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LA NOSTRA ESCLUSIVA
Galvagno, ecco le carte della corruzione: da Cannes alle “utilità” per gli amici
L’inchiesta: la portavoce indagata lavorava per la società lussemburghese del caso sul Turismo. I tre filoni: oltre a Fondazione Dragotto e spettacoli, il peculato per l’uso improprio dell’auto blu
Ecco le carte. Dell’inchiesta per corruzione che coinvolge Gaetano Galvagno si sono saputi, fin qui, brandelli di notizie. Ma la prima parte dell’“opera omnia” dell’indagine sta nell’informativa della guardia di finanza alla Procura di Palermo. In tutto 198 pagine che racchiudono una ricostruzione organica delle accuse. Frutto di un lavoro lungo e complesso: acquisizione di atti, ma soprattutto intercettazioni telefoniche, cimici piazzate dentro appartamenti (compreso quello palermitano di Galvagno) e sedi societarie, telecamere davanti agli ingressi di abitazioni a Palermo e a Monza, sequestri di smartphone e perquisizioni.
La genesi dell’indagine
Si parte dallo scandalo di Cannes. Circa 5,8 milioni fondi del Turismo generosamente concessi a una società anonima lussemburghese per shooting fotografico ed eventi al Festival del Cinema. Il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo riceve la richiesta di atti dalla Procura europea, ma presto – trattandosi di risorse non comunitarie – il fascicolo si radica alla Procura di Palermo. Che, fra gli altri, iscrive nel registro degli indagati il Rup dei fondi per Cannes e i dirigenti generali dell’assessorato al Turismo. E il lavoro delle fiamme gialle raccoglie «importanti elementi confermativi» dell’ipotesi di falso. Grazie anche ad alcune intercettazioni disposte dal gip.
Le “mollichine” raccolte sul red carpet della Croisette portano anche altrove. A conversazioni «sintomatiche della commissione di ulteriori e più gravi condotte». Con una protagonista che, spuntando dai meandri dell’indagine originaria, apre le porte a quella attuale sulla corruzione. Si tratta di Sabrina De Capitani Di Vimercate, più nota in Sicilia senza il secondo cognome, potente portavoce di Galvagno.
Ma, in una vita precedente, la comunicatrice, fortemente consigliata da Ignazio La Russa per il ruolo di vertice a Palazzo dei Normanni, risulta essere stata “key account” (traduzione dal managerese: addetta ai clienti più importanti) di Absolute Blue. Ovvero: la società anonima lussemburghese, il cui titolare Patrick Nassange risultò essere la stessa persona del fotografo Moja realizzatore della mostra, nella bufera per lo scandalo Cannes. I finanzieri, sul link, hanno le idee chiare: De Capitani avrebbe «studiato» la migrazione da «privato» (come manager di Absolute Blue ) a «pubblico» (come collaboratrice di Galvagno) al fine di «strumentalizzare» un ruolo di «alto profilo istituzionale» per ottenere un tornaconto personale, ottenendo vantaggi economici «contrattando favori» grazie alla rete di contatti politici e dell’alta società.
«Utilità» a staff e parenti
E qui si arriva al cuore della nuova inchiesta per corruzione. Una serie di «utilità», concesse o soltanto promesse, che i pm palermitani tracciano “in entrata” per il cerchio magico (staff e parenti) del presidente dell’Ars a cui corrisponde “in uscita” e un flusso di finanziamenti pubblici, dell’Ars o della Fondazione Federico, destinati a enti e imprenditori dello spettacolo.
Sono numerosi, e tutti con il medesimo “schema”, gli episodi contestati a Galvagno&C. nei due capi d’imputazione per corruzione; la terza (e finora ultima, secondo la discovery degli atti) ipotesi di reato riguarda il peculato per lo stesso presidente dell’Ars sul presunto uso improprio dell’auto di servizio «per finalità personali e di propri parenti e conoscenti». In questo contesto è indagato anche l’assistente parlamentare dell’Ars Roberto Marino.
La “galassia Dragotto”
La gran parte dell’informativa della guardia di finanza è dedicata ai rapporti con la galassia Dragotto: Tommaso Dragotto (patron di Sicily by Car, non indagato), ma soprattutto la moglie Caterina Cannariato, in veste di vicepresidente della fondazione di famiglia, alla quale proprio ieri il sindaco Roberto Lagalla ha chiesto «un passo indietro» nel ruolo alla Fondazione Teatro Massimo di Palermo.
La tesi dell’accusa è che la Fondazione Dragotto avrebbe ricevuto fondi pubblici per alcuni eventi: per “Un Magico Natale” (edizioni 2023 e 2024) un totale di 198.000 euro dall’Ars grazie all’intervento di Galvagno «con appositi emendamenti legislativi»; 27.200 euro (15.000 dall’Ars e 12.200 dalla Fondazione Federico II) per l’evento “Sicilia per le donne” del novembre 2023; in questo calderone i pm palermitani fanno rientrare anche il «pagamento di un’“apericena”» (costo di 10.000 euro) offerta dalla Presidenza dell’Ars in occasione dell’iniziativa culturale “Donne, economia e potere” a cura della Fondazione Maria Bellisario, a cui la stessa Cannariato risulta legata.
Molto più intrecciato è l’elenco delle «utilità» usate come moneta di scambio. La Procura ne individua almeno sei. La prima, di certo la meno onerosa (ma forse la più scivolosa a livello personale) è il «noleggio a titolo gratuito» di un’auto concesso dalla Sicily by Car allo stesso Galvagno il 3 e 4 settembre 2023 a Milano. Curiosamente si tratta proprio della trasferta meneghina in cui il presidente dell’Ars fu coinvolto in un incidente stradale.
Dal sinistro scaturisce la seconda contestazione di questo filone: la promessa, da parte di Cannariato, di un «incarico di consulenza legale» nella A&C Broker Srl alla cugina del presidente dell’Ars, Martina Galvagno (non indagata); l’avvocata etnea, però, non avrebbe poi avuto alcun contratto. Professionalmente più fortunata, invece, è Marianna Amato, altra indagata. Nota come responsabile marketing della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, la professionista viene raccomandata da Uomo 6 (così nell’informativa viene omissata l’identità del politico) a Galvagno, che «si adopera» per accontentare la richiesta utilizzando il rapporto con gli enti finanziati.
E infatti Amato riceve due incarichi. Il primo, secondo i pm, arriverebbe dalla Fondazione Dragotto per organizzare, con scarso successo come emerge dalle intercettazioni, “La Sicilia per le le donne” a Catania e Palermo. Il secondo incarico (12mila euro per “Un magico Natale”) glielo conferisce la società “Alquadrato Communication Srl”, riconducibile all’event manager palermitano Alesssandro Alessi, fra gli indagati (anche perché avrebbe donato a Galvagno un abito come benefit corruttivo), secondo i finanzieri legato all’esponente di FdI da «rapporti di amicizia».
Lady Dragotto, a un certo punto, avrebbe voluto silurare la consulente. Il presidente dell’Ars viene messo in guardia dalla sorella Giorgia Galvagno (non coinvolta nell’indagine) che gli chiede se Amato fosse «cosa tua, o è di qualcun altro». E lui risponde prontamente – annotano gli investigatori – che era «di Uomo 6» e che non poteva fare fuori proprio perché «io i soldi glieli sto dando» all’evento proprio su segnalazione del politico-raccomandatore.
Un altro incarico lo avrebbe ricevuto anche Davide Sottile (non indagato) sempre per lo show natalizio. Tutto mediante un sistema indiretto: Alquadrato paga i “consulenti” con «provviste economiche» fornite dalla Fondazione Dragotto: un bonifico di 80mila euro effettuato il 5 luglio 2024, subito dopo aver ricevuto i contributi regionali. Ma se ad Amato e Sottile arrivano dei bonifici comunque tracciabili, alla portavoce De Capitani, secondo l’accusa, sarebbero stati consegnati, il 9 luglio 2024, 10mila euro in contanti. Un altro legame oggettivo, ancorché non contestato dai pm, è rappresentato dalla cooptazione del marito della portavoce, Franco Ricci (già uomo forte del gruppo Mediaset) nel consiglio d’amministrazione di Sicily by Car.
