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Così la scuola siciliana si sta svuotando: persi 114 mila alunni in 11 anni

In calo anche gli istituti statatali passati dagli 883 del 2013 ai 705 di oggi

Laura Mendola

25 Agosto 2025, 08:25

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Un’isola che si svuota, intere famiglie che fanno le valigie per andare a vivere lì dove il lavoro c’è. Tanti bambini a giugno hanno già salutato i compagnetti di scuola e li hanno abbracciati con la promessa di rivedersi, mentre i genitori già sanno che il rientro nell’isola è una chimera. Così tra migrazione e calo demografico - effetto verosimilmente dell’incertezza occupazionale - i numeri della scuola siciliana dovrebbero essere già un campanello d’allarme per la classe politica siciliana.

I numeri di Anief

I dati della scuola sono emblematici, dall’anno scolastico 2013-14 fino a quello da poco concluso sono mancati all’appello ben 114.425 alunni. Si è passati, quindi, da 773.425 di undici anni fa fino ai 659 mila dello scorso anno, con una riduzione media di 10 mila alunni l’anno in tutta l’isola. E questi già sono dei numeri rilevanti. È come se una città come Siracusa fosse scomparsa completamente. Tutto questo non è certo rassicurante per un’isola che paga, e da anni, il caro prezzo di mancati investimenti occupazionali che possano ridare speranza. Con conseguenze anche sul corpo docente con migliaia di posti “tagliati” (600 solo negli ultimi tre anni).

Il taglio delle classi

Le conseguenze ci sono anche negli istituti statali che sono diventati 705 al fronte degli 888 del 2013 (183 in meno) con conseguenti ricadute anche a livello occupazionale, con posti di insegnanti tagliati, così come quelli per i dirigenti scolastici e il personale Ata e di laboratorio. Capitolo a parte le scuole paritarie, anche storiche, che per mancanza di iscrizione hanno chiesto alla Regione la cancellazione. Uno di questi è il liceo classico Mignosi di Caltanissetta.
Una vera a propria emorragia in uno dei settori che fino a qualche anno fa era la “linfa” dell’economia perché c’è la certezza stipendiale che permette a molti di avere una tranquillità personale.

Allarme Anief

I dati del calo demografico non sono tanto confortanti. A lanciare l’allarme sulle pesanti ripercussioni è l’Anief, con il suo presidente nazionale Marcello Pacifico. «L'Italia si invecchia e la scuola perde sempre più alunni: nell’anno scolastico che sta per arrivare il Ministero dell’Istruzione ha calcolato un calo di circa 134mila studenti, con la popolazione scolastica che scenderà sotto i 6,8 milioni: andando avanti di questo passo, entro il 2035 si potrebbe arrivare a una perdita di quasi 1,4 milioni di studenti tra i 5 e i 14 anni. L’andamento sembra inevitabile: le scuole che si svuotano, i plessi che chiudono, gli insegnanti che vengono meno». Da qui la richiesta al Governo di «interventi diretti per rispondere alla denatalità, ad iniziare dall’innalzamento dell’obbligo scolastico fino alla maggiore età, all’abbattimento definitivo delle classi pollai, in tutti i cicli scolastici, e alla riduzione quindi del numero minimo di alunni per la formazione delle classi. Si tratta di provvedimenti imprescindibili, dei quali beneficerebbe tutto il sistema scuola, a partire dagli alunni con bisogni speciali». Chiede anche di «introdurre il tempo pieno e prolungato in tutte le scuole, a iniziare da quelle del Sud. Come andrebbe ripristinato l’organico aggiuntivo, quello Ata collegato al Pnrr e all’Agenda Sud, introdotto lo scorso anno scolastico, si è dissolto nel nulla e senza alcuna spiegazione».

Più morti che nuovi nati

Secondo uno studio di Assoesercenti nei primi sei mesi dell’anno ci sono stati in Sicilia più decessi che nascite (l’isola per l’incidenza pari al 8,15% si è piazzata al quarto posto dopo Lombardia, Lazio e Campania), mentre a livello regionale guida la classifica Palermo, seguita da Catania e la chiude Enna. «Il quadro demografico che emerge dai dati Istat – commenta il presidente di Assoesercenti Salvo Politino - non lascia spazio a interpretazioni ottimistiche: le nascite continuano a calare, mentre i decessi restano elevati, determinando un saldo naturale che erode costantemente la popolazione residente. In Sicilia, pur con un’incidenza percentuale sul dato nazionale allineata a regioni di dimensioni simili, si registrano differenze interne significative tra le province. Questi elementi richiedono attenzione e politiche mirate, dalla sanità alla pianificazione territoriale, passando per il sostegno alla natalità e alle famiglie». Le ricadute sono anche sul mondo del lavoro: «Meno giovani - prosegue Politino - significa meno forza lavoro disponibile. Il rischio è un mercato del lavoro sbilanciato verso le fasce più anziane, con carenze di competenze emergenti e un calo della competitività del Paese.

Si riparte il 15 settembre

Nel frattempo nelle scuole ci si prepara per il nuovo anno scolastico il cui suono della campanella per i circa 650mila studenti è fissato per il prossimo 15 settembre, ma alcune scuole stanno pensando di anticipare il rientro in classe per poi programmare i diversi ponti previsti durante i nove mesi di attività. Mentre il turnover è stato bloccato con un programma assunzionale nelle scuole siciliane ridotto rispetto ai posti vacanti. Saranno stabilizzati 404 Ata (su 1.404 posti disponibili). Nello specifico saranno solo 272 collaboratori scolastici su 862 posti disponibili; 78 assistenti amministrativi su 280 posti disponibili; 41 assistenti tecnici su 213 posti disponibili e 8 funzionari Eq (ex Dsga) su 12 posti disponibili.