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I familiari di Chiara, morta 10 anni fa per una buca sulla strada, ancora senza pace: «Pronti a incatenarci»

I ritardi nella pubblicazione delle motivazioni della sentenza di secondo grado rischiano di non far arrivare il processo in Cassazione

Di Redazione |

Dopo un anno e 11 mesi non sono state ancora depositate le motivazioni della sentenza (previste originariamente in 90 giorni) che ha condannato, per omicidio colposo, due funzionari comunali di Agrigento. I genitori e un fratello di Chiara La Mendola, la ragazza di 24 anni morta quasi dieci anni fa in un incidente con lo scooter provocato da una buca piena d’acqua, in viale Cavalere Magazzeni, ad Agrigento, sono pronti a incatenarsi davanti alla Corte di appello e a rivolgersi al ministro dell’Interno, Carlo Nordio.

Il verdetto dei giudici della seconda sezione della Corte d’appello di Palermo, che confermava quello emesso il 12 luglio del 2018 dal tribunale di Agrigento, è del 19 aprile del 2021. Un anno di reclusione per il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Agrigento Giuseppe Principato e per il responsabile del servizio di Viabilità Gaspare Triassi. La ragazza, in particolare, secondo quanto ha accertato il processo, avrebbe perso il controllo del suo scooter per colpa della buca finendo sotto le ruote di un’auto che proveniva dalla direzione opposta.

Il mancato deposito delle motivazioni ha come conseguenza il fatto che il procedimento non può approdare in Cassazione.

«Questo inammissibile ritardo del giudice Alfonsa Ferraro, incaricata di redigere la sentenza, nel depositare tale sentenza – scrivono in una lettera firmata anche dal loro legale Daniela Principato e indirizzata al presidente di sezione della Corte di appello, Antonio Napoli -, si colloca in stridente, violento e oltraggioso contrasto con le leggi dello Stato Italiano, oltre che con sentimenti e diritti di noi congiunti della povera Chiara».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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