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Il retroscena

In Sicilia dietro lo scontro sulle Camere di Commercio, la “guerra” per il controllo di Fontanarossa

Gelo fra la Regione e il ministro delle Imprese Urso sul nuovo assetto. Schifani: «Scelte corrette»

Di Mario Barresi |

Che dietro lo scontro sulle Camere di Commercio ci sia una “guerra dei cieli” – in particolare per il controllo di Fontanarossa – lo sanno anche i bambini. Molto meno di dominio pubblico è il clima di alta tensione fra la Regione e il ministero delle Imprese, con Renato Schifani, sin qui silenzioso, pronto a uscire allo scoperto, per rivendicare «scelte corrette», basate «su criteri oggettivi» e soprattutto «su chiare prerogative di legge».

Cominciamo dalla fine. E cioè dalla videoconferenza convocata dal capo di gabinetto di Adolfo Urso, una «riunione di ascolto delle associazioni imprenditoriali e confronto sulle ipotesi di riorganizzazione del sistema camerale siciliano in particolare per i territori di Catania, Siracusa e Ragusa». L’invito, a Palazzo d’Orléans, è arrivato via Pec nel pomeriggio di venerdì scorso. Proprio quando Schifani, ironia della sorte, si trovava all’Open Land di Siracusa per chiudere la campagna elettorale del candidato di centrodestra, per poi spostarsi a Catania per il comizio dei leader nazionali. Ed è in quel momento che scatta l’«irritazione» del governatore.

da sinistra il ministro Adolfo Urso e il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani

Calma e gesso. Schifani incassa il colpo per non esternare problemi interni al centrodestra alla vigilia del voto. Ma lunedì 29, sempre tramite una mail altrettanto formale, il capo di gabinetto del governatore, Totò Sammartano, risponde al suo omologo dell’ex Mise, Federico Eichberg. Anticipando che la Regione non avrebbe partecipato alla videocall dell’indomani. Il contenuto? Tradotto dal burocratese, infarcito di molta diplomazia, il senso è: l’oggetto della convocazione è superato, poiché si ritiene la procedura di fatto chiusa . Non a caso, infatti, viene allegato il decreto con cui il governo regionale ridisegna la mappa delle Camere di Commercio, «peraltro già inviato per conoscenza» proprio al ministero. Come dire: semmai non ve ne foste accorti, noi abbiamo già fatto tutto. E cioè: riesumare la Camera del sud-est (Catania-Siracusa-Ragusa), istituire quella di Agrigento-Caltanissetta-Trapani e confermare Messina autonoma e Palermo-Enna.

Un lavoro affidato a Edy Tamajo, in assoluto l’assessore più vicino al presidente. Che ha seguito di persona la stesura di un testo ritenuto «inattaccabile». Compreso rispetto alla prescrizione, ritenuta «ampiamente superata», della legge nazionale 106/2021 (quella frutto dell’emendamento di Stefania Prestigiacomo, per intenderci), sull’«istituzione» delle CamCom di Catania e del “mostro a cinque teste” che unifica Siracusa e Ragusa ad Agrigento, Caltanissetta e Trapani. La linea del governo siciliano è che si tratta di una norma transitoria, «nelle more» della riorganizzazione da parte della Regione. Che rivendica la nuova mappa, «in considerazione delle competenze e dell’autonomia ad essa attribuite», come recita la stessa legge 106, con un termine inizialmente fissato nel 31 dicembre 2021 e poi prorogato a tutto il 2023.

Il decreto Tamajo, che oggi sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana, viene dunque blindato da Schifani in persona: «Abbiamo fatto un ottimo lavoro, nel pieno rispetto della legge nazionale, attuando degli accorpamenti quanto più fisiologici e naturali possibili», è l’unica dichiarazione ufficiale che il governatore affida a La Sicilia. Mentre si trova a Roma, in una breve pausa dagli impegni istituzionali, fra i quali un pranzo con Ignazio La Russa a Palazzo Madama, proprio mentre c’è anche il neo-sindaco di Catania, Enrico Trantino. Ieri, in questo contesto, non s’è affrontato il tema camerale. Ma da Palermo filtra l’indiscrezione che Schifani abbia già «fatto un cenno al governo nazionale», chiedendo di «monitorare una situazione sulla quale il presidente per adesso non ha voluto intervenire». Un silenzio ufficiale, perché nei discorsi con i suoi, invece, il presidente della Regione avrebbe già espresso la necessità di «finirla con questa pantomima». Urso, pur facendo gestire al suo capo di gabinetto la videocall, ha affidato a una nota stampa attribuita al Mimit la necessità di una «prospettiva di una migliore rappresentatività delle istanze imprenditoriali e territoriali». Tradotto: la mappa della Regione non mi piace. E questa «entrata a gamba tesa» non è proprio piaciuta al governatore siciliano, che – sospettando che dietro ci possa essere anche qualche “manina” etnea, o magari acese – avrebbe pure informato Palazzo Chigi dell’incidente diplomatico. «Io vado avanti e non mi faccio sobillare. Su questa vicenda sono pronto ad andare alla guerra», è la linea.

A valle c’è anche un intreccio politico. Con diversi fili che arrivano tutti a Fontanarossa. Uno di questi è il rapporto, definito «freddo, anzi freddissimo», fra il governatore e Marco Falcone. Portabandiera delle istanze, legittime, di chi – fra gli altri Confindustria, Ance e Cna – vorrebbe che Catania restasse da sola. Non c’è la firma dell’assessore all’Economia sul decreto del collega (di giunta, ma anche di partito) Tamajo. Falcone, prima di chiudere il collegamento video da Catania, avrebbe usato anche la parola «delinquenti» per rendere l’idea del «comitato d’affari» sull’asse CamCom-Sac. Schifani, anziché ascoltare lo sfogo pubblico in giunta, avrebbe gradito un preventivo colloquio riservato. Per una sorta di sistema di vasi comunicanti forzisti, più cresce la distanza con Falcone e più aumenta il feeling con Nicola D’Agostino, da sempre amico di Nico Torrisi, ad di Sac. «Ma i rapporti politici, o personali non c’entrano nulla – tengono a precisare dall’entourage presidenziale – con la linea sulle Camere di Commercio». Semmai, altra constatazione che filtra, «il fatto che il governatori apprezzi i risultati di Sac, considerando l’aeroporto di Catania un fiore all’occhiello, non è la matrice della scelta, ma la conferma che ne rafforza la correttezza». Ma la pace, sotto il cielo di Fontanarossa, è un flebile puntino in un orizzonte lontano. Molto lontano.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA