Da Siracusa Freedom Flotilla salpa per Gaza per rompere il blocco navale israeliano. E il silenzio dell'Occidente
La nave Handala (che significa "il bambino che non cresce") ha lasciato il porto alle 12 dirigendosi verso una delle sfide umanitarie più controverse del nostro tempo. A bordo 18 persone, tra cui medici, avvocati, volontari civili di ogni età
Con un semplice telo bianco e una scritta fatta a pennarello che recita: "Fate silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono", la nave Handala della Freedom Flotilla Coalition ha lasciato il porto di Siracusa alle 12 di oggi, dirigendosi verso una delle sfide umanitarie più controverse del nostro tempo. La missione, che mira a rompere il blocco navale israeliano su Gaza e la Palestina tutta, rappresenta una speranza di aiuto e risoluzione, una speranza di fraternità che unisce i popoli a prescindere da quello che i governi occidentali stanno alimentando e fomentando sotto coperta.
La Nuova Spedizione dopo il Sequestro della Madleen
L'obiettivo della Handala è identico a quello della nave Madleen, partita da Catania il 1° giugno e sequestrata dalle forze israeliane in acque internazionali il 9 giugno. A bordo della precedente missione si trovavano 12 membri tra cui l'attivista climatica Greta Thunberg. I membri dell’equipaggio furono trattenuti, interrogati e successivamente espulsi dopo essere stati condotti con la forza in territorio israeliano. L'intercettazione della Madleen in acque internazionali costituisce una palese violazione del diritto internazionale.
Le Convenzioni di Ginevra del 1949 impongono agli Stati l'obbligo di garantire il libero accesso degli aiuti umanitari alle popolazioni civili in stato di necessità. Il Diritto del mare prevede inoltre che in acque internazionali nessuno Stato può esercitare la propria sovranità né fermare navi battenti bandiera straniera, salvo casi specifici previsti dal diritto internazionale. La Corte Internazionale di Giustizia sta esaminando l'obbligo di Israele di facilitare gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Secondo l'ONU, il divieto di Israele di qualsiasi cooperazione costituisce una violazione della Carta delle Nazioni Unite.
La Handala trasporta 18 persone, tra cui medici, avvocati, volontari civili di ogni età. L'imbarcazione, un ex peschereccio norvegese, è carica di forniture mediche, cibo, attrezzature per bambini e medicine. Dopo una breve sosta prevista a Gallipoli, la nave riprenderà la rotta verso Gaza con l'obiettivo di raggiungere le acque territoriali palestinesi. "Non in mio nome" è uno degli slogan più usati tra l'equipaggio, in particolare l'influencer americano Chris Smalls che dal porto di Ortigia in diretta streaming si rivolge direttamente al presidente americano Trump, ricordando che il silenzio è dei governi, non del popolo mondiale, che tutti i cittadini liberi urlano stop alla guerra e che la partecipazione di questi giorni rappresenta la speranza non solo per Gaza ma per un mondo più coerente con i propri valori.
Il simbolismo di un nome: Handala, il Bambino che Non Cresce
La scelta del nome Handala per questa missione non è casuale. Il personaggio, creato dal vignettista palestinese Naji al-Ali, è diventato uno dei simboli più riconoscibili della resistenza palestinese. Handala è un bambino di 10 anni con capelli ispidi, piedi nudi e vestiti rattoppati, sempre raffigurato di spalle con le mani intrecciate dietro la schiena.
Nella conferenza stampa del 13 luglio moderata da Maria Elena Delia portavoce del Global Movement Gaza, sono intervenuti i membri dell'equipaggio e in particolare è stato sentito l'europarlamentare spagnolo Jaume Asens, il quale ha presentato una denuncia penale contro Netanyahu e altri dirigenti israeliani per l'attacco alla nave Madleen. L'azione legale, depositata il 3 luglio presso il tribunale spagnolo, chiama in causa anche il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz.
La testimonianza dei membri della Handala pone l'accento sul silenzio delle autorità politiche occidentali ed europee. Un silenzio che contrasta con la partecipazione attiva delle popolazioni europee alle varie iniziative di solidarietà. I volontari presenti sulla nave sono consapevoli che il viaggio verso Gaza comporta rischi seri, considerando il totale disinteresse di Israele nel rispettare le normative internazionali, "un silenzio che rimbomba" è stato definito dall'attivista palestinese Huwaida Arraf. Silenzio che viene confermato dall'assenza degli organi politici locali. Nessuno né dalla regione né del comune di Siracusa hanno ritenuto di partecipare o di avvicinarsi per un saluto umano oltre che istituzionale.
Siracusa ha dato però prova di grande valore: le associazioni cittadine, come il Comitato di Siracusa per la Palestina coordinato da Simonetta Cascio e Carlo Gradenigo, hanno organizzato i lavori dei volontari e le varie iniziative che hanno portato "un po' di Palestina nel cuore di Ortigia".
La missione della Handala si inserisce in un contesto geopolitico complesso, dove i diritti umanitari si scontrano con la violenza di Israele. Le organizzazioni per i diritti umani hanno definito il blocco una "tattica per ridurre alla fame" la popolazione di Gaza e un crimine contro l'umanità.
L'azione della Handala è cruciale. La nave, con il suo carico simbolico di aiuti e il suo nome che richiama la resistenza palestinese, sfida non solo il blocco navale israeliano, ma anche l'indifferenza della comunità internazionale di fronte a una crisi umanitaria che dura da decenni.