ai membri

ESCLUSIVO

Corso Martiri, i nuovi proprietari: «Ecco il nostro progetto da 300 milioni per San Berillo. Alberghi, parcheggi, una concert hall e…»

Intervista con Giancarlo Ciacciofera, ad dell’azienda che ha rilevato Istica e Cecos e che ha in mano il futuro dello storico quartiere catanese

Di Luisa Santangelo |

«Il coraggio non è di voi giornalisti. Anziché scrivere che sono stato assolto in Cassazione, dopo un martirio ingiusto, mentre i magistrati non hanno pagato nulla, scrivete condannato per bancarotta… È una piaga della mia vita, io ne ho patito. Non è questo il modo per presentare i nuovi arrivati su un progetto tanto importante come quello di San Berillo, no? Sembra una provocazione: “Sono arrivati i soliti scappati di casa”. Noi non pensiamo di esserlo, abbiamo bisogno di costruire un rapporto con la città che parta bene».

Allora cominciamo da capo. Giancarlo Ciacciofera, commercialista palermitano, amministratore unico di Halifax srl, la società che di fatto è diventata proprietaria del 75 per cento di corso dei Martiri. Assolto in Cassazione dall’accusa di bancarotta fraudolenta del gruppo Miraglia a Palermo. C’è stato anche un rinvio in Appello, giusto?

«È finita del tutto. Era più facile per loro dire che i colletti bianchi si salvano per le prescrizioni, dimenticando che su 15 reati ci sono 14 assoluzioni perché il fatto non sussiste. Su uno mi hanno tenuto in ballo per 20 anni. Io sono stato presidente delle controllate della famiglia Agnelli nel Sud Italia, nel cda della Rinascente, di Upim, di Pirelli. Forse valgo di più di una condanna assurda di qualche magistrato con la formula del “non poteva non sapere”. Io sono una vittima della giustizia, non sono uno che ha avuto problemi con la giustizia. Purtroppo, a voi giornalisti viene difficile dire che i magistrati hanno sbagliato: sbagliano sempre gli imputati. In un progetto in cui si pensa di investire 300 milioni di euro, se veniamo presentati come personaggi con un passato losco, i prossimi passaggi, anche con il sindaco, non saranno facili».

Il sindaco, che di mestiere fa il penalista, pesa da solo cose e persone.

«Il sindaco ci conosce e ci stima. Però i sindaci vivono anche del pensiero della cittadinanza. I catanesi, dal 1954, vedono un’incompiuta permanente in quella vicenda. Riteniamo di avere un progetto credibile, ma se la città ci volta le spalle, ci fermiamo. Tanto io campo lo stesso anche senza San Berillo. Sa quanti non vedono l’ora di dirci “Volete venderci l’area”?».

È già successo?

«Questo è un progetto che interessa tanti soggetti. Intanto l’abbiamo comprato noi, vogliamo lavorare con serenità. La città ci dia una chance. Se sbaglieremo saremo meritevoli di censura, se facciamo bene meritiamo rispetto. Crediamo sia legittimo».

Lo è. Visto che la città attende la realizzazione di questa incompiuta dagli anni Cinquanta, serve un dato: a quanto avete comprato? Il paese è piccolo e la gente mormora. Si dice che abbiate speso tra i cinque e i dieci milioni di euro.

«Queste sono notizie riservate che è giusto che rimangano tali. Presenteremo un piano al sindaco, faremo una conferenza stampa pubblica».

Andiamo oltre: l’organizzazione della società. Halifax è di proprietà di quattro aziende. La prima…

«Endurance holding è di proprietà di una società, la First capital, a sua volta controllata da una società della mia famiglia, la Concordia capital. Tra gli amministratori c’è anche Francesco De Ficchy, figlio del procuratore Luigi De Ficchy, già alla Direzione nazionale antimafia e poi procuratore capo a Perugia; e poi c’è un altro avvocato, anche lui figlio di un magistrato».

Tra gli amministratori della First c’è Fabrizio Inzerillo, che è anche revisore legale della Emmecci srl, di Gangi (nel Palermitano), proprietaria di un altro 25% delle quote di Halifax.

«Confermo. La persona di riferimento per Emmecci è Mario Puglisi».

Poi c’è Edgroup, che è dell’architetto Enrico Damino, ora amministratore unico di Istica e Cecos. Ho cercato e non ho trovato nessuno che lo conoscesse. Lei come c’è arrivato?

«L’architetto Damino è una delle persone di riferimento di Lidl, Penny Market e Philip Morris. Nel mondo commerciale è molto conosciuto. Ha sempre lavorato con gruppi internazionali su piccoli sviluppi immobiliari. È del territorio, nessuno di noi lo è, ed è apprezzato dall’amministrazione comunale. Questi progetti hanno bisogno di profili così».

Finiamo con Hightel Towers, che si occupa di infrastrutture per le telecomunicazioni ed è di Gaetano Buglisi. Un’azienda di questo tipo che c’entra con corso dei Martiri?

«La famiglia Buglisi è una delle più ricche d’Italia. Hightel Towers fa capo alla società Bgenera, di cui la invito a guardare il bilancio, ed è presieduta dall’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria. L’avvocato Buglisi è uno dei più grandi imprenditori dell’agricoltura biologica italiana».

Anche lui vittima della giustizia, no? Assolto nel processo in cui era imputato insieme a Vito Nicastri.

«È una delle cose più schifose che io abbia mai visto nella mia vita. Il gip che ha firmato l’arresto di Buglisi si è dimesso dalla magistratura. Però, ovviamente, queste notizie non sono di rilievo giornalistico…».

Da quanto volevate corso Martiri?

«Io sono storicamente un consulente vicino al mondo Unicredit. La banca ha dovuto prendere la proprietà perché i vecchi proprietari andarono in default e non pagarono. Poi ci fu la vendita a Vitek (Radovan Vitek, magnate della Repubblica Ceca, ndr), e quando Vitek decise di vendere ci è arrivata la proposta. Abbiamo fatto delle analisi con gli investitori primari. Ma la società avrà evoluzioni».

Arriverà qualcun altro?

«Entrerà un fondo istituzionale».

Cosa significa “fondo istituzionale”? Parliamo di capitale pubblico?

«Significa un soggetto di standing internazionale che sarà co-investitore in questo progetto e che è già molto presente nel mondo immobiliare. Zero capitale pubblico. Le società di gestione del risparmio, che sono le uniche titolate a gestire i fondi immobiliari, sono soggetti sottoposti al controllo della Banca d’Italia, e questo le rende assimilabili a investitori istituzionali».

Quindi entrerà una società di gestione del risparmio?

«È un fatto molto tecnico. Quando avremo modo di presentare il progetto, entro maggio, avrete tutti i dettagli».

Porterete avanti il masterplan di Cucinella?

«Quando abbiamo comprato l’area, ci siamo presentati al sindaco. Il sindaco ci ha evidenziato alcune, a suo avviso, storture del progetto originario Cucinella. Quindi abbiamo condiviso una diversa distribuzione volumetrica, più orientata all’ospitalità e meno al commerciale».

Più alberghi e meno botteghe?

«Ci dovrebbe essere un concert hall per i grandi eventi; ci saranno degli alberghi. Il progetto non è completo, non siamo ancora in grado di dire tutto. Prima era stato approvato, di fatto, un centro commerciale. Ora le superfici commerciali saranno ridimensionate in modo importantissimo. Ci saranno cose piccole al servizio degli alberghi. Ci sarà un grandissimo parcheggio, non ci sarà più il cinema… In quest’ottica ci stiamo confrontando con vari studi di progettazione. Non perché Cucinella, che è il progettista della società, non sia bravo. Però… Stiamo valutando se affiancare qualcun altro per delle integrazioni».

Trecento milioni sono realistici?

«È una stima che abbiamo fatto prima dell’acquisto e, allo stesso tempo, è anche un numero campato in aria. Potrebbe essere 200 o 350. Coi progettisti puoi fare la torre di Gae Aulenti o un immobile con una forma meno caratterizzante. A maggio avremo l’investimento definitivo».

Okay. Investite 300 milioni. Ma poi come ci guadagnate?

«Come succede nel mondo reale, la compagine sociale si avvale di finanziatori bancari. Quindi la società contribuirà a coprire una parte dell’investimento con mezzi propri e una parte con mezzi di terzi».

La domanda resta: come ci guadagnate?

«Metteremo a reddito tutto. Sui parcheggi abbiamo già coinvolto il più grande investitore europeo della sosta; sugli alberghi stiamo parlando con i più grandi operatori alberghieri del mondo; sul centro eventi stiamo parlando con un mio caro amico che è anche l’amministratore delegato della più grande società di eventi al mondo. Stiamo coinvolgendo attori di primissimo livello internazionale».

Interessati a investire a Catania.

«La Sicilia è stata smarcata da una serie di “minus” che ne cappavano lo sviluppo. Ci sono tutti i più grandi gruppi alberghieri del mondo che guardano alla Sicilia con estremo favore. L’aeroporto di Catania è uno dei primi cinque italiani. Tutti questi fattori rendono il progetto d’interesse».

Sempre perché il paese è piccolo e la gente mormora: si dice che dietro a queste strutture di società inscatolate l’una dentro l’altra possa esserci sempre il palazzinaro romano Luca Parnasi, il proprietario fallito che ha dovuto lasciare tutto a Unicredit.

«Parnasi non c’entra nulla. Il primo che lo dice lo querelo».

Perché non avete comprato anche le aree della società Risanamento San Berillo srl? Sono il 25% che vi manca.

«Stiamo comprando anche quelle. Abbiamo già fatto l’offerta vincolante».

Risanamento San Berillo è controllata da Tecnis, in amministrazione straordinaria. È stata messa in vendita, tramite asta giudiziaria, circa un anno fa. La base era sei milioni.

«Noi abbiamo fatto un’offerta per comprarla ora. L’abbiamo presentata poche settimane dopo l’acquisto delle altre aree. Contiamo di diventare proprietari del 100%. Il progetto non può che essere unitario».

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati