Delitto Nino Agostino, dopo 36 anni non c'è ancora una sentenza definitiva: i fratelli si rivolgono alla Corte Europea
Il poliziotto ucciso nel 1989 insieme alla moglie incinta a Villagrazia di Carini
Hanno sete di verità i fratelli di Nino Agostino, l'agente di polizia ammazzato assieme alla moglie Ida Castellucci, incinta di due mesi, per mano mafiosa il 5 agosto nel 1989 a Villagrazia di Carini, a Palermo. Annunziata, Flora e Salvatore Agostino – seguendo le orme del papà Vincenzo - hanno deciso di adire la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per la «persistente e ingiustificata inerzia dello Stato italiano nel garantire» un risvolto processuale al delitto avvenuto 36 anni fa. Sul delitto ci sono due tronconi processuali.
Per il filone abbreviato dovrà celebrarsi un appello bis: la Cassazione ha infatti annullato con rinvio la condanna all'ergastolo del boss del mandamento di Resuttana, Nino Madonia. Dichiarato prescritto l’omicidio di Ida poiché è stata esclusa la premeditazione. Non sono ancora state depositate le motivazioni della Corte d’Assise di Palermo che ha inflitto l’ergastolo a Gaetano Scotto.
«Dopo oltre trentacinque anni, quattro richieste di archiviazione, numerose opposizioni e proroghe d’indagine, la mancanza di un accertamento definitivo della responsabilità penale rappresenta, secondo i ricorrenti, una grave violazione degli obblighi previsti dall’articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo», si legge in una nota diffusa dalla famiglia Agostino. Ieri è arrivata una risposta dai giudici europei. Più veloce di quanto si potesse pensare. La Corte Edu, infatti, ha ritenuto ammissibile il ricorso e lo ha formalmente iscritto, riconoscendo la rilevanza delle questioni sollevate. «Il ricorso sarà portato all’esame della Corte quanto prima possibile sulla base dei documenti e delle informazioni da lei forniti - si legge nella comunicazione inviata da Strasburgo - Di norma la procedura dinanzi la Corte è scritta, quindi sarà nostra cura informarla tempestivamente delle decisioni che la Corte adotterà».
Si tratta di una tappa fondamentale per i familiari, che da decenni attendono un percorso di verità e giustizia. «Siamo soddisfatti che le nostre richieste abbiano avuto un primo favorevole accoglimento alla Cedu. Naturalmente il percorso è ancora lungo, ma siamo fiduciosi», commenta l'avvocato Vincenzo Ragazzi che, assieme ai legali Massimo Ferrante e Giovanni Romeo, sta seguendo l'iter. Tirano un sospiro di sollievo Annunziata, Salvatore e Flora Agostino: «Proseguendo sulle orme dei nostri genitori, continuiamo con la stessa forza e dignità per dare giustizia a nostro fratello Nino e a nostra cognata Ida. Abbiamo sempre riposto la nostra massima fiducia in quei valorosi uomini dello Stato che si sono spesi con il massimo impegno per garantirci quel diritto alla giustizia che, purtroppo, ci è stato negato per troppo tempo».