7 dicembre 2025 - Aggiornato alle 07:40
×

Grammichele, gli abusi del preside al liceo e il velo d'omertà. Il Gup: «Tutti sapevano»

Le motivazioni della condanna a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale emessa lo scorso ottobre nei confronti dell'ex dirigente scolastico dell'Artistico

Laura Distefano

28 Gennaio 2025, 16:19

abusi1

Avrebbe usato la sua posizione di “potere” all’interno del Liceo Artistico di Grammichele come muro blindato. Ma nel suo percorso ha incontrato una quindicenne che lo ha denunciato nonostante non sia stata “protetta” nemmeno dai suoi genitori.

«Mi dai un bacio, ti sculaccio, ti prendo a morsi». Sono solo alcune delle frasi immortalate con il registratore del cellulare quando un giorno di maggio di due anni fa l’ex preside la convoca nel suo ufficio con la solita scusa dei voti bassi. Quella registrazione la giovanissima la porta ai carabinieri. Si mette contro la scuola. Contro l’intero paese di Grammichele.

Il gup di Caltagirone Giuseppe Tigano ha depositato le motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni e 6 mesi (generiche equivalenti alle aggravanti) per violenza sessuale emessa lo scorso ottobre nei confronti del sessantatreenne Santo Digeronimo. «L'ipotesi accusatoria è da ritenere pienamente fondata», è il verdetto.

Poco meno di 30 pagine per sviscerare i passi del giudizio abbreviato condizionato, così come chiesto dall’avvocato difensore Pia Giardinelli.

L’indagine parte dalla denuncia della ragazza: una mossa controcorrente, che l’ex preside ha anche cercato di sminuire con un’assemblea d’istituto. L’inchiesta ha svelato quello che il gup definisce un «sistema di abusi e molestie sessuali perpetrati dal dirigente scolastico nei confronti di diverse alunne dell'Istituto». La cosa triste è che solo due vittime - assistite dall’avvocato Giuseppe Purpora - si sono costituite parte civile. Non c’è nemmeno la ragazza che ha registrato l’incontro con imputato.

La studentessa è stata «lasciata sola nella fase iniziali delle indagini (nemmeno i genitori sono riusciti a sostenerla, ndr) a combattere contro un personaggio di spicco, un uomo potente stante la posizione apicale all'interno dell'istituto». Ma la giovane, all’epoca quindicenne, nonostante questo «ha tenuto duro» e si è rivolta ai carabinieri per fermare la «spregevole» condotta del preside di cui erano a «conoscenza praticamente tutti». La questione avrebbe dovuto rimanere dentro le mura dell’istituto per proteggere “l’immagine” del Liceo.

“Spinto ed esplicito”

Quello del preside era un corteggiamento «spinto ed esplicito nei confronti della quindicenne». Quella mattina di maggio 2023, la studentessa finisce nello studio dell’ex preside che chiude la porta a chiave e prova ad avere un approccio fisico. «Si comportava come uno stalker che la trattava come un oggetto di proprietà», è la descrizione shock della quindicenne agli investigatori. Una volta il dirigente scolastico l’avrebbe stretta troppo forte provocandole un livido al braccio.

La visita della ragazzina ai carabinieri diventa di pubblico dominio. In una chat social le altre ragazze “adocchiate” da Digeronimo trovano la forza di superare il muro di omertà. Nei loro racconti lo stesso modo d’approcciare: i tentativi di baciare, le battute sui morsi e le sculacciate. In un caso ci si sarebbe stato lo sfregamento con le parti intime.

L’ex preside, saputo della denuncia, diventa prudente ma parlando con l’ex moglie si tradisce: «Mi ha registrato una “carusedda” a cui avevo chiesto un bacio». Una confessione? L’imputato ha sempre respinto le accuse: «Sono solo estremamente affettuoso».

“Atteggiamento lascivo”

Ma per il gup non è così: «Digeronimo è stato tradito dal suo perdurante e asfissiante atteggiamento lascivo». Le sue attenzioni non si sarebbero fermate all’«universo adolescenziale» ma «a qualunque donna desiderabile gli capitasse a tiro», come «la professoressa molestata in presidenza». Anche lei in silenzio. Come il prof a cui la ragazzina si è rivolta.