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I mafiosi dei Nebrodi e i servizi «raffinati» del notaio «compiacente»

Di Redazione |

MESSINA – Nell’inchiesta Nebrodi sulla mafia di Tortorici sono finiti anche imprenditori e alcuni insospettabili: come il notaio, Antonino Pecoraro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, che avrebbe fatto falsi atti per far risultare acquisiti per usucapione una serie di terreni la cui titolarità serviva alle «famiglie» per chiedere i contributi Ue. 

Secondo quanto scrive il Gip nell’ordinanza di arresto, «ampio e sistematico è stato il ricorso da parte del sodalizio alle prestazione “professionali” compiacenti» del notaio Antonino Pecoraro.

Il Gip spiega che Pecoraro «in modo diffuso ha stipulato atti molto peculiari, raffinati ed identici, spia di consapevolezza ed apporto alle associazioni mafiose. Sono stati “inventati” atti di compravendita – sottolinea il giudice per le indagini preliminari –  tra un presunto dante causa dichiaratosi proprietario di determinate particelle per usucapione non accertato giudizialmente, ed un presunto avente causa, dichiaratosi disposto a propria volta ad acquistare a proprio rischio tali particelle. Quasi inutile sottolineare come il dante causa in tali casi abbia esibito un diritto inesistente su proprietà di ignari soggetti terzi, consentendo tuttavia all’avente causa – grazie ai crismi formali dell’atto concluso – di avvalersi di un apparente titolo (suscettibile di trascrizione, e per converso insuscettibile di contestazione da parte di un pur avveduto operatore C.A.A.) per reclamare l’erogazione dei contributi in agricoltura. L’estensione della metodologia ai due gruppi è una delle prove, con palesi scambi di informazioni, di una predefinita spartizione “virtuale” del territorio che consenta alle associazioni mafiose di non contendersi, con modalità conflittuali, particelle e titoli».

«In merito alla maxi operazione di arresto contro i clan mafiosi dei Nebrodi che vede il coinvolgimento del notaio Antonino Pecoraro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa», il Consiglio notarile di Agrigento precisa in una nota che “sin dal 2016 aveva avviato nei suoi confronti una serie di procedimenti disciplinari in conseguenza dei controlli effettuati periodicamente sull’attività dei notai».

«I procedimenti – prosegue il Consiglio – riguardavano fittizie intestazioni di beni immobili attraverso il meccanismo dell’usucapione, non accertata giudizialmente, che si sono conclusi con la sanzione della sospensione temporanea dell’attività professionale disposta da parte della Coredi Sicilia – la Commissione regionale di disciplina dei notai presieduta da un magistrato. La Coredi contemporaneamente aveva comunicato alla Procura della Repubblica di Agrigento l’avvio dei procedimenti disciplinari».

Il Consiglio notarile di Agrigento ribadisce «la propria disponibilità a collaborare con le Autorità competenti». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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