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Csm, Bisogni: «Riscrivere le regole per evitare il ripetersi di scandali»

Conclusa la maratona negli uffici siciliani. «Drammatica la carenza di risorse»

Di Laura Distefano |

La maratona giudiziaria della delegazione del Csm si è conclusa venerdì pomeriggio a Catania. Due giorni di visite e di incontri che hanno il sapore di un prova muscolare del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura. Che ha il compito di far dimenticare la stagione di veleni. Marco Bisogni, membro togato del Csm è consapevole del ruolo assunto: «Sentiamo tutti la responsabilità di comporre il Csm in questo particolare momento storico. Con gli altri membri laici e togati abbiamo anzitutto condiviso – spiega – la necessità che il consiglio recuperi efficienza nelle interlocuzioni con uffici e magistrati. C’è poi bisogno di riscrivere le nostre regole interne per evitare nuovi scandali e soprattutto valorizzare la stragrande parte della magistratura che lavora con abnegazione e onore, proprio quella che abbiamo incontrato in questi giorni negli uffici giudiziari».

Quale è l’emergenza del sistema giustizia?«Io credo che il consiglio debba lavorare proprio per superare il concetto di emergenza da troppo tempo associato al sistema giustizia. C’è bisogno semplicemente di risorse umane e materiali adeguate, di regole processuali stabili improntate alla semplificazione dei riti e che consentano di concentrarsi sulla complessità delle situazioni umane che ogni processo civile o penale coinvolge, di un’informatizzazione che migliori la qualità del servizio reso ai cittadini e che non complichi inutilmente l’attività giudiziaria».

La magistratura siciliana alcune volte si sente isolata. Ma è solo una percezione?«La magistratura siciliana (e non è la sola) è una magistratura che opera in una terra di frontiera nella quale la sovranità dello Stato è ancora messa in continua discussione dalle organizzazioni mafiose. Da pm qui a Catania non mi sono sentito isolato, ma a volte ho avuto la percezione che la peculiarità delle condizioni in cui si opera in questi territori non sia adeguatamente compresa e fronteggiata a livello centrale: su questo però il nuovo consiglio può fare molto e visite come quella di questi giorni costituiscono un primo importante passo in questa direzione».

A Caltanissetta c’è un problema di carenza di risorse: il maxi processo Montante rischia di finire per molti reati in prescrizione. Così non si spreca il lavoro dei colleghi pm?«Quello delle risorse è un problema drammatico. La corte d’appello di Caltanissetta ha una scopertura di oltre il 40 per cento di organico (scopertura seconda solo a quella di Reggio Calabria). Si tratta di un dato che ripropone un tema fondamentale per la credibilità del sistema: i tribunali di frontiera sono presidi di legalità solo se posti in condizione di lavorare con efficienza e senza richiedere ai magistrati che vi operano sacrifici personali e professionali inesigibili. Occorre poi un sistema di incentivi economici e professionali in favore di giudici e pm che decidano di lavorare con continuità negli uffici più esposti».

Catania. Che aria tira? Da diverse anime anche del Csm si chiede di fare in fretta per la nomina del nuovo procuratore. La tappa a piazza Verga cosa vi ha fatto comprendere?«La tappa di Catania ci ha confermato che negli uffici etnei operano aggiunti e sostituti straordinari di elevatissima professionalità. Sono, quindi, certo che tutti si metteranno alle spalle la fisiologica dialettica emersa in questi giorni (e risolta dal consiglio), lavorando, come sempre, al servizio della città».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA