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Disabile investito sulla Circonvallazione, è caccia alla "verità" tra testimoni e videosorveglianza

La vicenda di Salvo, 37 anni, non è solo un caso di cronaca ma di coscienza. Il presidente della Onlus Controvendo: «Non si può essere così meschini»

Francesca Aglieri Rinella

20 Luglio 2025, 13:30

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A piccoli passi verso l’indipendenza, ma per qualche settimana, Salvo, 37 anni, investito sulle strisce pedonali lungo la Circonvallazione non potrà più compierli perché chi lo ha travolto gli ha causato una frattura a un piede. Lui che nonostante la sua disabilità fa di tutto per vivere una vita normale, dopo essere stato operato, è ricoverato nel reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Cannizzaro con una prognosi di 30 giorni. Una notizia che come commenta il presidente del Consiglio Seby Anastasi: «ci colpisce come un pugno allo stomaco. E deve fare riflettere. Tutti.

Non è semplicemente un fatto di cronaca. È una questione di coscienza. Della coscienza e della dignità di un’intera comunità. Il grado di civiltà di una città e di conseguenza anche della nostra, si misura anche da come protegge e accoglie i suoi cittadini più fragili: chi vive una condizione di disabilità, chi non ha una rete familiare solida, chi ogni giorno affronta una vita in salita. Davanti a episodi come questo, dunque, il punto non è cercare subito un colpevole da additare ma chiederci verso cosa stiamo andando e quale cultura stiamo contribuendo a costruire per le generazioni future. Non è retorica, ma responsabilità. Perché se sappiamo indignarci, giustamente, per la spazzatura in strada, per il traffico impazzito, per la sosta selvaggia, allora dobbiamo indignarci anche, e di più, per chi abbandona un giovane disabile sull’asfalto, lasciandogli in mano qualche banconota, come tentativo di lavarsi la coscienza dopo averlo investito. Perché in una città moderna, europea, mediterranea e civile non possono essere tollerati né accettati come normali fatti di questa gravità, così come ogni forma di violenza, anche solo verbale, deve essere respinta con assoluta fermezza.

È questo il senso che mi spinge a condannare episodi come quello accaduto a Salvo e, nello stesso tempo, a esprimere la mia piena solidarietà e il mio sostegno al sindaco Trantino, recentemente oggetto di gravi e inaccettabili minacce. È necessario un cambio di passo culturale. Umano, prima ancora che politico».
Venerdì mattina, l’incidente è avvenuto prima dello svincolo di Ognina per entrare al Lungomare all’altezza dell’attraversamento pedonale con semaforo. Salvatore, che frequenta la cooperativa sociale Controvento Onlus, sa che i suoi educatori sono molto rigidi nell’inculcare ai ragazzi la necessità di attraversare sulle strisce pedonali e lui lo aveva fatto. Per poi farsi accompagnare alla sede della cooperativa che considera casa (nella foto alcuni ragazzi).

«Stiamo iniziando a raccogliere le testimonianze di chi ha visto quanto accaduto - dice a La Sicilia il presidente della Onlus Daniele Casella - e stiamo supportando la famiglia per avviare l’iter legale della denuncia. A prescindere dal gesto vile e ignobile di avere lasciato una persona disabile senza prestare soccorso, ritengo che come comunità dovremmo fermarci un attimo a riflettere su tutte le cattiverie scritte sui social che purtroppo non fanno altro che aggravare una situazione già di per sé incresciosa. Insulti gratuiti non adeguati che non servono in questo momento di dolore perché non aiutano a raggiungere l’obiettivo che è quello di identificare i responsabili. E soprattutto va ribadito che queste cose non devono accadere ad altri. Noi ci auguriamo solo che chi ha travolto Salvatore non l’abbia fatto con l’intenzione così meschina, ma che ci sia stato dell’altro, magari una poca conoscenza del vivere civile, una mancanza di cultura del dono della diversità. Tanto, appunto, da scatenare minacce sui social. C’è stata una grande solidarietà da parte del sindaco (che ha chiamato la sorella, ndr) e dell’assessore che si sono mobilitati e che mi hanno assicurato si adopereranno per assistere la famiglia e agevolare l’accesso alle telecamere di sorveglianza».