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Turismo
Dopo la denuncia di Rocco Forte sulle «difficoltà inimmaginabili in Sicilia», qualità dell’offerta e dei servizi per un’Isola davvero turistica
Il successo delle produzioni Tv ambientate nel nostro territorio danno il senso delle potenzialità
«No parking no business» diceva spesso un catanese illuminato, imprenditore degli anni ’80 che inventò la grande distribuzione in Sicilia tra gli anni ’60 e i ’90. Il concetto, mutuato dall’americano John Jenkins, fondatore della Publix, in Florida, è la sintesi di una formula necessaria, ancora oggi, affinché si avvii crescita economica in ogni campo. E non era certo uno spot pro-parcheggi, ma si riferiva, più in generale, alla necessità di favorire uno sviluppo urbanistico ragionato, moderno, per impedire che il consumatore o il turista che non trova facilità di accesso e fruizione dei beni e dei servizi di un territorio vada, semplicemente, altrove. Qual è, dunque oggi, la formuletta che ci permetterebbe di vivere di turismo e superare le «difficoltà inimmaginabili» di cui ha parlato Rocco Forte sul nostro inserto di fine anno, declinano da par suo un asset decisivo per lo sviluppo della Sicilia? Su quale tipo di turismo puntiamo, oltre che quello balneare, per rendere tutte le stagioni dell’anno appetibili? Ci siamo chiesti come mai sono bastate due serie televisive come il “Commissario Montalbano” e “The White Lotus” – per far esplodere nel mondo due aree turistiche, una in fase di declino come Taormina e l’altra semi sconosciuta, come il Sud est della Sicilia?

«Le serie tv hanno comunicato al mondo le peculiarità della Sicilia»
«La spiegazione è semplice – spiega Doriana Patanè, produttore televisivo della Fascino, società di Maria de Filippi – le serie televisive hanno comunicato al mondo le peculiarità della Sicilia, ovvero la sua bellezza variegata e multiculturale, l’enogastronomia, l’accoglienza e, cosa fondamentale, uno stile di vita in cui la socializzazione e i valori umani vengono enfatizzati in contrasto con un modello di società alienante come quello delle metropoli. E non è un caso che hanno fatto ascolti da capogiro, per “The White Lotus”, ad esempio, il glamour dei personaggi, la bellezza dei luoghi e il ritorno alle origini di alcuni protagonisti sono stati un mix perfetto».

Tutto ciò dimostra che non servono grandi spese per esempio in fiere di settore se il messaggio che passa è quello giusto. «Una destinazione turistica – spiega il sindaco di Santa Marina di Salina, Domenico Arabia – diventa tale solo quando le bellezze del luogo e le risorse locali siano integrate con infrastrutture e servizi che rendono accessibile la fruibilità della meta desiderata. Da noi tutto ciò è quasi impossibile, e lo dico da sindaco. Impossibile dialogare con la Regione Siciliana, manca la cultura di sistema. Basta guardare come siamo messi con la mobilità, con i collegamenti marittimi, disastrosi, e con gli aeroporti. Ricordiamo solo il caso dell’incendio estivo a Fontanarossa».
Luisa Beccaria: «La quantità, a volte, fa danni e invece la qualità premia»
Attualmente la tipologia di turismo maggiormente praticata in Sicilia è quella balneare, lidi e spiagge affollatissime, ma ahimè, soltanto tre mesi l’anno. «Mi dispiace dirlo – aggiunge la stilista Luisa Beccaria – ma il fatto che in Sicilia il turismo sia ultimamente così aumentato, non è una buona notizia. Non lo è perché non ci siamo preparati, perché non si può parlare di turismo tout court senza poi prevedere che la quantità, a volte, fa danni e invece la qualità premia. Bisogna puntare a un altro tipo di sviluppo turistico, quello che chiede autenticità dei luoghi e servizi adeguati. Bisogna proteggersi, selezionare, il vero lusso di un luogo sta nell’esaltazione del territorio, nella cura, altrimenti è involuzione».

Perché? «Prima di tutto – aggiunge Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars e componente della Commissione Ue – perché la Sicilia soffre di gravi carenze sia sul piano dell’offerta, vedasi la questione delle concessioni balneari – tema caldo e mai realmente affrontato da tutti i governi degli ultimi decenni – che dell’assenza di adeguati servizi per la mobilità, delle infrastrutture, per i servizi idrici ed elettrici, la gestione dei rifiuti e, dulcis in fundo, di monitoraggio da parte delle istituzioni a garanzia della qualità dell’offerta».E se è vero che un investitore che viene da Milano deve aspettare oltre 8 mesi per avere un allaccio alla rete elettrica, un ragionamento a parte si dovrebbe fare per capire qual è il meccanismo per ottenere o meno le varie autorizzazioni «Se, ad esempio, parliamo di spiagge – spiega Giuseppe Favaccio, ex ingegnere capo del Comune di Noto – il problema è che per un lungo periodo sono state rilasciate concessioni demaniali marittime in assenza di programmazione/pianificazione. I famosi Piani delle Spiagge, cosiddetti Pdm, che dovevano redigere i Comuni e poi essere trasmessi alla Regione per l’approvazione. Senza considerare come questi stabilimenti venissero concepiti, adesso che ci sono, precari e senza alcun servizio essenziale, nessuno li controlla. Ciò, ovviamente, ha fatto si che anche questa attività sia regolata dal caos».
A pari intensità di richiesta ci sarebbe poi il turismo culturale, quello montano, quello sportivo, nautico e quello cosiddetto stanziale, modello Spagna e Costa Azzurra. E se da un lato tutto ciò non può essere addossato esclusivamente alla politica, dall’altro essa dovrebbe fare il massimo per facilitare, controllare e incentivare gli investimenti privati che sino ad oggi denunciano «inimmaginabili difficoltà». Immaginare di fare della Sicilia, soprattutto con il turismo, il motore di sviluppo di tutto il Mediterraneo significa dunque agire su vari fronti. «Non dimentichiamo – conclude la Beccaria – che la Sicilia non dispone di risorse naturali tali da poter competere nel mondo globale, ma possiede una bellezza intrinseca ed una varietà di territori in grado di fare diventare il turismo la nostra principale industria».In sintonia, dunque, con i temi del momento, quali la sostenibilità e l’economia circolare, la Sicilia sarebbe il posto ideale dove fare sviluppo non già solo in termini di Pil ma, perché no, di Fil – Felicità Interna Lorda – ovvero l’indicatore che misura il livello di benessere e qualità della vita di un territorio, tenendo conto di fattori come il reddito, la salute, l’istruzione, la sicurezza e l’ambiente.