Eventi, biglietti e bonifici
De Capitani, “ape regina” di Palazzo dei Normanni (in alcune intercettazioni si evince anche la sua ambizione di far “sloggiare” Patrizia Monterosso dal vertice della Fondazione Federico II) è fra le protagoniste del secondo capitolo della corruzione, quello che riguarda gli eventi promossi dalla “Puntoeacapo Srl” di Nuccio La Ferlita, fra gli indagati. La portavoce del presidente dell’Ars, infatti, riceve 20.400 euro dalla società organizzatrice di alcuni eventi finanziati sempre da Ars e Fondazione Federico II.
Si tratta, nella fattispecie di “Sotto il Vulcano Fest” (10.000 euro promessi) e del Capodanno 2024 a Catania. Su indicazione di De Capitani, «per il tramite di Giuseppe Cinquemani» (segretario di Galvagno, indagato), La Ferlita incontra il presidente dell’Ars il 13 novembre 2023 nella sede catanese di via Etnea. Due giorni dopo a Sala d’Ercole viene approvato il collegato-ter alla finanziaria regionale, nel quale viene riconosciuto al Comune di Catania un contributo «a titolo di cofinanziamento» di 200.000 euro per il pacchetto di Capodanno.
Un presagio, la settimana precedente (precisamente il 7 novembre) emerso nella telefonata intercettata di Galvagno al sindaco di Catania, Enrico Trantino, nemmeno sfiorato dall’indagine, al quale viene chiesto un incontro di presenza a Palermo per vedere «quello che possiamo fare». Il giorno dopo Galvagno dà mandato al segretario Cinquemani di incontrare il capo di gabinetto del sindaco, Giuseppe Ferraro (non indagato) per definire «quanto mettere nell’emendamento».
Va da sé che l’evento di fine anno sotto il Vulcano lo organizza la società di La Ferlita. Che però deve pagare alcuni prezzi: oltre al già citato “cachet” per De Capitani, anche un contratto di comunicazione per Salvatore Pintaudi, anch’egli nello staff di Galvagno come addetto stampa, per un totale di 8.000 euro. Secondo la tesi dell’informativa, corroborata da alcune emblematiche intercettazioni, le attività di De Capitani e Pintaudi per la “Puntoeacapo” non sarebbero state effettivamente svolte. Ma dalla difesa trapela tutt’altra versione: «Compensi regolarmente fatturati e giustificati da prestazioni documentate».
L’imprenditore La Ferlita, organizzatore di eventi musicali di alto livello, però, diventa una sorta di “vittima”: viene tempestato da telefonate e sms (soprattutto da De Capitani, come emerso dalle chat di WhatsApp nel cellulare sequestrato) per «tutta una serie di biglietti omaggio» per concerti e show, alcuni destinati a Galvagno e ai suoi familiari, conoscenti e collaboratori. «Dovreste darmi uno stipendio solo per questo», si sfoga in un’intercettazione.
I prossimi risvolti
Galvagno ha scoperto di essere indagato all’inizio dell’anno, con la notifica dell’avviso di proroga delle indagini per corruzione e peculato firmato dai sostituti procuratori d Palermo, Felice De Benedettis e Andrea Fusco con il visto del procuratore Maurizio de Lucia. Il presidente dell’Ars ha subito chiesto di essere sentito, ma l’interrogatorio è avvenuto solo lo scorso 29 maggio: in quella sede avrebbe respinto, punto per punto, tutte le accuse. L’indagine – almeno per il golden boy meloniano – è quasi alla seconda scadenza per una richiesta di proroga. Il 24 luglio è l’ora X. La Procura palermitana dovrà decidere se andare avanti o chiudere il cerchio. Con un occhio indietro, allo scandalo di Cannes, e uno avanti. Sull’orizzonte, alquanto grigio, di un’inchiesta che scuote tutta la politica siciliana.