Gli accordi elettorali nati all'ombra del Castello Ursino: così Castiglione diventa deputato
Le intercettazioni le dinamiche e le conversazione del gruppo di piazza Federico di Svevia
Il gruppo del Castello Ursino è uno dei “pezzi” storici della famiglia catanese di Cosa Nostra. Era il “tempio” mafioso dei D’Emanuele, nome da cui ha origine la stirpe “criminale”. Tre sorelle D’Emanuele si sposarono con un Santapaola, un Ercolano e un Ferrera. Da lì cominciò la dinastia.
Il blitz Mercurio, scattato ieri mattina, mette in luce un sistema rodato dove politica e mafia si siedono allo stesso tavolo. I carabinieri del Ros, seguendo il solco di Agorà, hanno smantellato a livello militare la squadra che opera in piazza Federico di Svevia. E percorrendo i passi dei vari reggenti si sono imbattuti in dialoghi in cui si parlava di accordi elettorali.
All’ombra del maniero insomma si sarebbero sanciti i patti per sostenere nel 2022 la scalata all’Ars di Giuseppe Castiglione, finito ieri in manette assieme ad altri tre politici. Precisamente il consigliere comunale di Misterbianco, Matteo Marchese, il sindaco di Ramacca, Nunzio Vitale e il vicepresidente del consiglio comunale della città del carciofo, Salvatore Fornaro.
Attraverso il dipendente della Sostare (la partecipata delle strisce blu ormai confluita in Amts) Domenico Colombo, detto “Santo”, Castiglione entra in contatto con Rosario Bucolo, responsabile del gruppo del Castello Ursino poi abdicato, e Antonino Bergamo, meglio conosciuto come Nino Sferro.
Il faro del Ros
Il Ros accende gli occhi elettronici tra il 2020 al 2023 (con attività più convulse alla vigilia delle elezioni Regionali del 2022). L’agenzia di onoranze funebri San Marco è il teatro di diversi incontri, dove Bucolo - che risulta ingaggiato come dipendente dal nipote Biagio Alessio Nicotra - incontra gli altri indagati indicati nell’organigramma del gruppo decapitato. E quindi si registra la presenza di Pierpaolo Luca e Domenico Di Gaetano, Emanuele Bonaccorso, Rosario Marletta, Antonino Della Vita, Salvatore Mirabella e il cognato di quest’ultimo Santo Missale. Molti di questi, ieri mattina, hanno avuto in mano le 1300 pagine dell’ordinanza della gip Anna Maria Cristaldi.
Lo scontro tra Bucolo e Marletta
Un momento cruciale per l’operatività del gruppo è la scarcerazione nel 2021 di Ernesto Marletta. Bucolo (citato dall’ex reggente dei Nizza Silvio Corra come il capo della squadra) deve lasciare lo scettro. E non lo fa molto volentieri. Bucolo e Marletta si parlano al cimitero e nei locali di un’associazione di ambulanze private. La gip parla di «incontri riservati». Ma la bagarre per il ruolo di vertice è accesa soprattutto quando torna in libertà Turi Mirabella “u palocco”.
Bucolo rivendica le sue capacità di responsabile. Lo confessa a Bonaccorso, non mancando di lamentarsi per le «critiche ricevute per la scarsa capacità nella gestione delle estorsioni, nonché il fatto che aveva permesso a determinati «soggetti di poter agire in nome e per conto del gruppo». Bucolo dice di aver avuto «la bicicletta» anche durante «la pandemia». Con tutte le difficoltà connesse al lockdown soprattutto nella raccolta delle tangenti. E inoltre Bucolo evidenzia che mentre gli altri erano dietro le sbarre avrebbe «pensato lui a tutti». Riferendosi al mantenimento dei detenuti, compreso Mirabella. A Ernesto Marletta sarebbero stati versati 1.000 euro al mese.
I contrasti per la leadership sono inequivocabili grazie alle conversazioni. Sono inutili i tentativi di Bucolo di depistare possibili orecchie indiscrete attraverso l’uso di nomignoli. Alcune volte infatti Mirabella è indicato come “u suggi” (da non confondere con Melo Puglisi della Civita, ndr) e non con il tradizionale nickname “u palocco”.
Gli affari del cimitero
Nell’autunno del 2020, Missale chiede a Bucolo informazioni su alcuni loculi. La conversazione diventa l’espediente per Bucolo per poter chiedere informazioni a Missale del cognato Mirabella. «Minchia, per come me lo ricordavo io l'ho trovato peggiorato, quanto voglio bene ai miei figli…», commenta Missale. Mirabella si sarebbe lamentato della gestione dei profitti illeciti dopo gli arresti del blitz Chaos nel 2017. Operazione sempre del Ros che servì a decapitare la famiglia mafiosa all’epoca “retta” da Antonio Tomaselli, “penna bianca”, molto legato alla corrente degli Ercolano più che dei Santapaola.
Ma questa è un’altra storia. Torniamo al blitz Mercurio: Missale in qualche modo cerca di rassicurare Bucolo sul fatto che le questioni sarebbero state appianate, ma Bucolo « pur apprezzando questo attestato di stima, si mostra contrariato dalle pretese avanzate da Mirabella».
Lo stipendio da scarcerato
La nota dolente sarebbe stata «la corresponsione di uno stipendio fisso nonostante lo stesso non fosse più detenuto». Bucolo ricorda le regole sancite - seppur non scritte - del codice di Cosa Nostra: «No, ’mbare, ma quando uno ti dice … si … che vuole fare u suggi che gli debbono portare il formaggio»!… lui il formaggio lo vuole portato!… dice: "ora io sono u suggi -dice- mi debbono portare … mi dovete portare il formaggio, me lo mettete qui e io me lo mangio».
Bucolo ritiene la pretesa di Mirabella inaccettabile. E infatti si sfoga: «Siamo incompatibili, ‘mbare, tu lo sai! Resta per com’è, lui rimane» per la sua idea io «con la mia… due galli nello stesso pollaio non posso stare mi ha detto una volta mio suocero». Addirittura arriva anche a tradurre: «Quando nello stesso cortile l’aria non ci basta per tutti e due, uno dei due se ne deve andare… perché altrimenti moriamo asfissiati». E infatti poi Mirabella ha un nuovo incarico all’interno della famiglia mafiosa.
In uno degli episodi più recenti a un certo punto spunta il nome di Francesco Napoli. La conversazione che ha ancora Bucolo per protagonista è del 2023, già “l’uomo d’onore riservato” è in carcere. Il boss però avrebbe lasciato un problema relativo a un debito per una fornitura di droga con dei calabresi. Alla famiglia mafiosa sarebbe arrivata la minaccia dei narcotrafficanti mediante un esponente del clan Laudani, Orazio Scuto “u vitraru”. «Hanno male intenzioni… si vogliono portare uno da quella parte, se lo tengono con loro fino a quando non prendono i soldi». Bucolo, uomo di vecchio stampo del clan, dice chiaramente che è necessario trovare i soldi e sistemare la questione. Tra le ipotesi c’è il pagamento a rate di 5.000 euro. Mentre discutono viene fuori il fatto che nelle casse della famiglia di Cosa Nostra sarebbero mancati 300.000 euro del gruppo di San Giovanni Galermo.