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I funerali di Santo Re: dalla forte omelia di mons. Renna alle toccanti parole della sorella, lacrime e dolore in Cattedrale a Catania

L'ultimo saluto al pasticcere ucciso a Ognina

Laura Distefano

04 Giugno 2025, 19:29

Il feretro di Santo Re è arrivato pochi minuti prima delle quattro davanti alla Cattedrale di Catania. I colleghi della pasticceria Quaranta indossavano tutti la divisa nera. «Ora ci sia giustizia per Santo», dice con gli occhi lucidi Camilla, una pasticciera del bar di Ognina.

Telecamere e macchine fotografiche vietate in Chiesa: i funerali sono stati trasmessi in diretta attraverso i canali social dell'Arcidiocesi di Catania. Girasoli e rosse rosse sopra la bara del giovane papà ucciso dal 37enne posteggiatore abusivo Akhabue Innocent, che si faceva chiamare John Obama.

Ad officiare il rito liturgico è stato l'arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna che prima di cominciare ha voluto porgere le condoglianze alla compagna di Santo, al papà e agli altri familiari.

Quella di Santo «è una morte ingiusta e non dobbiamo avere paura di dirlo». Le parole dette da Renna nell'omelia sono composte ma anche forti e decise: «Accanto a Santo e ai suoi familiari oggi tutta Catania soffre, riflette e non vuole perdere la speranza. Santo era un uomo onesto - ha aggiunto - perché chi lavora lo è. Sapeva aiutare, aveva spesso donato qualcosa a chi l’ha ucciso. Santo era un uomo disarmato, in una città che delle armi ne fa un idolo, non per difendersi, ma per attaccare. Quando si è onesti non si porta un’arma in tasca. La città deve risorgere non con la vendetta, ma credendo nella legalità».

Il cambiamento

L'arcivescovo ha detto che il cambiamento di Catania «non può dipendere dal destino, ma dalle forze dell'ordine, dall'amministrazione comunale, dalla Chiesa e da ognuno di noi nel nostro piccolo».

Renna ha voluto ricordare la figlia di appena due mesi di Santo: «Una bimba che spero non sarà toccata dalla sofferenza» di questa tragedia «grazie all'amore di Dio».

Le scuse

Santo Re sorride nella foto posta sopra la bara. Prima del termine dei funerali, Debora Re si è alzata e mentre monsignor Barbaro Scionti le teneva il microfono ha letto una lettera dedicata al fratello ucciso. «Scusa Santo, perché non siamo riusciti a proteggerti, eri il piccolo di casa. Quel giorno sei venuto da me sanguinante, chiedendomi aiuto. Scusa, se non sono riuscita a salvarti. Scusa, perché tu eri troppo buono e non sei riuscito a difenderti. Scusa, perché non potrai vedere crescere tua figlia e cantare le tue canzoni preferite. Oggi siamo qui tutti insieme a te, siamo nella tua amata Sant'Agata con il tuo "sacco" e la tua "medaglietta" e siamo certi che lei ti accoglierà e proteggerà».

«A nome di Santo chiediamo alle Istituzioni giustizia, certezza della pena e azioni immediate per la sicurezza di tutti i cittadini, che non ha colore né zone politiche».

Debora poi ha «ringraziato i medici e tutto il personale dell’ospedale Cannizzaro accorsi numerosi nel disperato tentativo di salvare Santo, le forze dell’ordine e chi, con un messaggio o un gesto, c'è stato vicino in questi dolorosi giorni». «Ciao Santo ti amiamo tutti quanti, fai buon viaggio». Un saluto seguito da un lungo e commosso applauso. Lo stesso che ha accolto la bara all'uscita della Cattedrale di Sant'Agata. «Oggi è il momento della preghiera, ma non si dimentichi che una famiglia è stata distrutta», dice l'avvocato Alessandro Coco, che assiste la compagna di Santo. Nel solco del «giusto processo e delle garanzie processuali» spera il legale «non si verifichino paradossi giudiziari».

Prima che il carro funebre lasciasse Piazza Duomo, piena di turisti che chiedevano cosa fosse accaduto, i colleghi hanno lanciato in aria dei palloncini bianchi e azzurri urlando «Santo vive».