Hostess morta a Vienna, la famiglia di Aurora: «Scambio mail tra avvocati smentisce la Polizia austriaca»
La mamma di Aurora, Giada Cucina, intervenendo telefonicamente, ha raccontato di quanto «la relazione tra la figlia e il compagno, la preoccupasse»
Le testimonianza raccolte dalla polizia austriaca «sarebbero errate» perché riassunte dagli investigatori senza che sia «mai stata effettuata una deposizione ufficiale» delle testi e una, addirittura, «non corrisponde al vero». E’ lo scambio di mail tra avvocati che accende una nuova luce sul caso di Aurora Maniscalco, la giovane hostess palermitana deceduta a Vienna nel giugno scorso precipitando dal terzo piano di un palazzo della capitale. Un decesso che la magistratura austriaca ha chiuso come un incidente, basandosi anche su testimonianze di persone che l'avrebbero vista cadere, mentre oggi questa ricostruzione è messa in dubbio. E, comunque, un’ipotesi mai condivisa dalla famiglia delle 24enne che continua a chiedere di indagare alla Procura di Palermo. I magistrati in Sicilia hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio indagando, come atto dovuto, il fidanzato di Aurora, Elio Bargione, 24 anni, anche lui palermitano. La sostituta procuratrice Ludovica D’Alessio ha disposto l’autopsia che è stata eseguita lo scorso 11 luglio.
La famiglia chiede nuovi accertamenti e fornisce una nuova lettura sulla dinamica dell’accaduto con uno scambio di mail tra l'avvocato austriaco e quello della famiglia Maniscalco, Alberto Raffadale, che, secondo la tesi del legale, «ribalta lo scenario, smentendo la versione fornita sia dalla polizia austriaca che dal fidanzato della giovane».
Il documento è stato mostrato durante la puntata di oggi di Morning news, su Canale 5. «Come anticipato telefonicamente - si legge nello scambio di mail - ti posso confermare di avere avuto a luglio una conversazione con la signora (una delle due testimoni), la quale mi ha confermato di non avere visto Aurora andare sul balcone e saltare. Il rapporto della polizia austriaca in merito è dunque errato. Faccio anche presente che le due testimoni (la signora e sua madre) non hanno mai effettuato una deposizione ufficiale. Nel rapporto di polizia viene solo menzionato in maniera riassuntiva quanto da loro (asseritamente) detto. Ma da come puoi vedere, quello scritto dalla polizia in riguardo alle dichiarazioni fatte almeno dalla signora non corrispondono al vero».
La mamma di Aurora, Giada Cucina, intervenendo telefonicamente alla trasmissione, ha detto che, per quanto la riguarda, «a mia figlia è stata tolta la possibilità di uscire viva da quella casa». «Forse - ha aggiunto - le era anche già stato tolto il telefonino dalle mani, perché io le ho mandato l'ultimo messaggio su WhatsApp alle 20 e lei non ha risposto». La donna ha anche raccontato di quanto «la relazione tra la figlia e il compagno, la preoccupasse». «Quando veniva a casa a Palermo, in più occasioni - ha ricordato - ho notato lividi e segni sulle braccia, come fosse stata malmenata, come se avesse preso calci e morsi».
Durante la trasmissione è stato aggiunto un dettaglio: "l'abrasione trovata sul corpo della ragazza non sarebbe soltanto sul braccio sinistro, ma si estenderebbe anche sul fianco verso la gamba, particolare che potrebbe far pensare che sia stata trascinata per terra prima della caduta».