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Omicidio Roberta Siragusa, l’ex chiede la scarcerazione: respinta

La 17enne fu uccisa a Caccamo nel gennaio del 2020. Pietro Morreale è stato condannato all'ergastolo

Di Redazione |

In attesa del processo di secondo grado davanti alla corte d’assise d’appello di Palermo, fissato per il 9 ottobre, Pietro Morreale, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della fidanzata diciassettenne Roberta Siragusa, aveva chiesto la scarcerazione – che è stata respinta – attraverso il suo avvocato Gaetano Giunta. La giovane fu uccisa a Caccamo nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2020.La ragazza fu uccisa nel campo sportivo del paese, dopo che la coppia, a causa di un litigio, si era allontanata in auto da casa di amici. Il giovane avrebbe colpito con un sasso Roberta, tramortendola, e poi le avrebbe dato fuoco con la benzina, prima di caricare il corpo sulla macchina e, infine, gettarlo in un fossato.La Corte ha comminato all’imputato l’interdizione legale per la durata della pena e quella perpetua dai pubblici uffici, condannandolo anche al risarcimento del danno nei confronti di genitori e parenti della vittima: Iana Brancato e Filippo Siragusa, rispettivamente per 225 mila euro e 229 mila euro; al fratello della ragazza, Dario, per 209 mila euro, e della nonna Maria Barone per 117 mila euro.Pietro Morreale dovrà pure risarcire il Comune di Caccamo con una provvisionale esecutiva di 15 mila euro. Respinte, invece, le richieste di risarcimento da parte di alcune associazioni. Il padre, la madre e il fratello di Roberta si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Sergio Burgio, Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Simona La Verde.

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