Depuratore e fogne: Catania a rischio infrazione Ue

Di Cesare La Marca / 20 Maggio 2015

Bisogna accelerare i tempi, perché su Catania continua a pendere la procedura d’infrazione avviata nel 2009 dalla Comunità europea per violazione delle norme su raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue, e anche perché fino a oggi la città conta su appena il venti per cento delle utenze allacciate alla rete fognaria.
 
Tutto il resto inquina falde e sottosuolo, o peggio finisce in mare, con un impatto ambientale insostenibile, che le norme comunitarie, e prima ancora l’elementare tutela dell’ambiente e del territorio impongono di azzerare.
 
Rete dell’area metropolitana.
Con i 213 milioni stanziati dal Cipe c’è quindi da estendere e completare la rete fognaria di Catania e sette comuni vicini (Battiati, parte di Gravina, San Gregorio, San Giovanni la Punta, Tremestieri, Aci Castello e parte di Aci Catena), e c’è il depuratore di Pantano d’Arci da adeguare e ampliare affinché possa reggere una portata molto superiore. L’investimento complessivo stimato è di circa 500 milioni, tra spese del gestore, allacci alle utenze e sistemazione delle reti esistenti, per convogliare le acque reflue fino al depuratore che a regime dovrà essere adeguato alla portata necessaria per 545mila utenti.
 
La novità è che il progetto in due stralci già elaborato da tecnici e ingegneri di Comune e Sidra ha ottenuto l’approvazione della commissione tecnico scientifica del ministero dell’Ambiente (per quanto riguarda il 1° stralcio), ed è stato considerato valido per risolvere la procedura d’infrazione avviata dall’Unione europea oltre sei anni addietro, cosa che scongiurerebbe anche il rischio della conseguente sanzione milionaria.
«Il progetto è valido e non ci espone a un commissariamento per il depuratore da parte del governo», afferma l’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco.
 
L’iter di quest’opera essenziale per la città e il suo comprensorio è insomma in una fase cruciale che potrebbe segnare la svolta e consentire entro l’anno l’avvio dei lavori, come ha affermato il sindaco Enzo Bianco.
 
Dopo il disco verde del ministero, sono in corso ulteriori procedure di valutazione e approvazione da parte del Comitato tecnico regionale, passaggio necessario per avviare nei prossimi mesi le procedure d’appalto per la progettazione esecutiva, il che aprirebbe la strada appunto all’avvio dei lavori entro l’anno.
 
Il progetto complessivo. L’intera rete fognaria a servizio di Catania e del circondario sarà collegata a due grandi collettori. Il primo è il cosiddetto “vecchio allacciante” che convoglia sia reflui che acque piovane e serve la zona costiera a est della città oltre al centro storico, a cui s’innesterà la nuova condotta di Aci Castello a salvaguardia della Riserva marina dei Ciclopi. Il secondo collettore è invece il “nuovo allacciante”, che convoglia solo acque reflue e serve le aree a nord e a ovest della città e una parte dei comuni vicini alla cintura urbana. Questo collettore presenta una serie di carenze e problemi tecnici, che il progetto mira a risolvere, che impediscono a una parte della città, benché le utenze siano allacciate alla rete, di essere collegata al depuratore di Pantano d’Arci.
 
Il Comune e la Sidra, dopo la complessa vicenda legata all’Ato idrico, hanno costituito un gruppo di lavoro integrato per superare una lunga fase di stallo e realizzare nell’area metropolitana 387 chilometri di nuove condotte fognarie (186 chilometri previsti col 1° stralcio e 201 col 2°), e per recuperare e ripristinare altri 396 chilometri di condotta (251 per acque miste e 145 per acque nere) costruita decenni addietro e oggi vetusta e non funzionante.
 
Il depuratore di Pantano D’Arci, dal 2001 gestito dalla Sidra, depura oggi i reflui per un’utenza complessiva di 320mila abitanti ma con una tecnologia ormai superata. Il progetto in attesa dell’avviamento delle procedure d’appalto prevede nel primo stralcio il completamento della rete e l’ampliamento del depuratore fino alla portata necessaria per 410mila abitanti. Con i lavori del secondo stralcio dell’opera, il depuratore a regime sarà adeguato per 545mila utenti, e consentirà il riutilizzo dell’acqua depurata per uso agricolo o industriale.

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