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Dell'Utri, il Tribunale di Palermo dice no alla confisca dei beni: «Mai provati rapporti tra Berlusconi e la mafia»

La Propcura aveva anche proposto la sorveglianza speciale

Redazione La Sicilia

21 Marzo 2024, 19:54

No del Tribunale di Sorveglianza, Marcello dell'Utri resta in carcere

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La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha rigettato la richiesta della Procura di disporre la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la confisca dei beni dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento è stato depositato il 13 marzo scorso. Dell’Utri era difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani.

Secondo i giudici «nessun elemento concreto depone per ritenere tutte le entrate di Marcello Dell’Utri (dunque anche quelle derivanti dallo svolgimento di attività professionale presso le società del gruppo imprenditoriale riconducibile a Silvio Berlusconi, e finanche gli emolumenti per la carica di parlamentare) illecite in quanto derivanti da una sorta di inquinamento genetico».

«Anche volendo valorizzare le condotte delittuose giudizialmente accertate (il ruolo di mediazione assunto da Dell’Utri nelle richieste estorsive veicolate da Cosa nostra a Berlusconi), - spiegano i magistrati - non può giungersi alla conclusione secondo cui anche i rapporti di lavoro e di collaborazione fra Berlusconi e Dell’Utri (e finanche l’attività politica svolta da quest’ultimo nel partito fondato dal primo) sarebbero radicalmente inquinati, e addirittura ottenuti dal proposto solo grazie ad un indimostrato condizionamento subito da Berlusconi (e di cui, peraltro, mancherebbe un accertamento giudiziale). Tale conclusione, infatti, oltre che estremamente semplicistica e indimostrata, - concludono i giudici - si scontra con la successiva evoluzione dei rapporti fra i due e con il più volte rinnovato (finanche nelle proprie disposizioni testamentarie, come notorio) senso di amicizia e riconoscenza mostrato da Berlusconi nei confronti di Dell’Utri e posto alla base degli ingenti flussi finanziari veicolati in suo favore».

La tesi della connessione fra gli enormi versamenti ed un possibile patto criminale tra Dell’Utri

e Berlusconi e/o la riconoscenza (o la remunerazione) per il silenzio serbato dal Dell’Utri circa i rapporti fra Berlusconi e Cosa nostra, pur se estremamente suggestiva (fosse solo per

l'incredibile ammontare complessivo di tali versamenti e per la stessa storia criminale di Dell’Utri), presta il fianco alla finora indimostrata esistenza di accordi fra il sodalizio criminale e Berlusconi, sia in campo imprenditoriale che politico» scrivono ancora i giudici del tribunale di Palermo.